Napoli nella morsa della ribellione popolare per via delle restrizioni severe volute dal governatore Vincenzo De Luca. Nella notte tra venerdì e sabato il capoluogo è stato teatro di una guerriglia che ha visto protagoniste centinaia di persone le quali hanno aggredito le forze dell'ordine. Due gli arresti effettuati dalla Digos. Al di là del fatto di cronaca che ha fatto subito il giro del web e delle televisioni, a preoccupare è il senso della protesta. Si è compreso subito che la gente non è scesa in piazza per timore di un lockdown, ma per rispondere ad un ordine venuto dalla criminalità organizzata è da elementi dell'estrema destra. Come mai?
Scontri a Napoli
Lecito pensare che le drastiche misure imposte alla
movida abbiano portato i
clan camorristici a fare due conti e accorgersi che senza divertimenti e vita sociale il floridissimo business della
droga rischia di colare a picco. Non è nuova questo
legame tra ristorazione e criminalità pensando anche a quanto si sta allungando l'ombra degli
usurai sui
locali in difficoltà dopo il lockdown.
Un'analisi che è subito stata appoggiata dal senatore M5S,
Nicola Morra, presidente della
commissione Antimafia. «Ieri sera a Napoli, nell'irrazionalità di tante persone evidentemente inconsapevoli di quanto stavano facendo, c'era anche una sapiente regia.
Accertata la presenza reale di uomini dei clan della Pignasecca, del Pallonetto e dei Quartieri Spagnoli. Pur non essendoci fisicamente, c'erano anche con le loro “fesserie” tutti coloro che hanno sempre e soltanto ostentato sprezzo per le evidenze che la realtà ci ha offerto in tutti questi mesi». «Dimenticando - aggiunge - cortei di camion militari impegnati a portare via bare, un Pontefice inverosimilmente solo in piazza San Pietro durante uno dei riti più importanti della cristianità, tutti i “non ce n'è Coviddi”, ed i loro amplificatori tv e social impegnati ad ottenere share ed ascolti perché
fa più rumore l'albero che cade piuttosto che la foresta che cresce, erano lì, immaterialmente, ad ostentare la loro stupidità. Solo che questi individui, con la loro irrazionalità narcisistica, stanno facendo danni enormi alla salute collettiva. E non glielo possiamo consentire. Li sconfiggeremo con la forza della ragione, con l'evidenza della verità».«Ieri si è mostrata sui social la situazione polmonare di un malato di
Covid-19 - conclude Morra - Inviterei tanti conduttori tv, finora sempre pronti ad invitare nei loro dibattiti il meglio del peggio, a mostrare immagini riprese nei reparti Covid-19,
dando la parola agli operatori sanitari realmente impegnati a fermare il virus. Non quelli perennemente in tv facendo pensare che non abbiano presenze significative in corsia, ma quelli anonimi che preferiscono stare accanto ai degenti piuttosto che alle videocamere. Cambierebbe tanto. Si chiama realtà.
Ricordiamoci che cosa abbiamo visto e vissuto pochi mesi fa».
E mentre gli scontri iniziavano ad occupare le trasmissioni televisive, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris era proprio in diretta sui Rai 3 nella trasmissione "Titolo Quinto". «Sindaco, ma non sarebbe utile che in questo momento lei ci lasciasse e andasse lì?» ha chiesto la conduttrice Lucia Annunziata al primo cittadino. De Magistris ha replicato rimanendo in studio: «Posso pure andare, ma non è che posso andare dentro a uno scontro. Sarei un attimo in questo momento più attento a capire cosa sta succedendo». La decisione del sindaco è stata poi oggetto di critiche sui social network.«Sta montando la tensione sociale - ha detto - l’abbiamo detto in tutti i modi». Per il sindaco «il presidente Vincenzo De Luca non ha fatto nulla per gestire l’emergenza coronavirus nella Regione. A Napoli situazione fuori controllo».