Con la pandemia, lo sentiamo dire da tempo, il mondo sta cambiando. E cambiano anche le abitudini dei consumatori e il modo di spendere i propri soldi. Un sondaggio di PwC, network internazionale di servizi e consulenza alle imprese, rivela come il 40% degli intervistati abbia registrato una riduzione del reddito; un fatto che spingerà molti a spendere meno dello scorso anno, anche in virtù delle modalità di fare gli acquisti.
I cambiamenti impattano anche le tendenze d’acquisto
I comportamenti, le preferenze e i cambiamenti di mentalità che le persone hanno adottato durante la pandemia porteranno a
cambiamenti permanenti in tutti i settori, tra cui l’accelerazione nell'e-commerce e aumento della domanda di marchi orientati alla sostenibilità. A livello mondiale, l’impatto maggiore si registra nel settore moda e calzature - uno dei comparti trainanti del Made in Italy - con il 51% dei consumatori che ridurrà la spesa, seguito da attrezzature sportive outdoor (46%) e da ristoranti & food delivery (41%), che in questa speciale graduatoria superano gli strumenti da ufficio (36%) e i prodotti per la salute e bellezza (35%).Sono queste alcune evidenze che PwC porterà al
Circular Fashion Summit 2020, appuntamento dedicato ai temi moda, design, tecnologia e sostenibilità organizzato da Lablaco, che si terrà in virtual reality dal Grand Palais di Parigi, a cui parteciperanno le più importanti maison internazionali per interrogarsi su un futuro sostenibile.
«In 11 anni di indagini sui consumatori in tutto il mondo - ha detto
Erika Andreetta, partner PwC Italia e consumer markets consulting leader - non abbiamo mai documentato una convergenza così chiara intorno alla trasparenza, sostenibilità e coscienza sociale. Le aziende che raccoglieranno i maggiori frutti sono quelle che hanno stabilito un legame di fiducia con il consumatore, hanno investito in un percorso di acquisto dei clienti end-to-end senza intoppi e danno priorità alla salute e alla sicurezza dei consumatori».
I macro-trend sulla sostenibilitàI cambiamenti impattano anche le tendenze d’acquisto: i consumatori guardano alle politiche di sostenibilità dei propri governi e danno sempre maggiore attenzione a quanto viene fatto dai brand.
I consumatori si aspettano un contributo determinante da parte di governi e istituzioni nell'incoraggiare comportamenti sostenibili e solo il 22% si aspetta che l’ownership in materia di sostenibilità spetti al settore privato. Tuttavia, in molti sono convinti che le aziende debbano collaborare con i governi e la collettività per promuovere comportamenti sostenibili.È possibile individuare 3 macro-trend sulla sostenibilità: i consumatori si aspettano buone pratiche da brand e retailer, porranno particolare attenzione nelle scelte di acquisto e saranno sempre più responsabili nei propri comportamenti.
La ricerca ha mostrato un chiaro senso della sostenibilità e del dovere civico: i consumatori che vivono in città sono consapevoli della necessità di ridurre l'
uso della plastica e si aspettano che i brand facciano lo stesso.
Anche prima della pandemia il 45% degli intervistati nel mondo affermava di evitare l'uso della plastica quando possibile, il 43% si aspettava che le aziende fossero responsabili del proprio impatto ambientale e il 41% si aspettava che i retailer eliminassero i sacchetti di plastica e imballaggi per articoli deperibili.
il 53% dei giovani intervistati è interessato a prodotti naturali
Prodotti etici, naturali e sostenibiliAnche dopo la pandemia Covid-19, i consumatori sono alla ricerca di prodotti etici, naturali e sostenibili e solo meno del 10% non è disposto a riconoscere un premium price come emerge dal Quinto osservatorio millennial e generation Z di PwC, che ha intervistato oltre 2400 giovani italiani.
Nello specifico:
il 53% dei giovani intervistati è interessato a prodotti naturali come maglie, t-shirt, pantaloni e short interamente realizzati utilizzando solo fibre di cotone biologico certificato, il 50% a prodotti ecologici, il 36% a marchi noti per pratiche sostenibili e il 28% a prodotti etici.Come “impegno personale” per contribuire ad un
mondo più sostenibile i consumatori, soprattutto Millennials e GenZ, stanno diventando sempre più disponibili all'idea di affittare e condividere.
Tra i prodotti che sarebbero più disposti a condividere ci sono, ad esempio, le auto (oltre 1 su due utilizza o sarebbe disposto a utilizzare il car sharing) e prodotti tecnologici o attrezzature sportive (fino al 49%). Una predisposizione allo sharing che vale però anche per oggetti più “personali”, come abbigliamento, accessori, borse e gioielli: dalla survey emerge che il 14% già utilizza servizi di fashion renting e un ulteriore 23% è interessato a farlo in futuro.
La supply chain e le materie prime diventano cruciali per la reputazione di aziende e brand. Investimenti in marketing e beneficenza non bastano più. Ci si aspetta che le aziende ripensino l'intera supply chain con investimenti più ampi e di maggiore impatto. Le aree su cui lavorare per ottenere credibilità in materia di sostenibilità da parte dei giovani sono:
• sostenibilità di materie prime e forniture per il 60% dei giovani (62% GenZ e 57% Millennial)
• attenzione all’impatto delle proprie attività sugli stakeholder, per il 40% (36% GenZ e 44% Millennial)
• filiere “corte” (es. attraverso reshoring) per ridurre l'inquinamento, per il 38% (36% GenZ e 44% Millennial)
• sostenibilità negli approvvigionamenti energetici per il 38%
• viluppo di prodotti a basso impatto socio-ambientale per il 34%
Il 90% è pronto a cambiare la propria opinione sulla sostenibilità di un'azienda se dimostra un impegno attivo. In particolare: il 73% riconsidererebbe la propria opinione se percepisse un impegno concreto da parte dell’azienda verso pratiche sostenibili, il 20% lo farebbe anche attraverso il feedback positivo di un amico fidato. Solo l'8% non cambierebbe opinione.
Per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni di PwC sui consumatori, l’etichetta ha superato i social media come mezzo più efficiente per comunicare informazioni sulla sostenibilità.
Millennials e GenZ vogliono fare scelte informate e responsabili, per questo cercano informazioni sulla sostenibilità e l’impatto sociale di un brand.Oltre all’etichetta, scelta dal 70% dei Millennial come il mezzo di comunicazione più efficiente, anche i social media sono importanti (per il 60% circa), seguiti dai siti web dei marchi (45%).
Millennials e GenZ si aspettano di trovare sull'
etichetta informazioni sui materiali e sull'origine del prodotto per valutarne personalmente la sostenibilità. Questo spiega chiaramente perché i marchi stanno ora trasformando i propri prodotti in veri e propri manifesti di sostenibilità. Aumenta tra i giovani anche la moda vegana. Secondo PwC nel 2020 in Italia: il 66% degli intervistati preferisce prodotti di moda e bellezza di origine non animale, non testati su animali, cruelty free e 100% vegani, e quasi l’80% di questi acquista solo capi animal free o in gran parte.
Oggi, con l’aumento della popolarità dell’animal welfare e con l’espansione del segmento di consumatori che ha a cuore questo tema, i marchi più lungimiranti stanno ampliando la propria offerta di prodotti “animal free”. Le ragioni di questo trend sono: il benessere degli animali (57%) e il rispetto dell'ambiente; solo pochi lo fanno per la propria salute e benessere (9%).
È difficile, se non impossibile, prevedere quali comportamenti indotti dal covid-19 siano destinati a restare. Tuttavia,
emerge da parte dei consumatori una chiara esigenza di trasparenza, sostenibilità e coscienza sociale.Identikit del consumatore mondiale post Covid-19:
• Utilizza (almeno saltuariamente) pratiche di
smart working, con una conseguente profonda trasformazione delle proprie abitudini
• Sperimenta e pratica lo shopping online: il 52% dei Millennial si considera un "Amazon Lover", ha un abbonamento Amazon Prime per usufruire dei vantaggi negli acquisti e nelle consegne, oltre che nell'intrattenimento (tale dato raggiunge l’80% in Cina)
• Ha a cuore i temi di sicurezza, benessere e sostenibilità
• il 49% è disposto a condividere i propri dati per migliorare la sostenibilità della propria città
• Il 45% evita la plastica quando possibile