La Corte di Giustizia europea è stata chiara: «Simboli e immagini che facciano riferimento
all'origine di un prodotto alimentare Dop possono costituire un'illegale evocazione del marchio».
Il pronunciamento a favore dei prodotti a denominazione d’origine, relativo al caso che ha visto i produttori del formaggio spagnolo Queso Manchego Dop contrapporsi ad una società che utilizzava simboli facilmente riconducibili al territorio della Mancha nel packaging di un prodotto non Dop, fa esultare i 270 consorzi di tutela italiani, che rappresentano 863 indicazioni geografiche per un valore produttivo che supera i 15,2 miliardi di euro.

Falsi Dop e Igp, i consorzi plaudono la Corte di Giustizia Ue (foto: shutterstock)
Un contributo, quella della Corte Europea, che è del tutto fondamentale per l’esistenza stessa delle Denominazioni d’Origine e che rimette agli organi nazionali di competenza l’amministrazione della materia, ma pur sempre tenendo conto delle direttive Ue. In Italia, un episodio simile è stato segnalato qualche settimana fa da una distilleria veneta, che ha scoperto come in Germania venga da tempo commercializzata la Grappagner, un distillato che richiama il nome dell’azienda italiana.
«La DOPeconomy ha ormai superato il 20% del valore dell'agroalimentare italiano - afferma il presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro - dimostrando di essere, nelle sue espressioni più significative e ben gestite dai Consorzi, il vero motore della valorizzazione del patrimonio produttivo e culturale di tanti territori italiani, la vera opportunità per valorizzare i prodotti agricoli e garantire reddito. I successi nella difesa di questo patrimonio sono sempre una buona notizia per i produttori, i loro Consorzi, l'Italia tutta cui questo patrimonio appartiene».
Per Nicola Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia è «una sentenza di grande rilievo, che darà ulteriore slancio alle produzioni Dop e Igp, consentendo ai prodotti più diffusi e conosciuti di meglio difendersi dalle imitazioni. Più in generale dimostra l’efficacia delle organizzazioni consortili stimolando una sempre più ampia partecipazione dei produttori, necessaria per consentire a tali prodotti un giusto riconoscimento economico ed una adeguata difesa dei marchi e delle denominazioni verso il consumatore».
«Questa sentenza dimostra come si stia prendendo sempre più atto dell’importanza rivestita dalle Indicazioni Geografiche - ha commentato il Presidente di Fondazione Qualivita Cesare Mazzetti - a garanzia dei consumatori, da una parte, e dei territori dall’altra. Territori che non solo debbono essere tutelati economicamente, per evitarne l’impoverimento e la fuga da essi, ma anche culturalmente, affinché essi preservino le unicità sviluppate in secoli e secoli di storia e tradizioni».