L’ufficialità è arrivata: Auchan dismette tutte le attività in Italia, quasi 1.600 punti vendita per 20mila addetti, vendendole a Conad, che sfida Coop per diventare la più grande catena in Italia. Un colpo significativo per la Gdo italiana (e non solo) che la dice lunga sullo stato di salute del settore.
In possesso della multinazionale francese rimangono i 50 centri LillaPois , la catena di drugstore specializzati in bellezza, cura della persona e igiene della casa. (Brescia, Crema, Lecco e qualche punto vendita a Milano, quelli nel circondario bergamasco). Conad ha chiuso proprio oggi un accordo con Auchan Retail per l'acquisizione della quasi totalità delle attività di Auchan Retail Italia. Ad annunciarlo in prima persona è Edgard Bonte, presidente di Auchan Retail, con una lettera distribuita in ogni negozio e indirizzata “A tutte le Collaboratrici e a tutti i Collaboratori”.
(foto: foodweb.it)
«Questa è la ritirata di Russia di Auchan, aldilà dei toni enfatici e solenni che il presidenti usa verso i suoi collaboratori - dice
Alberto Citerio, segretario generale Fisascat-Cisl Bergamo dove Auchan è una presenza storica - la dichiarazione di una sconfitta di cui bisogna prendere atto. Intanto, non conosciamo ancora quale sarà l’impatto sulla forza lavoro che coinvolge un numero notevole di dipendenti, a Bergamo sono circa 700 persone su tre ipermercati (Bergamo, Curno e Antegnate) e su quattro negozi Sma. Fisascat-Cisl Bergamo sarà molto attenta alle sorti di ogni negozio e di ogni posto di lavoro, che devono essere salvaguardati, così come le eccezionali professionalità e esperienze dei lavoratori. A nostro modo di vedere la soluzione con Conad è l’unico modo per salvare queste attività. Questa vicenda interroga pesantemente su quello che oggi è lo stato del settore della distribuzione a livello nazionale e in territori ricchi come il nostro. Consumi fermi, un proliferare di nuove aperture e una riduzione di redditività di ogni catena. Temiamo purtroppo che Auchan sia solo l’inizio di un riassetto complessivo di tutto il settore, che oggi non regge più».
«Un intervento strategico per il Paese - ha detto il presidente di Coldiretti,
Ettore Prandini - realizzato da un Gruppo che nel tempo ha testimoniato il proprio impegno nella valorizzazione dell’italianità e della territorialità delle produzioni. I recenti interventi per garantire un equo compenso a pastori e allevatori colpiti da una drammatica crisi ma anche l’impegno comune contro le aste al doppio ribasso che strozzano le imprese agricole».