47 casi di Listeria nell'Ue dal 2015 ad oggi, tra cui 9 morti in 5 Paesi: il focolaio è stato indicato in un'azienda ungherese, a cui recentemente il ministero di riferimento ha vietato la commercializzazione di prodotti. Intanto nell'Ue si ritirano quelli già venduti, ma il nostro ministro della Salute è tranquillo.
«Non risultano focolai di Listeria in Italia - ha detto il Ministro
Giulia Grillo - ed il ritiro dei prodotti è effettuato in via precauzionale».
L'allarme generale si è diffuso in tutta Europa dopo gli annunci del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), seguiti al divieto di commercializzazione imposto all'azienda produttrice di verdure surgelate (quelle prodotte per la precisione tra agosto 2016 e giugno 2018) dall'Ufficio ungherese per la sicurezza della catena alimentare.
«Ma finché i prodotti contaminati sono ancora sul mercato e nei congelatori dei consumatori - si legge nella valutazione aggiornata del rischio, valida tuttora considerando che il periodo di incubazione della listeriosi è molto lungo e tocca i 70 giorni - possono ancora emergere nuovi casi».
Nonostante l'Italia sia esclusa da questo proliferare e i prodotti stiano già venendo ritirati in maniera precauzionale, è bene riportare i suggerimenti dell'Ecdc e dell'Efsa, vale a dire «cucinare a lungo le verdure surgelate, anche quelle che a volte vengono consumate senza cottura». Questo vale soprattutto per i consumatori più a rischio, come anziani, donne incinte e persone con un sistema immunitario indebolito.
Giulia Grillo
La Listeria è una famiglia di batteri composta da dieci specie. Una di queste, Listeria monocytogenes, causa la listeriosi, una malattia che colpisce l'uomo e gli animali. Seppur rara, spiega il sito dell'Efsa, la listeriosi è spesso grave, con elevati tassi di ricovero ospedaliero e mortalità. Nell'Ue sono stati segnalati circa 1.470 casi nell'uomo nel 2011, con un tasso di mortalità del 12,7%. La Listeria si ritrova nel terreno, nelle piante e nelle acque. Anche gli animali, tra cui bovini, ovini e caprini, possono essere portatori del batterio.
Nonostante questi suggerimenti precauzionali, è la stessa Coldiretti a ripetere che sì, l'informazione è sempre necessaria, ma allo stesso tempo «occorre evitare pericolosi allarmismi», specie in una situazione in cui «gli italiani hanno consumato 402,5 milioni di chili di vegetali surgelati nel 2017 con un aumento dell'1,8% rispetto all'anno scorso».
Sempre la Coldiretti ha stilato un elenco di casi simili durante gli anni passati, come la mucca pazza (2001), la carne alla diossina nel Nord Europa (2008), il latte alla melamina dalla Cina (2008), la mozzarella blu (2010), le
polpette con carne di cavallo spacciata per manzo (2013): «con la globalizzazione degli scambi commerciali - ha spiegato la Coldiretti - gli allarmi si diffondono rapidamente nei diversi Paesi con pericolose conseguenze per la salute dei cittadini, ma ripercussioni anche sul piano economico per gli effetti sui consumi».