Il neo-ministro alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio ha messo le mani avanti sul trattato di libero scambio con il Canada: «Tutela solo una piccola parte dei nostri prodotti Dop e Igp». «Chiederemo al Parlamento - ha spiegato in un'intervista sulla Stampa - di non ratificare quel trattato e altri simili».
Il
Ceta - Comprehensive economic and trade agreement è l'accordo commerciale di libero scambio firmato il 30 ottobre 2016 da Ue e Canada ed
entrato in vigore a settembre 2017. L'obiettivo primario era quello di incrementare il commercio di beni, servizi e investimenti sul mercato canadese.
Gian Marco Centinaio e Roberto Moncalvo
Un
via libera l'anno scorso solo provvisorio, in attesa della ratifica dei singoli parlamenti nazionali: e a questo proposito l'Italia si è espressa ora con le parole di Centinaio. «La decisione di non ratificare il Ceta - ha spiegato
Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, commentando quanto dichiarato dal Ministro
Gian Marco Centinaio - è una scelta giusta di fronte ad un accordo sbagliato e pericoloso per l'Italia, contro il quale si è sollevata una vera rivolta popolare su tutto il territorio nazionale, dove hanno già espresso contrarietà 15 regioni, 18 province, 2.500 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a Denominazione d'origine».
Secondo la Coldiretti, l'opposizione al trattato è giustificata dal fatto che con il Ceta si legittima di fatto la pirateria alimentare a danno dei prodotti made in Italy, accordando così esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall'Asiago alla Fontina, dal Gorgonzola ai prosciutti di Parma e di San Daniele fino al Parmigiano Reggiano. Sempre in base ad un'analisi Coldiretti, sarebbero 250 su 292 le denominazioni che non godono di alcuna tutela nel trattato.
Ad aggravare ulteriormente la situazione, «il Ceta - prosegue la Coldiretti - prevede l'azzeramento strutturale dei dazi per l'importazione del grano dal Canada, dove perlatro viene fatto un uso intensivo di glifosato nella fase di pre-raccolta, sostanza vietata in Italia. E pesa anche l'impatto di circa 50mila tonnellate di carne di manzo e 75mila tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia».
«È inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale», ha concluso il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, sottolineando altresì che «all’estero, sono falsi più di due prodotti alimentari di tipo italiano su tre e le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero più che triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale, con l’Italia che ha raggiunto nel 2017 il record dell’export agroalimentare con un valore di 41,03 miliardi».