Amsterdam, una delle città simbolo di divertimento e turismo, introduce dei limiti alla movida per evitare che turisti o residenti, eccitati da fumo e alcol, siano protagonisti di episodi poco decorosi. L’esperimento riguarda al momento solo alcuni quartieri di Amsterdam, in orario notturno, anche su richiesta dei residenti.
In particolare i paletti entreranno in vigore in queste zone dalle 10.00 della sera fino alle 3.00 della mattina. Il provvedimento non sembra così severò, ma se anche una città tradizionalmente così “trasgressiva” inizia anche solo a pensare di darsi regole più precise, allora il discorso merita una riflessione e impone di ripensare ad alcuni modelli turistici italiani, che riguardano soprattutto casi come
Venezia,
Stintino o le
spiagge liguri d’estate.
La capitale olandese attrarrà circa 18 milioni di turisti nel 2018, ossia il 20% in più del 2016. E i principali motivi del viaggio spesso non sono tanto le tele di Rembrandt e di Van Gogh ma le prostitute del centralissimo quartiere a luci rosse e i bar dove fumare ottimo hashish prodotto nelle serre locali.
Se tutto questo è sempre stato visto come la “normalità” dai capitolini e un’isola felice dai turisti, ora - gli stessi residenti - iniziano a pensare che il gioco non vale la candela, che tradotto vuol dire: pur di vedere una città più pulita e decorosa, rinunciamo a parte dell’indotto economico derivante dal turismo. Anche perché non si tratta solo di sporcizia, sovraffollamento e piccoli episodi di criminalità, ma ultimamente crescono le sparatorie e gli ammazzamenti tra bande rivali di ricchissimi dealer di ogni tipo di droga.
Il partito dei verdi di sinistra, vincitore delle municipali di marzo, assieme alle altre formazioni politiche che occupano gli scranni del comune di Amsterdam, ha appena stilato un piano dal titolo eloquente “Balance to the city”, ossia “riequilibrare la città” tra chi ci vive e chi ci trascorre soltanto un fine settimana. Tra le misure che prevede il programma c’è quella di diminuire i cosiddetti “beer bikes” che sono trabiccoli a pedali per bere birra mentre si pedala, o quella di ridurre la vendita di alcolici a chi naviga per i canali della città, o ancora quella di limitare il numero di AirBnB e di altre case in affitto.
Già nel 2008 la municipalità riuscì a “bonificare” un terzo della superficie del quartiere a luci rosse, ma lo scopo di quell’iniziativa si rivelò non tanto legato all’abolizione dello sfruttamento sessuale delle ragazze che vi lavoravano quanto a una vasta operazione immobiliare che fruttò molte centinaia di milioni di euro.
Nel 2011 fu invece lanciata una campagna destinata a chiudere i bar dove si consumano droghe leggere vicini alle scuole, che erano comunque molto pochi, mentre tre anni fa fu deciso di eleggere un secondo sindaco, quello della vita notturna. A sentire i nuovi governanti è stato tutto inutile. Perciò, nel loro programma per de-turisticizzare Amsterdam, dove alcuni avvertono un moralismo fin troppo calvinista, è scritto che la prima città olandese è anzitutto fatta per vivere e per lavorare. E che dovrà essere solo in secondo luogo un posto dove i turisti vengono a divertirsi.