L’Ente nazionale risi aveva sollevato la questione della tutela dei risi europei e firmato un documento congiunto contro la mancanza di dazi per l’importazione da Paesi extra-Ue. La richiesta è stata accolta a Bruxelles.
Un’inchiesta sui volumi e i prezzi delle importazioni di riso da Cambogia e Myanmar verrà avviata dalla Commissione europea: la decisione è stata ufficializzata dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue a un mese dalla presentazione da parte dell'Italia, col sostegno di altri sette Paesi, di una domanda per l'attivazione della clausola di salvaguardia per i risicoltori europei.
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La Commissione europea ha valutato gli elementi e la documentazione presentata e deciso che esistono «elementi di prova sufficienti a giustificare l'apertura di un procedimento». L'inchiesta durerà un anno e dovrà verificare se le importazioni degli ultimi cinque anni, vale a dire il periodo dal 1 settembre 2012 al 31 agosto 2017, abbiano causato "gravi difficoltà" ai produttori di riso europei. Dal 2012 al 2017 le quote di mercato di riso indica cambogiano e birmano nell'Ue sono salite rispettivamente dal 13% al 21% e dallo 0% al 5%.
Un risultato importante per tutta la filiera risicola europea e italiana. La
posizione assunta circa tredici mesi, su iniziativa italiana, da sette Paesi dell’Unione europea: Bulgaria, Francia, Grecia, Ungheria, Portogallo, Spagna e Italia, ha trovato riscontro formale. La collaborazione del vecchio continente, che allora, il presidente dell’Ente nazionale risi Paolo Carrà aveva definito carente, ha trovato un obiettivo comune a difesa dei produttori in un mercato sempre più concorrenziale.