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Sacchetti bio, gli italiani non cambiano «Troppo appassionati di ogni discussione»

di Andrea Radic
 
05 gennaio 2018 | 18:20

Sacchetti bio, gli italiani non cambiano «Troppo appassionati di ogni discussione»

di Andrea Radic
05 gennaio 2018 | 18:20
 

E anche questa volta - Gaber docet - gli italiani discutono: non badando al costo già incluso delle confezioni di altri prodotti e ad un ambiente che ha solo da guadagnarci, perdono tempo a criticare la novità 2018.

Sacchetti si, sacchetti no, sacchetti gnamme...”. Potrebbero cantare così Elio e le Storie Tese al prossimo Sanremo, perché se il web è la nuova piazza della città globale, in quella piazza tutti parlano della recente legge sul pagamento dei sacchetti biodegradabili per acquistare frutta, verdura, pesce... al costo di uno o forse due centesimi al pezzo.

(Sacchetti bio, gli italiani non cambiano «Troppo appassionati di ogni discussione»)
foto: TgCom

Vogliamo mettere un po' di ordine e riportare la logica a precedere la polemica? Possiamo farlo con un semplice dato oggettivo: la frutta e verdura venduta sfusa nella grande distribuzione deve essere acquistata in un apposito sacchetto biodegradabile, questa è la norma, la regola, non un sopruso contro i pensionati e i disoccupati. Semplicemente si chiama "packaging", in italiano "confezione".

Il motivo è che ci si serve e la si pesa da soli a libero servizio e quindi va confezionata. Qualche esempio di analoghe confezioni per cui nessuno ha pubblicato indignate "Instagram stories", allarmati post su facebook o ben 280 caratteri per lagnarsi su Twitter? Il latte, che acquistiamo in confezioni di tetrapak, le uova in cartone o plastica a sua volta ricoperta di cartoncino, il pane "bauletto" protetto nella sua confezione di plastica e addirittura il vino nelle bottiglie di vetro. Se il costo di tali confezioni fosse esplicitato e separato dal costo del contenuto che succederebbe? Terremmo le uova in tasca ed entreremmo al supermercato con il mastello per il latte portato da casa?

Quindi, semplicemente, la legge è troppo trasparente, sarebbe stato sufficiente assegnare l'obbligo di pagamento dei sacchetti agli esercenti che lo avrebbero serenamente caricato sul prezzo al chilo.

Inoltre, la legge non l'ha imposta il governo o il presidente del Consiglio, ma è stata approvata dal Parlamento e quindi le polemiche politiche sono sterili e sopratutto tardive. I distratti onorevoli, dal popolo stipendiati (quello sì che è un costo che andrebbe rivisto) non si sono preoccupati del costo di due centesimi, forse perché sono in pochissimi a fare la spesa.

Senza considerare che siamo gli ultimi, fanalino di coda europeo, ad aver preso una direzione che è prima di tutto rispetto per l'ambiente. Infatti la neo-legge è una conseguenza di una direttiva impostaci dall'Unione europea, alla quale l'Italia - come sempre - si è adeguata con notevole ritardo. E non dimentichiamo che il 25% dei sacchetti in plastica di tutta l'Unione europea sono consumati in Italia.

Si consumano montagne di carta e mega di file per gridare ai quattro venti l'importanza della difesa dell'ambiente, giusto pertanto che i sacchetti siano biodegradabili, è un segno di civiltà. Chi non vuole darsi pace, può sempre andare a comprare frutta e verdura al mercato rionale e la porterà a casa nei tradizionali sacchetti di carta, un po' vintage, e comunque non a costo zero perché l'ambulante l'avrà già ricaricato sui prezzi di frutta e verdura...

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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