Naturalmente, se si parla di “convivialità e stili di vita”, non si può non tirare in ballo la Dieta mediterranea come giusto contenitore culturale di gusti, tradizione e, soprattutto, di armonia alimentare.
Così è stato fatto al
convegno “Stili di vita, sindrome metabolica, prevenzione e piacere della convivialità”, tenutosi a Mestre e voluto dalla
Fispmed, onlus internazionale che promuove lo sviluppo sostenibile e la lotta contro la povertà nel Mediterraneo e nel Mar Nero. A moderare l'incontro il direttore di Italia a Tavola (media partner dell'evento),
Alberto Lupini.
Ad essere rimarcata è stata la funzione altamente benefica della Dieta mediterranea per l'uomo. Infatti, la mancanza o la rottura di questo equilibrio nutrizionale incrementa la cosiddetta sindrome metabolica, una condizione clinica che identifica situazioni ad alto rischio cardiovascolare per la presenza di molteplici fattori di pericolo quali l’ipertensione arteriosa, l’obesità viscerale, uno stato di insulino resistenza e la dislipidemia.
Ercole De Masi, gastroenterologo di notevole esperienza, afferma che «prevenire è curare mangiando, perché la prevenzione o la regressione della sindrome metabolica inizia a tavola e questo significa salvaguardarsi da malattie gravi ed invalidanti». Quindi, la Dieta mediterranea vale come modello nutrizionale ideale e continua a mettere d’accordo medici e gourmet.
Com’è noto
questo regime alimentare si ispira alle abitudini e alle buone pratiche dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum, e i suoi capisaldi sono pane (spesso integrale), pasta, legumi, verdura e frutta, da assumere in dosi contenute e con accostamenti variabili durante tutti i pasti quotidiani. Poco spazio alle carni bianche e ancor meno a quelle rosse; molto al pesce, invece, e grande abbondanza di legumi e verdure. Mentre il condimento di ogni pietanza non può che essere l’olio extravergine di oliva.
I benefici salutistici sono ormai universalmente accettati, tanto che la Dieta mediterranea è stata promossa dall’Unesco
Patrimonio immateriale dell’Umanità; in questo caso il termine “dieta” assume la valenza di un vero e proprio regime alimentare, necessario a mantenere il benessere del singolo individuo, anche alla luce del fatto che studi e ricerche indicano un forte incremento dell’obesità infantile in Italia.
Certo, la questione è soprattutto culturale e per questo bisogna intervenire sulla formazione scolastica, in particolare su quella specifica degli istituti alberghieri. Claudio Marangon e Luana Saivezzo, dell’Istituto professionale “Andrea Barbarigo” di Venezia, indicano nel “ristorante didattico” un sistema pratico e non solo perché il mestiere della ristorazione si impara sul campo, ma soprattutto come sperimentazione di nuove tecniche di preparazione e di educazione alimentare.
Infine un progetto di grande ambizione quello di creare a Venezia, porta naturale delle civiltà del Mediterraneo, un luogo dedicato all’insegnamento della “cultura materiale” qual è la gastronomia odierna. Sorgerà al Lido, in quella che era la Caserma Pepe delle truppe lagunari e l’ex Convento di San Nicolò. Un vero e proprio campus, pensato dalla Fispmed e coadiuvato dal suo presidente Roberto Russo, nel quale si farà sia formazione avanzata che culinary vacations. Un progetto di largo respiro per mettere in stretta relazione l’alta gastronomia e il terroir lagunare e da qui proiettarsi nel mondo universale del buon cibo.