Nuovi casi di conto stellare nei ristoranti di Venezia, dai 1.100 euro per quattro bistecche e una frittura ai 350 per tre primi con il pesce. Fatti che screditano la categoria e il turismo. Abitudine da sradicare.
A poco servono le sfuriate via Twitter del sindaco di Venezia
Luigi Brugnaro che annuncia punizioni esemplari condite di se e di condizionali.
Ciò che va sradicata è l'abitudine ad un comportamento da parte di alcuni ristoratori che nulla ha di professionale. Poco importa che nelle recensioni che denunciano il caso si sottolinei che il locale è gestito da un egiziano e di proprietà cinese, è il modus operandi e la mentalità che devono mutare. Non solo eticamente e professionalmente è sbagliato presentare conti con ricarichi del 5mila per cento, ma anche fortemente dannoso verso tutta la categoria dei ristoratori.
Per quale ragione sono le associazioni civiche come "Gruppo 25 Aprile" - che ha promesso di pubblicare nei prossimi giorni un vademecum per evitare di incappare in episodi come questo - a denunciare questi casi? Dove sono Camera di Commercio, associazione dei ristoratori veneziani, Confindustria Venezia, insomma il sistema rappresentativo di un settore e di una città che senza turisti dovrebbe vendersi le gondole? Il sistema Italia spende tempo e risorse per promuovere l'offerta turistica e ristorativa proprio in Paesi come Giappone, Korea e Cina, poi, basta una notizia come questa, per infondere forti dubbi nei tour operator stranieri. Un danno reale.
Siamo d'accordo che il centro storico veneziano sia patrimonio di tutti, un tesoro culturale che va difeso dalle masse poco educate che troppo spesso lo sporcano e lo danneggiano. Bene ha fatto Brugnaro a vietare il proliferare di kebabbari e pizze al trancio che venivano consumate sui gradini delle chiese, ma consentire questa truffa organizzata è altrettanto dannoso.
Il gestore del ristorante in questione afferma di non ricordare di aver avuto problemi con i clienti giapponesi, ma Marco Gasparotto, portavoce dell'associazione, che ha raccolto e diffuso i fatti conferma e rincara affermando che «è solo l'ennesimo caso e la denuncia è stata formalmente presentata dai clienti».
«Verificheremo e se i fatti sono effettivamente andati così, faremo tutto il possibile per punire i responsabili», tuona il sindaco. Il quale potrebbe semplicemente inviare un controllo della sezione della polizia municipale appositamente dedicata a questo tipo di problemi, una rapida lettura del menu, una verifica sulla copia della ricevuta fiscale (sempre che sia stata emessa) e tutto sarebbe chiarissimo.
Senza dimenticare che il caso è duplice, altre tre ragazze dello stesso gruppo, hanno evitato il primo locale e si sono sedute in un altro ristornate, già famoso per un conto da 526 euro fatto pagare lo scorso novembre a tre clienti, anch'essi orientali. In quel caso il cameriere si difese dicendo che i piatti, effettivamente molto costosi, non erano stati mandati indietro, bensì consumati, seppur diversi da quelli richiesti. Il tutto con l'ironica chiosa del sindaco che aveva definito "pezzenti" i clienti stupiti dal conto, aggiungendo «chi viene in Italia impari l'italiano per scegliere da un menu al ristorante».
Il comandante della polizia municipale Marco Agostini ha preso contatto con chi ha assistito all'accaduto, ci auguriamo che sia fatta luce e si operi per sradicare una pessima abitudine. Tra poco nella meravigliosa città lagunare sarà Carnevale e ci auguriamo che scherzi del genere non abbiano a ripetersi.