Aumenti, aumenti e ancora aumenti. Il 2018 non porta con sé solo rincari alle bollette, ma anche l’introduzione dei sacchetti della spesa biodegradabili, a pagamento con oscillazione tra i 2 e i 10 centesimi l’uno.
Altra stangata per le famiglie, che se non si organizzeranno per limare al massimo le spese anche qui, potrebbero dover affrontare spese ulteriori comprese tra i 20 e i 50 euro.
«L’innovazione - dichiara
Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente - ha un prezzo ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento, purché sia garantito un costo equo che si dovrebbe aggirare intorno ai 2/3 centesimi a busta. Così come è giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa. In questi anni gli italiani hanno apprezzato molto il bando dei sacchetti non biodegradabili, siamo sicuri che accoglieranno bene questa importante novità riguardante gli shopper leggeri e ultraleggeri finalmente compostabili. Occorre affrontare con efficacia il problema dell’usa e getta e allo stesso tempo contrastare il problema dei sacchetti illegali, ancora troppo diffusi, e promuovere le filiere delle produzioni industriali innovative e rispettose dell’ambiente».
Chi contesta la scelta di mettere le buste a pagamento è il Codacons: «Questo significa - sottolinea l’associazione dei consumatori - che ogni volta che si va a fare la spesa al supermercato occorrerà pagare dai 2 ai 10 centesimi di euro per ogni sacchetto, e sarà obbligatorio utilizzare un sacchetto per ogni genere alimentare, non potendo mischiare prodotti che vanno pesati e che hanno prezzi differenti. Tutto ciò comporterà un evidente aggravio di spesa a carico dei consumatori, con una stangata su base annua che varia dai 20 ai 50 euro a famiglia a seconda della frequenza degli acquisti nel corso dell’anno». Si tratta, spiega il presidente
Carlo Rienzi, «di una vera e propria tassa occulta a danno dei cittadini italiani che non ha nulla a che vedere con la giusta battaglia in favore dell’ambiente. Abbiamo già inviato una istanza d’accesso al Ministero dell’economia per conoscere tutti i dettagli di tale norma ingiusta, e siamo pronti a dare battaglia impugnando nelle sedi competenti un provvedimento ingiusto che finisce solo per introdurre aggravi di spesa sulle spalle dei consumatori».