Dopo tre anni di lavori il Nettuno, simbolo del capoluogo emiliano-romagnolo, è stato restituito con un nuovo volto ai cittadini. Ne ha parlato con soddisfazione il sindaco Virginio Merola.
«Non è stato facile riportare la Fontana del Nettuno a questa bellezza, alla sua bellezza. Dal giugno del 2016, quando il cantiere ha preso il via, i problemi e gli imprevisti ci hanno fatto toccare con mano la complessità dell'intervento, un monumento imponente e fragile che restituiamo a Bologna e all'Italia».

«Uno sforzo - ha proseguito
Virginio Merola - che si è dapprima concretizzato nella grande generosità dell'intera città - dalle associazioni economiche e culturali, alla campagna di raccolta fondi lanciata dal Carlino, ai singoli cittadini - che ha permesso di aggiungere 550mila euro ai 450mila stanziati dal Comune e così arrivare al milione di euro che ha permesso la realizzazione di questo eccellente restauro frutto di studio, ricerca, impegno, lavoro e passione».
«Da anni la Fontana del Nettuno era muta - ha concluso il primo cittadino bolognese - l'acqua che doveva costituirne l'essenza stessa era ferma, sparita. Oggi torna ad abbellire questa piazza e la nostra città, torna a scorrere nel tempo per ricordarci che la bellezza a non è scontata: esige cura, amore, rispetto, consapevolezza. La stessa attenzione che vorrei tutti noi portassimo, ricominciassimo davvero a portare, verso la nostra straordinaria città con un rinnovato senso civico di cittadine e cittadini consapevoli di essere seduti sulle spalle del Gigante».

Sono intervenuti alla presentazione Francesco Ubertini, rettore dell'Università di Bologna; Andrea Cangini, direttore Qn - Il Resto del Carlino; Gisella Capponi, direttrice Iscr - Istituto superiore per la Conservazione e il Restauro; Sabina Magrini, segretario generale del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo per l'Emilia Romagna; Luigi Malnati, soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.