Milano al lavoro per assumere il ruolo di “Capitale del Food”. Una città dove il settore della ristorazione è in crescita, sono appena state approvate cinquanta concessioni per postazioni di street food di qualità e si moltiplicano le iniziative e i numerosi momenti con chef e produttori al centro di serate a tema. Ma il settore lamenta ancora troppa burocrazia, tasse elevate e poca attenzione allo sviluppo occupazionale. Ne abbiamo parlato con Alessandro De Chirico vice capo gruppo Forza Italia a Palazzo Marino, membro della Commissione commercio e attività produttive e della Commissione verde e ambiente.

Alessandro De Chirico
Dunque, arriva lo street food nel centro di Milano…Cinquanta postazioni di street food mobili, tricicli o altre modalità che andranno controllate per due motivi: qualità e stagionalità del cibo, come prescrive la delibera e attività coerente con gli esercizi esistenti che pagano tasse e concessioni e non devono veder messo in pericolo il meritato guadagno.
Milano sta diventando capitale del food? È l'obiettivo che ci ha lasciato Expo e sicuramente una delle grandi sfide per l'internazionalizzazione della nostra città. Siamo partiti bene dopo il 2015 con numerose iniziative positive, voglio citare il grande mercato metropolitano a porta Genova e recentemente sia Tuttofood che Seed&Chips, ben vengano momenti di questo tipo anche dal settore privato e mi auguro proseguano. Milano inoltre è sede di grandi chef stellati e ristorazione di qualità, quindi è importante avere una settimana dedicata al food che può essere occasione per lanciare tutto il settore. Dobbiamo dedicare attenzione anche alla cultura dell'alimentazione e alla diffusione dei corretti stili di vita a tavola, contro l'obesità, problema diffuso in particolare tra i giovani. Il Comune come istituzione deve dare segnali positivi in questo senso a partire dalla ristorazione nelle mense scolastiche.
Una settimana quella del "Fuori salone Tuttofood" che ha coinvolto centinaia di soggetti…Sono state coinvolte moltissime delle 7mila imprese del settore, anche se non tutte hanno raccolto il messaggio etico di Expo sulla sana alimentazione e sulla lotta agli sprechi. Nel settore del commercio alimentare e della ristorazione dobbiamo porre estrema attenzione sulla qualità delle materie prime, sulla conservazione e trattamento, sono necessari i controlli da parte degli organi preposti come Ats (Azienda tutela salute) su qualità e pulizia. Le contraffazioni e la merce scaduta o mal conservata sono un problema da tenere sotto controllo, soprattutto in momenti in cui la convivialità dei pasti è molto diffusa. La conservazione degli alimenti va tenuta in rilievo e dobbiamo intensificare i controlli.
Cosa c'è di positivo su questi temi e cosa va corretto da parte del Comune di Milano?Torno sulle mense scolastiche. Abbiamo genitori che lamentano scarsa qualità degli alimenti e contestato i menu etnici. Se i bambini non sono abituati a mangiare certi piatti, ne hanno un rifiuto, si tratta di alimenti che non sono nella nostra cultura. Il tema della multietnicità nelle scuole esiste ed è giusto occuparsene, ma ciò non significa imporre il Tofu al posto della pasta al pomodoro. Anche quest'ultima può essere un diritto, dato che le famiglie pagano 146 euro all'anno per la mensa. Portarsi il panino da casa è una soluzione sbagliata, meglio diversificare all'origine.
Come vede il settore della ristorazione a Milano?È un settore in crescita, importante e trainante, grazie alla grande varietà di cucine, anche etniche che valorizzano e aumentano l'offerta. La settimana del Food è un'ottima vetrina, ma la spinta deve essere presente tutto l'anno. Assistiamo troppo spesso ad un'altalena di aperture e chiusure di esercizi, come amministratori dovremmo porci qualche domanda.
Troppa burocrazia? Tasse eccessive?Troppa, conosco esercenti che per avere l'autorizzazione ad aprire un dehors hanno impiegato un anno e mezzo per questione di centimetri e innumerevoli passaggi tra uffici tecnici. È necessaria più snellezza burocratica. Se il settore traina bisogna favorirlo. Ci vogliono regole, ma è necessaria più velocità. Dobbiamo mettere a dieta la burocrazia
Tasse, sempre tasse…Ci vorrebbero agevolazioni per l'assunzione del personale e per abbassare i costi del lavoro. In tanti sono costretti ad assumere familiari, una tendenza tropo elevata che finisce per favorire le attività cinesi ed egiziane. E poi meno canoni e abbassamento della tassa sui rifiuti.
Lei ha sollevato il tema del futuro dell'Ortomercato…C'è in previsione un progetto da ottanta milioni di euro, di cui dieci finanziati dal Comune per il rilancio della struttura oramai fatiscente con presenza di amianto e mancanza di servizi all'interno. Gli operatori lamentano spazi vecchi e inadatti. Bisogna intervenire, se ne parla da troppo tempo. Il progetto Moratti fu bocciato, ma sono passati sei anni. Ne stiamo ragionando con il nuovo presidente di Sogemi che ci ha presentato un progetto interessante, ci auguriamo si parta presto.
Cosa prevede il nuovo progetto?Un riassetto per riqualificare. Il tema da affrontare è se cambiare o meno la localizzazione che potrebbe essere individuata a Rogoredo dove ci sono aree libere vicine tangenziale, caratteristica utile per favorire la distribuzione.
Ci saranno vantaggi per il pubblico, per i cittadini? Oggi l'Ortomercato è aperto al pubblico solo il sabato. Con la ristrutturazione potrebbe diventare un polo attrattivo per il food, con punti ristoro, spazi di vendita, piccole cucine. Diventare un luogo della cultura del cibo, insieme al mercato ittico e a quello del pollame. Un futuro in ottica di ristorazione, di esperienza e di cultura.
Secondo il principio di Expo Milano? Esattamente. Peccato non abbiano mantenuto il medesimo principio anche nelle aree dell'esposizione universale, dove il tempo passa e risultati se ne vedono pochi.