Oltre alla Brexit che già complica il commercio Uk - continente, ci si mette anche Donald Trump che prepara lo sgambetto alle denominazioni di origine europee. Il presidente degli Stati Uniti d'America, attraverso il suo ufficio delegato al commercio estero, ha stilato un rapporto che traccia le linee guida dei prossimi anni e taglia le gambe alle Dop made in Europe.
Donald Trump
Si legge nel report, infatti, che l'amministrazione si impegna a “limitare i danni creati dal riconoscimento delle Indicazioni Geografiche (Ig) da parte dell’Unione europea”, evidenziando altresì “gli effetti negativi che l’approccio dell’Ue nei confronti delle Ig può avere per i produttori e commercianti Usa nell’accedere ai mercati internazionali e del terzo mondo, specialmente quelli con diritti precedenti sui marchi commerciali, o quelli che confidano nell’uso dei nomi comuni dei prodotti agroalimentari”.
Un dietro front chiaro e tondo sui diritti di utilizzo di certi nomi, considerati comuni, utilizzabili pertanto liberamente da chiunque: vale a dire, gorgonzola, asiago, parmesan o feta. Si tratta in tutti questi esempi di denominazioni d'origine europee che l'amministrazione Trump non intende tutelare, anzi. La questione pare, dal report, essere prettamente economica: il presidente contesta il fatto che l'America, dal canto suo, esporti soltanto 6 milioni di formaggi verso l'Ue, mentre a direzione opposta, i formaggi diventano 1 miliardo.
Ecco perché, per riequilibrare la bilancia commerciale, Donald vorrebbe discostarsi dal sistema europeo delle denominazioni d'origine e da accordi commerciali bilaterali, con conseguente facilitazione dell'export dagli Usa all'Europa di prodotti come parmesan, asiago, feta e gorgonzola americano verso tutto il mondo. La richiesta che Trump, per conseguenza, ha fatto a nazioni come Cina, Costa Rica, Indonesia, Giappone e via di seguito è quella di utilizzare liberamente nomi comuni come parmesan o feta e di opporsi quindi all'estensione della protezione di denominazione d'origine anche a vini e superalcolici.
«Ci rammaricano le prese di posizione sempre più dure oltreoceano per contrastare le denominazioni d'origine europee - ha commentato il segretario generale di Aicig
Leo Bertozzi - nessuno qui si sognerebbe di usare denominazioni quali arance della Florida o prugne della California se non provengono da quegli Stati e se ciò avvenisse sarebbe subito stroncato dagli organi di sorveglianza sul mercato. Questo per garantire il consumatore sulla esatta origine del prodotto acquistato. Se sosteniamo che denominazioni come Asiago, Fontina, Gorgonzola, ma anche Feta ed altre debbano essere riservate ai soli prodotti ottenuti nei rispettivi territori della Ue, è proprio per dare garanzia al consumatore anche d'oltreoceano. D'altronde è ciò che viene fatto nella Ue rispetto alle denominazioni di altri paesi terzi registrate da noi».