L'ultimo sequestro a Napoli, ma l'agromafia è presente in tutta Italia dove avrebbe in mano 5mila ristoranti, attività preferita per riciclare denaro illecito. «Sono almeno 5mila i locali della ristorazione del nostro Paese nelle mani della criminalità organizzata che approfitta della crisi economica per penetrare in modo sempre più massiccio e capillare nell'economia legale». È quanto dichiara la Coldiretti in relazione all'azione del centro operativo della Dia di Napoli.

Per riciclare il denaro frutto delle attività illecite, le organizzazioni criminali hanno da tempo individuato le attività di ristorazione che ritengono adatte, individuando prestanome, non sempre consapevoli, o con sistemi di gestione direttamente dipendenti. Il quadro è emerso dal rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare.
Il volume d'affari complessivo dell'agromafia è salito del 30% in un anno raggiungendo i 21,8 miliardi di euro perché la filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l'interesse di organizzazioni criminali. Soprattutto in tempo di crisi la malavita ha individuato il settore agroalimentare come una delle aree prioritarie di investimento, data, in particolare, la possibilità di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone.
Le attività ristorative sono dunque molto spesso tra gli schermi "legali" dietro i quali si cela un'espansione mafiosa sempre più aggressiva e sempre più integrata nell' economia regolare. Grazie ad una collaudata politica della mimetizzazione, le organizzazioni riescono a tutelare i patrimoni finanziari accumulati con le attività illecite muovendosi ormai come articolate holding finanziarie, all'interno delle quali gli esercizi ristorativi rappresentano efficienti coperture, con una facciata di legalità dietro la quale è difficile risalire ai veri proprietari ed all'origine dei capitali.
Le operazioni delle forze dell'ordine, si desume dal rapporto, svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare ed in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda. Sempre secondo il rapporto sarebbero 30mila i terreni agricoli in mano alle mafie, nonostante i 200mila controlli effettuati dalle forze dell'ordine e gli oltre dalla sola Dia di Napoli. Una piccola ma simbolica percentuale dei beni e terreni confiscati viene restituita all'attività lecita attraverso associazioni e cooperative che lottano contro la criminalità organizzata.