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Agroindustria, fonte di rischi per l’ecosistema e il nostro benessere

La soluzione all’insufficiente produzione alimentare mondiale è l’“agroecologia”, che applica i principi ecologici alla produzione di alimenti, si prende cura delle risorse naturali e valorizza la biodiversità

di Roberto Vitali
 
06 marzo 2017 | 09:03

Agroindustria, fonte di rischi per l’ecosistema e il nostro benessere

La soluzione all’insufficiente produzione alimentare mondiale è l’“agroecologia”, che applica i principi ecologici alla produzione di alimenti, si prende cura delle risorse naturali e valorizza la biodiversità

di Roberto Vitali
06 marzo 2017 | 09:03
 

Nonostante siano trascorsi alcuni mesi dall’ultima edizione di Terra Madre a Torino, alcuni spunti emersi in quella sede continuano ad essere di grande attualità. Carlo Petrini, presidente di Slow Food: «Il potere delle multinazionali dell’agroindustria cresce sempre più e le speculazioni finanziarie sul cibo condizionano la vita e la sopravvivenza di milioni di contadini nel mondo. Sul fronte opposto sta emergendo con forza una moltitudine che vuole e può cambiare dal basso le regole imposte da un’economia che travolge le vite dei più deboli».

Agroindustria, fonte di rischi  per l’ecosistema e il nostro benessere

La fusione tra Bayer e Monsanto è additata come la creazione di un’azienda gigantesca che controlla allo stesso tempo semi, fertilizzanti, erbicidi, pesticidi... e medicine per curarne le eventuali conseguenze sulla salute umana.

Slow Food lavora quotidianamente insieme a tanti contadini, piccoli produttori, associazioni, movimenti e istituzioni, in 160 Paesi, per rafforzare l’economia locale e l’agricoltura di piccola scala. Il mondo dell’agricoltura è fatto da grandi multinazionali, ma anche da più di 500 milioni di aziende familiari che ogni giorno lottano per difendere la biodiversità, promuovere sementi autoctone, agire localmente per sviluppare economie sane e pulite, promuovere un modello in cui il cibo non è schiavo di un mercato senza volto e senza freni.

Il problema della fame nel mondo non è dovuto all’insufficiente produzione alimentare: è causata dai grandi imperi che detengono l’80% dei terreni del mondo e sono tutte monocolture. Questo limita la varietà di cibo che possiamo mangiare e rende l’agricoltura più vulnerabile al cambiamento climatico.

La soluzione, secondo Slow Food, si chiama “agroecologia”, che applica i principi ecologici alla produzione di alimenti, capovolge il sistema dell’agrobusiness, si prende cura delle risorse naturali e valorizza la biodiversità: in pratica offre delle buone pratiche per l’agricoltura. Il valore aggiunto dell’agroecologia è l’aspetto politico, il fatto che si pone l’obiettivo di sfamare i poveri e si basa sulle conoscenze di chi lavora da secoli nell’agroalimentare.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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