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SonicJobs, un'app di “match” tra locali londinesi e lavoratori italiani

20 dicembre 2017 | 10:29

SonicJobs, un'app di “match” tra locali londinesi e lavoratori italiani

20 dicembre 2017 | 10:29

È di Francesca Boccolini l'idea di una app che a Londra aiuti dai camerieri ai cuochi a trovare il giusto match con quell'azienda che a sua volta è alla ricerca di un candidato. Un LinkedIn per la Londra italiana.

«Altro che Brexit - dice Francesca Boccolini, 33 anni - voi non immaginate nemmeno quanta richiesta di lavoratori italiani ci sia a Londra. Camerieri, baristi, commis, chef e sous-chef. Il problema, per le aziende, è semmai trovare la persona giusta, quella che fa per loro non solo in termini professionali ma anche di stile, di approccio, di mentalità. Ecco, noi, grazie all’intelligenza artificiale, facciamo questo».

Francesca Boccolini (SonicJobs, un'app di match tra locali londinesi e lavoratori italiani)
Francesca Boccolini (foto: Corriere della Sera)

L'app è in funzione da febbraio dello scorso anno, e Francesca la guida insieme al collega indiano Mikhil Raja: si chiama SonicJobs. È sufficiente scaricare l'app, aprirla e lasciarsi intervistare da Julie, un chat-bot che aiuta a costruire profilo e candidatura. Julie sottopone i "candidati" a una serie di scenari tipici di lavoro, per i quali non esiste una soluzione univoca. A quel punto, quando il candidato avrà terminato il "test", Julie assegna alla sua preparazione e alla sua propensione al mestiere un punteggio.

««L’idea - spiega Francesca - è un po’ quella di Tinder, cioè quella di fare un match fra chi cerca e chi offre un lavoro. Attraverso l’intelligenza artificiale il match si avvicina molto all’individuazione del candidato ideale o, se ci si riferisce a chi sta cercando impiego, al lavoro per cui si è più tagliati». Sebbene il paragone con Tinder sia abbastanza azzeccato, visto il rimando al concetto di match, qui l'app più vicina per caratteri simili è certamente LinkedIn.

«Quando abbiamo iniziato a sviluppare l’app - prosegue - per i lavori considerati a Londra da blue collar (le tute blu dei servizi) non esisteva sul mercato niente di simile a ciò che Linkedin fa già per gli white collar. Il fatto che da quando siamo partiti siano già 1.500 le aziende che utilizzano la piattaforma con un incremento mensile di 150-200 dimostra come c’è un vuoto in questo settore».

Grandi soddisfazioni: certo, i numeri non sono quelli di LinkedIn (500 milioni di utenti), ma Francesca non è da sottovalutare, è partita da lontano per arrivare lontano. Comincia la sua avventura da Perugia, poi una laurea in Economia a Roma, 4 anni da product manager in Wind e il cambio di rotta: un biglietto di sola andata per la City. Qui frequenta il master in Entrepreneurship allo University College of London.

Ed ecco arrivare l'idea: «Vedevo tanti italiani girare per ristoranti, hotel e locali con in mano un curriculum di carta - ha concluso la startupper - e mi sono detta: qui c’è spazio. Perché se è vero che la City è il posto giusto dove tentare di aprire un proprio business è altrettanto vero che qui nessuno ti regala niente: o vali o sei out. Abbiamo raccolto mezzo milione di sterline, ma a fine gennaio chiuderemo un secondo round». L’obiettivo? «Duplicarle, forse triplicarle».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
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