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Fake news, Grillo porta avanti la polemica «Che sia una giuria popolare a decidere»

La polemica sulla veridicità delle notizie sul web non si placa: Grillo, dopo aver parlato di libertà di opinione, propone che siano cittadini scelti a sorte a decidere se articoli o servizi siano veri o falsi

 
03 gennaio 2017 | 15:18

Fake news, Grillo porta avanti la polemica «Che sia una giuria popolare a decidere»

La polemica sulla veridicità delle notizie sul web non si placa: Grillo, dopo aver parlato di libertà di opinione, propone che siano cittadini scelti a sorte a decidere se articoli o servizi siano veri o falsi

03 gennaio 2017 | 15:18
 

La polemica contro la fake news non si placa. Ad un primo convinto spunto di riflessione lanciato dal presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella, convinto sia necessario un "intermediariato istituzionale" che filtri le notizie sul web, è giunta la virulenta risposta di Beppe Grillo, sempre pronto a farsi portabandiera della libertà di opinione del popolo. Ed è proprio il popolo in toto ad essere il soggetto dell'alternativa proposta dall'ex comico.

Beppe Grillo - Fake news, Grillo porta avanti la polemica «Che sia una giuria popolare a decidere»

Beppe Grillo

«Propongo una giuria popolare», scrive Grillo nero su bianco sul suo blog, come se lo urlasse, per farsi sentire meglio da chi la pensa diversamente da lui: «Renzi, Gentiloni, Napolitano e Pitruzzella, poi il ministro della Giustizia Orlando e infine il Presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno». «Tutti contro internet - ha spiegato Grillo - tutti puntano il dito sulle balle che girano sul web, sull'esigenza di ristabilire la verità tramite il nuovo tribunale dell'Inquisizione proposto dal presidente dell'Antitrust. Così il governo decide cosa è vero e cosa è falso su internet».

Un attacco chiaro e incisivo quello del leader del Movimento 5 Stelle, che tiene alta la tensione per una questione tanto delicata quale è la veridicità delle notizie pubblicate online, e le eventuali contromisure alle quali chi infama o mente dev'essere sottoposto.

Prima la polemica, poi la soluzione. «Propongo, non un tribunale governativo, ma una giuria popolare, che determini la veridicità delle notizie pubblicate sui media», una giuria costituita da «cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali. Se una notizia viene dichiarata falsa il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta, dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo».

***

Riportato integralmente il pensiero di Grillo, faccio presente che fino a prova contraria, in Italia ed in Europa vige uno stato di diritto in cui l'esecutivo (il Governo) non ha poteri sui giudici. Nel caso delle "bufale" poi sarebbe impensabile, e l'antitrust non ne fatto il minimo accenno, un'istituzione controllata dal Governo per giudicare se una notizia è falsa o incita all'odio. Per sua natura l'istituzione dovrebbe essere di garanzia, e perciò neutrale. Come è appunto la magistratura.DSi pouò discutere sui criteri di composozione, e su questo le opinioni di Grillo e dei 5 stelle sono importanti, perchè devono essere persone che offrano garanzie a tutti.  
Solo per demagogia si può invece pensare che il giudizio di correttezza o meno possa essere dato da un Tribunale del Popolo che sa tanto di rivoluzione francese o censura da regime comunista. I minculpop sono sempre dietro l'angolo, soprattutto quando si abusa della parola onestà bradendola contro gli avversari politici.
Fa infine sorridere l'osservazione di Grillo che in caso di una notizia falsa un direttore di giornale dovrebbe riportare quella corretta dopo il giudizio di questo Tribunale del popolo. Forse il "garante" dei 5 stelle non sa che tutte le testate giornalistitiche già oggi devono per legge rettificare notizie inesatte. In molti casi basta una segnalazione degli interessati e in caso di errore la deontologia obbliga a correggere subito. Purtroppo questo non avviene coi blog e con i vari siti sulla rete, dove le "fake news" restano magari per anni ad alimentare falsi dibattiti e polemiche.
a.l.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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