Milano si attiva per prima nella lotta allo spreco, e con l'intento di applicare quanto i principi della legge appena approvata, ha lanciato una propria food policy e un patto internazionale siglato da ben 100 sindaci nel mondo. La prima mossa è quella di consentire ai Comuni di effettuare sconti sulla Tari, la tassa sui rifiuti, a coloro che donano il cibo. Il provvedimento è rivolto a tutte quelle attività commerciali, industriali, professionali e produttive, dai ristoranti ai supermercati fino alle mense, che regaleranno i loro beni alimentari ai poveri.

«Studieremo come applicare le riduzioni - annuncia l'assessore con delega all'Ambiente, Marco Granelli - perché su questo fronte vogliamo essere un esempio. Questo strumento creerà un duplice beneficio: aumentare il numero delle realtà che già oggi donano il cibo a chi vive in condizioni di povertà e ridurre la quantità dei rifiuti». Tariffe e riduzioni dovranno essere da subito disegnate da tecnici e addetti ai lavori. Il punto di riferimento è la legge antispreco, che dice: «Il Comune può applicare un coefficiente di riduzione della tariffa proporzionale alla quantità, debitamente certificata, dei beni e prodotti ritirati dalla vendita e oggetto di donazione». Partendo da questo presupposto Palazzo Marino si mette al lavoro.
Tuttavia il primo passo è compiuto: Milano taglierà la Tari a coloro che doneranno beni alimentari. «Ne ho parlato anche con Roberto Tasca (l'assessore al Bilancio). Dobbiamo trovare le modalità tecniche perché l'operazione comporta una minore entrata, ma se calano i rifiuti scende anche il costo della raccolta», questo il punto di vista espresso da Granelli, che ha ora intenzione di studiare anche altre forme di sconto per i cittadini più “virtuosi”.
Quello delle tariffe della Tari ridotte è un provvedimento che chiede anche l'Epam, l'associazione di categoria dei ristoranti e dei locali. Un passaggio «necessario» secondo il presidente Lino Stoppani che «ci permette di raccogliere la vera eredità di Expo. Adesso anche la doggy bag potrà uscire dalle forme sperimentali per diventare un'abitudine concreta». E non solo, infatti la nuova cornice normativa «risolve - continua Stoppani - una serie di problemi burocratici che non aiutavano i ristoratori a cedere gratuitamente il cibo in eccesso. Paradossalmente, era più facile e conveniente buttare via che regalare ai bisognosi».
Milano era già attiva in questo senso, grazie all'attività svolta dal Banco alimentare, che distribuisce in città attraverso 244 strutture caritative ben 3.976 tonnellate di alimenti a 54.615 persone assistite. A questi si aggiungono 157 tonnellate di frutta e pane che arrivano da 104 mense scolastiche e 242.577 porzioni di cibo cotto donate da aziende e altri esercizi commerciali. Un'operazione che in toto, da sola, vale 11,5 milioni di euro salvati dalla pattumiera.
Per questo il direttore generale della fondazione, Marco Lucchini, afferma: «Milano è una città ricca di aziende della filiera agroalimentare, ci auguriamo con il cuore di aumentare le tonnellate di alimenti che recuperiamo perché la povertà morde». Anche Claudio Salluzzo, coordinatore della filiera agroalimentare di Confcommercio, si è espresso a riguardo: «La norma servitàù a incentivare le donazioni. Nelle piccole botteghe, però, non abbiamo sprechi e dai grossisti ai panificatori abbiamo fatto partire accordi per dare le eccedenze a realtà come il Banco alimentare o Pane quotidiano».