Sono 650 ad oggi i Comuni italiani che applicano la tassa di soggiorno ai turisti, dalle imposte di soggiorno o di sbarco sulle isole. E l'incasso complessivo del 2015 arriva a superare i 431 milioni di euro. Una cifra davvero notevole, specie se paragonata ai 342 milioni del 2013 (un aumento in due anni del 20,5%). Imposte che possono risultare comode a piccoli centri come Auronzo di Cadore (150mila euro) o Courmayer (400mila euro). Briciole, rispetto all'incasso della Capitale: Roma guida la classifica con 123,1 milioni, doppiando Milano, seconda con “soli” 61 milioni.
Il quadro generale sulla diffusione e l'applicazione delle tasse di soggiorno è della Uil - Unione italiana del lavoro, che ha approfondito il tema con uno studio del suo servizio Politiche territoriali. Inizialmente, nel 2011, i Comuni che avevano pensato ad un'imposta erano davvero pochi: Venezia, Roma, Firenze, Catania, Padova, Vieste, Villasimius e pochi altri. Oggi sono saliti a quota 650, con una spinta rispetto al 2014 del 14%: si tratta di località di mare, di montagna, termali e di lago. Si tratta di tariffe di 1,50 euro sullo sbarco o di soggiorno, fino ad un massimo di 5 euro per notte (esclusa Roma, che può arrivare anche a 10).
Se quindi Roma e Milano sono in testa per tassa di soggiorno, dietro di loro, con guadagni minori ma pur sempre consistenti, Venezia con 27,5 milioni, Firenze con 26,7 milioni, Rimini 7 milioni, Torino 5,9 milioni e Napoli con 4,5 milioni. Le località turistiche fanno da fanalino di cosa, per così dire: tra queste Riccione con 2,93 milioni che batte Taormina con 1,3 milioni. Bene Jesolo con 2,72 milioni, sopra gli 1,83 milioni di Montecatini Terme e 1,52 milioni di Viareggio. Genova e Palermo quasi a parimerito (rispettivamente 2 e 1,95 milioni).