Sono circa 30 gli allevatori iscritti nel registro degli indagati per “adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari”, e 5 i caseifici messi sotto osservazione dalla magistratura. Mentre le indagini dei Nas, disposte dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani, sono ancora in corso, nelle province di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona, è scattato l'allarme latte contraffatto e potenzialmente cancerogeno.
Sembra infatti che alcuni allevatori della zona non abbiano rispettato la normativa vigente, in base alla quale il latte che contiene un livello di aflatossina superiore a 50 nanogrammi per litro deve essere rigorosamente gettato. Secondo l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro infatti, l'aflatossina di tipo B1 è considerata “agente cancerogeno per l'uomo”. La si trova nel mais e una volta digerita dalle mucche diventa di tipo M1 (possibile cancerogena) e finisce nel latte.
Gli allevatori indagati hanno invece conservato il latte contenente l'aflatossina e lo hanno diluito per non destare sospetti sul livello della sostanza potenzialmente cancerogena contenuta al suo interno. Il latte è stato così venduto a basso costo e utilizzato per produrre alcuni tipi di formaggi, come il Grana.
Le segnalazioni sono arrivate da quei produttori che non sono disposti a scendere a compromessi per produrre formaggio e che quindi si mantengono alla larga da livelli di aflatossine sospette. Due segnalazioni in particolare riguardano la Centrale del Latte, il gruppo Ambrosi; dopodiché sono iniziati i controlli su tutta la zona, e sono venuti a galla numerosi illeciti, che hanno portato al sequestro di migliaia di forme di Grana Padano.