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Latte in polvere, la Camera si impegna a tutelare i prodotti caseari italiani

La Camera dei deputati ha approvato l'ordine del giorno che impegna il Governo a tutelare le produzioni lattiero casearie italiane. Si evidenzia però che la questione non riguarda formaggi Dop e Igp. Per salvaguardare i formaggi comuni (circa 30%) quindi si dovrà lavorare su un rigido sistema di etichettatura

03 luglio 2015 | 12:09
Latte in polvere, la Camera si impegna 
a tutelare i prodotti caseari italiani
Latte in polvere, la Camera si impegna 
a tutelare i prodotti caseari italiani

Latte in polvere, la Camera si impegna a tutelare i prodotti caseari italiani

La Camera dei deputati ha approvato l'ordine del giorno che impegna il Governo a tutelare le produzioni lattiero casearie italiane. Si evidenzia però che la questione non riguarda formaggi Dop e Igp. Per salvaguardare i formaggi comuni (circa 30%) quindi si dovrà lavorare su un rigido sistema di etichettatura

03 luglio 2015 | 12:09
 

Dopo che nei giorni scorsi il caso del latte in polvere ha allarmato i produttori e i consumatori italiani, dalla Camera dei deputati arriva un aggiornamento: la Camera ha infatti approvato l'ordine del giorno proposto dal deputato ed ex governatore della Sardegna, Mauro Pili, che richiama il Governo a intervenire in difesa della normativa italiana (legge n. 138 del 1974), che ricordiamo vieta l’utilizzo di polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare ai caseifici situati sul territorio nazionale. L'ordine del giorno include anche l'impegno del Governo a tutelare e valorizzare la tipicità dei prodotti lattiero caseari prodotti sul territorio italiano, con particolare riferimento a quelle aree che hanno una specificità riconosciuta anche attraverso le denominazioni Dop e Igp.



Sebbene secondo gli uffici della Commissione europea la normativa italiana sarebbe contraria alle disposizioni in tema di mercato interno e libera circolazione delle merci, Giovanni La Via, presidente della commissione Ambiente, sanità e sicurezza alimentare del Parlamento europeo, chiarisce che l'abolizione di tale divieto interesserebbe i soli formaggi comuni, e non i formaggi a marchio Dop e Igp i quali sono soggetti a disciplinari che vietano la produzione con materie prime diverse dal latte crudo.

«Dobbiamo difendere la nostra normativa - dichiara La Via - a tutela della qualità delle nostre produzioni e del made in Italy, in linea con quanto dichiarato dalle autorità italiane, che stanno già predisponendo le argomentazioni necessarie da inviare alla Commissione europea. Se dovessimo perdere questa battaglia che giuridicamente risulta complessa agiremo sulle regole relative all'etichettatura, cercando di tutelare i nostri agricoltori e consumatori, chiedendo alla Commissione europea l'inserimento obbligatorio in etichetta di una dicitura che informi il consumatore sulla produzione di formaggio a partire da latte in polvere, così da poterlo indurre ad una scelta consapevole».

Considerando che oltre il 70% della produzione casearia nazionale (tra Dop Igp e latte Alta qualità) non è interessato dalla vicenda, è necessario intervenire a tutela del restante 30% della produzione. E a tale proposito la Commissione europea tiene a precisare di non aver pronunciato nessun diktat nei confronti dell’Italia. Lo stesso Commissario Ue per l'Agricoltura, Phil Hogan si è dimostrato disponibile a un dialogo e all’ideazione di un percorso legislativo che non danneggi la qualità delle produzioni casearie italiane ed europee.

Cia: Inutile allarmismo, Dop e Igp restano tutelate
«Il polverone mediatico che si sta creando intorno al divieto di utilizzare il latte in polvere per i prodotti lattiero-caseari rischia di innescare preoccupanti allarmismi, tutti a svantaggio del Made in Italy agroalimentare», ha affermato il presidente nazionale Cia-Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino. «Il latte in polvere non può essere utilizzato, a prescindere, per la produzione di prodotti a Denominazione di origine protetta. Parmigiano, Grana Padano, Mozzarella di bufala, Pecorino, Asiago, Provolone e tutti gli altri 50 prodotti caseari “made in Italy” restano estranei a questa vicenda. Sono queste le produzioni che utilizzano gran parte del latte trasformato e dove i disciplinari non prevedono il latte in polvere. Per gli altri prodotti, qualora anche le prossime riunioni a Bruxelles dovessero tradursi in un nulla di fatto per l’Italia, resta l’obbligo di indicare un eventuale utilizzo di latte in polvere tra gli ingredienti».

«Coniugare tradizione e ricerca, quindi innovazione, è sicuramente un punto di forza per il miglioramento produttivo e qualitativo del latte e dei formaggi», commenta il presidente provinciale Cia Alessandria, Gian Piero Ameglio. «Credo sia poco influente l’abrogazione della norma nazionale che vieta l’utilizzo del latte in polvere nei formaggi. Non ci risulta che nei disciplinari di produzione delle nostre Dop e Igp vi sia la possibilità dell’utilizzo del latte in polvere o dei suoi derivati. Credo che la difesa del made in Italy passi attraverso accordi di filiera volti al mantenimento dell’alto livello qualitativo e sanitario dei nostri formaggi percorrendo le nostre caratterizzazioni storiche. Ritengo poco strategico pensare di difendere il made in Italy solo attraverso la strategia della filiera corta, pur importante, come sta facendo Coldiretti; piuttosto si consideri il danno che può fare l’attuale campagna mediatica allarmistica volta più ad intercettare consensi personali piuttosto che a difendere gli interessi comuni».

M5S: L’ingerenza dell'Ue favorisce i produttori “furbetti”
Il portavoce del Movimento 5 Stelle Marco Zullo, che fa parte della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ha approfondito il dossier e, spiega, «le cose sono un po’ diverse».

«La Commissione europea ha inviato una lettera di diffida all’Italia minacciando l’apertura di una procedura d’infrazione se il Governo non rivedrà la legge n. 138 dell’11 aprile 1974 che prevede per i produttori italiani il divieto di utilizzo, detenzione e vendita di latte in polvere e latte ricostituito per la produzione di prodotti caseari come formaggio, yogurt e latte alimentare». Ma, sottolinea Zullo, «questa minaccia è già realtà. Il formaggio prodotto con latte disidratato si trova già nei supermercati italiani, poiché la sua commercializzazione non può di fatto essere vietata, ma può essere vietata solo la sua produzione su suolo italiano: esso, dunque, viene prodotto all’estero. Oggi, per essere sicuro che non si tratti di formaggi di questo tipo, l’unica arma a disposizione del consumatore attento è quella di verificare dall’etichetta che sia prodotto in Italia».

«Con questa ingerenza - conclude il portavoce M5S - la Commissione europea favorirebbe i produttori furbetti... quelli cioè che non vorrebbero utilizzare prodotti di qualità, mentre quelli onesti rischierebbero di uscire dal mercato, perché i loro costi di produzione sarebbero notevolmente più elevati degli altri. Inoltre, oltre a danneggiare i produttori, verrebbero discriminati anche i consumatori perché si abbasserebbe la qualità dei prodotti in vendita».



Confagricoltura: Necessaria una migliore etichettatura
«Pur comprendendo la necessità per la Commissione europea di procedere a seguito di segnalazione, abbiamo spiegato, anche al commissario Hogan, le peculiarità e la diversità delle nostre produzioni», ha sottolineato Confagricoltura in una nota. «Va considerata la fase delicata del settore, che è uscito dal regime delle quote e si trova in una particolare situazione di instabilità del mercato. Ribadiamo che siamo pronti a lavorare con la Commissione europea e con il ministero delle Politiche agricole per trovare una soluzione adeguata».

«In ogni caso ai vertici della Commissione abbiamo richiamato la necessità di prevedere una migliore etichettatura dei prodotti lattiero-caseari. Andrà indicato con chiarezza in etichetta se si utilizza latte fresco oppure si impiega, totalmente o in parte, latte condensato o in polvere. La normativa europea sull’etichettatura, a detta anche della Commissione, potrebbe permettere una tale distinzione. Insomma, serve una normativa chiara - ha concluso Confagricoltura - che tuteli allevatori e consumatori; per questo la proposta di una nuova specifica etichettatura è un’esigenza indifferibile».

Dall’Abruzzo forte preoccupazione
È partito dall’Expo il grido di allarme degli allevatori abruzzesi preoccupati per la diffida dell’Unione europea. «Mentre noi siamo a Milano a spiegare ai visitatori dell’Expo come si compie il miracolo della trasformazione del latte in formaggio, qualcun altro vuole invece imporre la polvere come ingrediente autorizzato nella produzione di trasformati», ha dichiarato Silvana Verdecchia, presidente di Coldiretti Teramo, nel padiglione di Coldiretti all’Expo di Milano insieme ad alcuni pastori teramani in occasione della settimana dedicata alle specialità abruzzesi.

Al posto delle oltre 300mila pecore e delle 11mila bovine che pascolano in Abruzzo, basteranno pochi sacchi di polvere di latte per avere il vero pecorino e la vera scamorza abruzzese? E l’industria locale vorrà tradire le proprie radici come sta succedendo in altre regioni? «Gli allevatori e i consumatori dicono no e si batteranno fino in fondo perché ciò non avvenga».

Un forte allarme su cui è intervenuto anche il direttore provinciale di Coldiretti Teramo, Massimiliano Volpone: «L’Abruzzo ha conquistato con il tempo e il sacrificio degli allevatori seri un primato di qualità riconosciuto ed apprezzato in tutta Italia ma che ora rischia di estinguersi a causa dello scellerato comportamento delle lobby industriali che penalizzano consumatori ignari e produttori seri».

Una petizione per dire “no” al latte in polvere
Italia a Tavola sostiene la petizione, su change.org, diretta al ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina e lanciata da Mauro Pili per dire “no” alle imposizioni europee sul latte in polvere per i formaggi sardi. Per aderire alla petizione CLICCA QUI.


© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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