Il bergamotto, l'oro verde della Calabria, cresce solo nei giardini del Reggino, lungo un centinaio di km di costa, tra Villa San Giovanni (Rc) e Gioiosa Jonica (Rc). Prospera qui, quasi in regime di monopolio naturale, in una fascia protetta dai venti del nord dal massiccio dell'Aspromonte. Una cultivar poco pregiata cresce in Costa d'Avorio e in America Latina, ma con caratteristiche diverse. Dalla buccia di questo agrume si estrae la preziosa essenza che entra in tutti i profumi del mondo per la sua proprietà di fissarne i componenti.
Ma se l'olio essenziale - che dal 2001 si fregia della Dop europea - resta prezioso, oggi tutto il frutto, polpa e succo, è stato rivalutato per le sue potenzialità mediche e salutistiche. Prima il residuo dell'estrazione come materia di scarto veniva impiegato come mangime o fertilizzante. Sono note ora le potenzialità del consumo del frutto del bergamotto e dei suoi derivati, supportate da studi internazionali.
Al convegno “Storie di bergamotto” organizzato a Reggio Calabria dal dipartimento di Agraria dell'università Mediterranea, ne sono state affrontate tutte le proprietà e le potenzialità in chiave multifunzionale da parte di docenti universitari di varie discipline, medici, nutrizionisti, agronomi ed economisti. Neppure la gastronomia è risultata estranea al suo impiego, come hanno detto i cuochi della Federazione Italiana Cuochi. Il bergamotto è forse il frutto più studiato del mondo grazie alle intuizioni sui suoi benefici effetti sulla salute e per la diversificazione del suo uso.
Se ha in comune con gli altri agrumi benefiche proprietà, si è rivelato unico e prezioso contro l'eccesso di colesterolo e l'iperglicemia, secondo un complesso studio del professor Giovanni Sindona dell'Università di Reggio Calabria. Sbalorditivi i risultati della somministrazione del succo e dei suoi derivati riferiti al convegno dai rappresentanti della scienza: l'intero frutto conterrebbe preziosi flavonoidi e soprattutto una statina naturale in grado di inibire la biosintesi del colesterolo abbassandone il livello. Inoltre neutralizzerebbe lo stress ossidativo riducendo i trigliceridi.
Coltivato intensivamente in Calabria fin dal XV secolo permane tuttavia il mistero della sua origine. Il Citrus Bercamia Risso - questo il suo nome ufficiale - potrebbe essere un ibrido tra melangolo (arancio amaro) e limone - secondo Galeno - o una specie autonoma. Verrebbe dall'Asia, forse dall'antica città di Pergamo o, chissà, dovremmo essere grati a Colombo di averci portato anche questo dalle Americhe. Verde e rotondo, dall'esocarpo liscio, matura tra dicembre e gennaio ma va colto prima che ingiallisca. Tre le cultivar: il Castagnaro, ibrido naturale, il Femminiello, fruttifero ma di vita breve e il Fantastico, il più diffuso (70%).
Anticamente era utilizzato a scopo ornamentale dagli aristocratici come i Medici e il pittore Bartolomeo Del Bimbo non li fece mancare nelle sue nature morte. Ma solo la scoperta delle proprietà del suo olio, a partire dal 1750, dette vita ad una vera e propria civiltà e cultura del bergamotto con profonde radici contadine e artigianali e, successivamente, industriali. Se all'inizio l'essenza veniva estratta dalla buccia manualmente facendola assorbire da spugne marine, oggi l'estrazione e la lavorazione avvengono in modernissimi impianti. Una visita allo stabilimento di Enzo Cilione, alla quinta generazione di estrattori, consente di ripercorrere la storia del bergamotto attraverso una raccolta di antichi torchi e contenitori in rame per la conservazione dell'essenza.
Fu la celebre acqua di colonia “1704” di Jean Marie Farina a segnarne il trionfo nel mondo della profumeria internazionale. Oggi il Consorzio Unionberg concentra e commercializza il prodotto della maggioranza dei coltivatori, concludendo accordi con gli esportatori per garantire la stabilità di prezzi, con un trend moderatamente rialzista. Un conquista - questa - che riesce a garantire un reddito ai produttori, in genere piccoli, con appena due ettari coltivati a bergamotto. Va ricordato infatti che a una sentenza della Corte Costituzionale del 1962 che dichiarò illegittimo il monopolio esistente dal 1933, l'essenza subì oscillazioni di prezzo che portarono all'abbandono delle coltivazioni: dagli oltre 3mila ettari a poco più della metà.
«Oggi finalmente abbiamo in mano il prodotto - ha detto il presidente del Consorzio Unionberg Ezio Pizzi - con 486 aziende agricole associate e l'85% dell'intera produzione. Stiamo sviluppando azioni che possono portare a grandi risultati come i recenti accordi per la commercializzazione del frutto fresco e del succo nella Grande Distribuzione». Se attualmente l'essenza occupa i primi posti dell'export calabrese, la Regione e le istituzioni reggine sono sempre più impegnate nella promozione dell'agrume e dei suoi derivati. Tra le prospettive anche l'aumento della superficie coltivata considerando però che il primo raccolto avviene molti anni dopo l'impianto. Saverio Nesci, docente del dipartimento di Agraria e produttore di bergamotto, ha sottolineato la necessità di potenziare questa risorsa green che suscita sempre più interesse dei giovani agricoltori e delle donne, esclusiva del territorio reggino.
Al convegno “Storie di Bergamotto” sono intervenuti oltre 40 relatori di varie discipline. A loro e al folto pubblico hanno dato il benvenuto il direttore del dipartimento di Agraria, Giuseppe Zimbalatti, e altri rappresentanti del mondo accademico, mentre a moderare gli interventi erano Marco Magheri, vice segretario generale della Comunicazione pubblica, Antonio Boschetti, direttore dell'Informatore Agrario e Alberto Grimelli, direttore di Teatro Naturale.
«Il bergamotto è un frutto multifunzionale su cui c'è volontà di investire - ha detto Giuseppe Zimbalatti - alla luce di tante certezza sui suoi preziosi componenti e sulle prospettive offerta da una sua maggiore conoscenza e dalla diffusione del consumo». Coinvolto da tempo anche il mondo della gastronomia. Oltre ad entrare nelle marmellate, in pasticceria e ad aromatizzare famosi tè inglesi, il frutto può dare bevande squisite e salutari, come quello di recente messo in commercio in collaborazione con il Trentino Alto Adige composto per l'80% da succo di mela e per il 20% di bergamotto.
Anche il frutto fresco non è da sottovalutare nonostante la sua nota di gradevole amaro, come hanno detto al convegno gli chef Rocco Pozzulo e Francesco Corapi della Federazione italiana cuochi. «Lo abbiamo proposto con successo anche al recente meeting della Leopolda di Firenze - ha detto Rocco Pozzulo - ed è stato molto ben accolto». Anche se il suo uso alimentare in passato era molto marginale, pare che ad apprezzarlo in un “menu di magro” del 1536 fu anche l'imperatore Carlo V di passaggio a Roma.
Il gradimento è stato ottenuto anche nella cena congressuale, con le Lasagnette al tonno con scorzette di bergamotto, con la Caponatina reggina e con il Profiterol allo stesso aroma. Problematico, invece, l'abbinamento ai buoni vini di Calabria. «Con la Cipolla rossa di Tropea - ha detto Tommaso Calabrò del Dipartimento Programmazione Nazionale e Comunitaria della Regione Calabria - questo agrume rappresenta l'eccellenza dell'agroalimentare calabrese e questo convegno nasce proprio nel maggio 2015 nell'ambito dell'Expo, con lo scopo di dare spazio all'unicità dei territorio e promuovere le identità locali.