Continuano gli straschici legati alla questione Balocco-Chiara Ferragni. Qualche mese fa era emerso come il pandoro "benefico" prodotto dalla nota azienda dolciaria e brandizzato Ferragni non fosse così "benefico" come gli slogan pubblicitari avevano voluto far credere.
Chiara Ferragni nel mirino dell'Antitrust
"Balocco presenta il pandoro Chiara Ferragni per sostenere l’ospedale Regina Margherita", questo l'annuncio che appariva nel sito della Balocco, leggendo il quale in molti hanno creduto come ci fosse una correlazione diretta tra la vendita dei dolci natalizi e l'effettiva beneficenza. Portando migliaia e migliaia di clienti ad acquistare, a fin di bene, il prodotto sponsorizzato. Non sapendo, in realtà, come l'ammontare della cifra donata al Regina Margherita fosse stata stabilita in precedenza, non legata quindi al numero di pandori venduti (e proposti al pubblico, tra l'altro, anche a un prezzo maggiorato).
Anche la Ferragni nel mirino dell'Antitrust
Una pratica sleale, sicuramente non chiara (al contrario del nome della protagonista della vicenda) e ingannevole, finita nell'occhio del ciclone prima e anche dell'Antitrust poi. L'autorità anti frodi già aveva aperto un’istruttoria nei confronti dell’azienda dolciaria per pratica commerciale scorretta, e ha coinvolto poi nel procedimento anche le società Fenice e TBS Crew, riconducibili proprio alla Ferragni.
L'Antitrust sulle aziende di Chiara Ferragni
«L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – si legge sul sito dell'Antitrust – ha esteso alle società Fenice S.r.l. e TBS Crew S.r.l., riconducibili alla signora Chiara Ferragni, il procedimento avviato nei confronti della Balocco S.p.A. Industria Dolciaria per pratica commerciale scorretta in relazione all’iniziativa commerciale denominata “Chiara Ferragni e Balocco insieme per l’ospedale Regina Margherita di Torino”. I funzionari dell’Autorità hanno svolto ispezioni nelle sedi di Fenice S.r.l. e di TBS Crew S.r.l. con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza».
Pandoro della Ferragni: Codacons chiede rimborso ai clienti
Spesso schierato contro le iniziative dei Ferragnez, anche il Codacons ha detto la sua in merito alla questione. Chiedendo pure il rimborso il costo del pandoro a tutti i clienti che, tra lo scorso novembre e dicembre, avevano acquistato il dolce.
Ferragni-Balocco, il Codacons chiede rimborso pandori
«Grazie alla decisione dell'Antitrust di estendere l'indagine alle società di Chiara Ferragni – scrive il Codacons in una nota – sarà possibile capire meglio i dettagli di una operazione commerciale proposta al pubblico con criteri poco chiari, tali da modificare le scelte economiche dei consumatori che avevano deciso di acquistare il prodotto sponsorizzato dalla nota influencer. Ora se l'Antitrust confermerà la pratica commerciale scorretta, e se saranno accertate responsabilità da parte delle società coinvolte, avvieremo un’azione legale contro la Balocco e Chiara Ferragni, chiedendo ai due soggetti di rimborsare il costo del pandoro a tutti i consumatori che hanno aderito all'iniziativa di solidarietà».
Agcom: «Vanno riviste leggi sugli influencer»
Anche in merito a quanto accaduto l'Agcom, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha chiesto tramite una nota ufficiale che vengano riviste regole e leggi proprio in riferimento all'attività degli influencer (da includere in questa categoria youtuber, vlogger, streamer e creator), fin troppo liberi finora di agire e operare in una zona grigia dal punto di vista commerciale e comunicativo. L'Agcom chiede di assimilare tale categoria di lavoratori a quella degli operatori nel mondo dello spettacolo, in quanto «svolgono un’attività analoga o comunque assimilabile a quella dei fornitori di servizi di media audiovisivi».
Influencer, nuove regole in arrivo?
Tali fornitori, come previsto dalla legge, devono rispettare determinate regole per poter diffondere e promuovere i loro prodotti al pubblico. Più nello specifico l'Autorità garante chiede come ai soggetti «... che propongono contenuti audiovisivi in modo continuo, con una modalità di offerta e organizzazione degli stessi tale da renderli sovrapponibili a un catalogo di un servizio di media on-demand come i canali YouTube, venga applicata la totalità degli obblighi previsti dal Testo unico come l’iscrizione al ROC, la disciplina in materie di opere europee e indipendenti e la SCIA (segnalazione certificata di inizio attività)». Per tutti gli altri soggetti che operano e agiscono in maniera meno continuativa invece non è necessaria l’applicazione nella sua interezza del regime giuridico previsto per i servizi di media audiovisivi a richiesta.