Grandissima novità in arrivo per tutti i pubblici esercenti sulla questione buoni pasto: in seguito alle aggiudicazioni della gara pubblica Consip BP10 (ancora non efficaci), infatti, a breve verrà fissato un tetto al 5% per le commissioni da corrispondere da parte delle imprese. Dicesi, un taglio economico netto per il ticketing che porterà ad un notevole risparmio per tutti gli interessati. Un passo in avanti, dunque, che non costringerà più i migliaia di esercizi nello Stivale a dover «pagare una tassa occulta del valore di centinaia di milioni di euro per assicurare il servizio ai lavoratori che utilizzano il buono pasto», scrive Confcommercio in una nota. Per esempio, basti pensare infatti che le commissioni della precedente gara in Lombardia erano superiori al 16%, mentre in altre regioni come Campania, Sicilia e Calabria superavano di poco il 20%.
Il tetto delle commissioni per i buoni pasto sarà al 5%
La Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), con questa futura (e nuova) regola ha stimato un risparmio, nel nuovo anno, per gli esercenti che si aggira intorno ai 150 milioni di euro a livello nazionale: una cifra importante in un mercato dal valore complessivo di circa 70,3 milioni di euro (che ha registrato un andamento positivo rispetto all'anno precedente di quasi quattro milioni di euro).
Il vademecum di Confcommercio
A seguito di questa decisione, l'associazione ha diffuso un vademecum per informare della grandissima novità tutti i garanti di ticket nel Bel Paese ossia esercenti, supermercati, ristoranti e bar. I nuovi contratti di convenzione potranno chiedere una commissione massima del 5% del valore nominale del buono pasto senza alcun costo accessorio. Infatti, l'emettitore non potrà richiedere alcun costo aggiuntivo, né per la dematerializzazione dei buoni cartacei né per i pos di lettura per i ticket elettronici né tantomeno per la gestione di fatture ed emissione.
Cosa sono i buoni pasto
Tra le forme di welfare contrattuale più diffuse ci sono i buoni pasto, che consistono in un servizio offerto ai lavoratori per acquistare il pranzo presso gli esercizi convenzionati o fare la spesa in uno dei supermercati aderenti presenti sul territorio nazionale. Oggigiorno sono in crescita le aziende che forniscono i buoni pasto ai propri dipendenti, e anche questo servizio è attentamente regolamentato. In particolare, i buoni pasto elettronici o cartacei (ticket) vengono spesso riconosciuti dall'azienda ai lavoratori quando, non è presente nella sede di lavoro una mensa interna o esterna.
Chi ha diritto al buono pasto
I lavoratori che hanno diritto ai buoni pasto possono essere i dipendenti sia con contratto part-time che a tempo pieno, così come i collaboratori dell’azienda: il Decreto 7 giugno 2017, n. 122, riporta:
- «Regolamento recante disposizioni in materia di servizi sostitutivi di mensa, in attuazione dell’articolo 144, comma 5, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50.”, i buoni pasto sono utilizzabili solo dai “[…] prestatori di lavoro subordinato, a tempo pieno o parziale, anche qualora l’orario di lavoro non prevede una pausa per il pasto, nonché dai soggetti che hanno instaurato con il cliente un rapporto di collaborazione anche non subordinato».
L’azienda non è obbligata a dare i buoni pasto
Come anticipato, i buoni pasto sono un benefit aziendale, pertanto il datore di lavoro non è obbligato a concedere ai propri dipendenti i buoni pasto, salvo diversa indicazione contenuta nel CCNL di categoria applicato, nella contrattazione individuale o nella contrattazione decentrata (aziendale e/o territoriale). Si tratta di fatto di un servizio sostitutivo della mensa aziendale, che le imprese non sono obbligate a garantire ai propri lavoratori, se non espressamente previsto dai contratti.