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La siccità spinge i cinghiali in città. Arriva il protocollo salva biodiversità

Con raccolti e i torrenti a secco i branchi si spingono sempre più verso i centri urbani e i litorali a caccia di cibo e di acqua, causando incidenti. Firmato il protocollo per la qualificazione dell’attività faunistico-venatoria

 
24 febbraio 2023 | 12:36

La siccità spinge i cinghiali in città. Arriva il protocollo salva biodiversità

Con raccolti e i torrenti a secco i branchi si spingono sempre più verso i centri urbani e i litorali a caccia di cibo e di acqua, causando incidenti. Firmato il protocollo per la qualificazione dell’attività faunistico-venatoria

24 febbraio 2023 | 12:36
 

La siccità che non da tregua, complica anche la situazione cinghiali. Con quasi un incidente ogni due giorni in Italia l’invasione di animali selvatici come i cinghiali in città e campagne ha provocato più di 200 fra morti e feriti sulle strade in un anno, oltre a danni alle coltivazioni e rischi sanitari per gli allevamenti. I dati emergono dall’elaborazione di Coldiretti su dati Asaps in occasione del vertice a Roma a Palazzo Rospigliosi tra il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, il presidente di Fondazione Una Maurizio Zipponi, e il presidente dell’associazione Agrivenatoria Biodiversitalia Niccolò Sacchetti, per affrontare una delle peggiori minacce alla sicurezza delle famiglie, all’ecosistema, alla biodiversità e alla sovranità alimentare nazionale. Per questo è stato anche firmato un protocollo per la qualificazione dell’attività faunistico-venatoria, presentato da AB-Agrivenatoria Biodiversitalia, Coldiretti, Federparchi e Fondazione Una.

Con i torrenti bassi per la siccità i cinghiali passano da un territorio all'altro La siccità spinge i cinghiali in città. Arriva il protocollo salva biodiversità

Con i torrenti bassi per la siccità i cinghiali passano da un territorio all'altro

Con la siccità i branchi arrivano sempre più vicini ai centri urbani

Una situazione, dicevamo, peggiorata con la siccità che fa seccare i raccolti e asciuga i torrenti spingendo i branchi sempre più verso i centri urbani e i litorali a caccia di cibo e di acqua. Peraltro, i bassi livelli dei fiumi permettono agli animali di attraversarli con più facilità aumentandone le possibilità di spostarsi da un territorio all’altro, tanto che i cinghiali sono capaci di percorrere fino a 40 chilometri alla volta. I branchi si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. Con la presenza di 2,3 milioni di cinghiali stimati dalla Coldiretti sull’intero territorio nazionale la situazione è ormai insostenibile in città e campagne con danni incalcolabili alle produzioni agricole ma anche all’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale senza dimenticare i rischi per gli allevamenti e il Made in Italy a tavola con la diffusione della peste africana.

 

Italiani molto preoccupati e spaventati

Quasi sette italiani su dieci (69%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, ritengono che i cinghiali siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati. La grande maggioranza degli incidenti si verifica di giorno, nel 90% dei casi sulle strade statali, provinciali e comunali e 8 schianti su 10 vedono coinvolte delle auto. Ma il problema riguarda anche le vie cittadine con i cinghiali che si spingono dentro le aree urbane alla ricerca di cibo fra mamme con i passeggini, bambini che vanno a scuola o all’asilo e macchine di pendolari che vanno al lavoro come accade anche nella capitale d’Italia divenuta un po’ il simbolo di questa invasione.

Emergenza nazionale

«La maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate» denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza «di interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali a livello nazionale». Gli abbattimenti dei cinghiali si verificano per la quasi totalità (94%) in aree pubbliche e il resto in riserve di caccia private e per la maggior parte (60%) si tratta di animali di grossa taglia, secondo gli ultimi dati Ispra relativi al periodo 2015-2021.

L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali. Se nelle città molti abitanti sono costretti a vivere nella paura, nelle campagne la presenza dei cinghiali ha già causato l’abbandono di 800mila ettari di terreni fertili che oggi, oltre a non essere più produttivi, sono esposti all’erosione e al dissesto idrogeologico.

Arriva il protocollo salva biodiversità

Per questo diventa ancora più importante il protocollo per la qualificazione dell’attività faunistico-venatoria, presentato da AB-Agrivenatoria Biodiversitalia, Coldiretti, Federparchi e Fondazione Una, firmato durante l’evento “Custodi della Biodiversità” con Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

Tra i punti: tutela della biodiversità con la gestione della raccolta dei frutti spontanei come funghi e tartufi, lo sviluppo della filiera delle carni di selvaggina, la promozione del turismo, da difesa dagli incendi e il riconoscimento delle attività faunistico-venatorie al pari delle attività agricole ai fini del mantenimento degli ecosistemi, della fauna e della flora selvatiche e dei servizi offerti con i piani di prelievo autorizzati. L’obiettivo è quello di definire una nuova posizione per le Aziende Faunistico-Venatorie in Italia, attraverso proposte di aggiornamento delle normative che regolano il settore per agire in maniera coordinata sulle cause che stanno portando alla riduzione della biodiversità che caratterizza il nostro paese e alla ridotta produttività delle attività agricolo-faunistiche.

In questa direzione il Dipartimento dei Vigili del Fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile e AB Agrivenatoria Biodiversitalia (Ab), hanno avviato una serie di interlocuzioni per una collaborazione che prevederà, tra l’altro, una sinergica attività di funzioni rivolte agli imprenditori agricoli in tema di sicurezza ambientale e sviluppo delle più innovative tecniche per la protezione dal rischio incendi.

 

Cinque tematiche importanti

Durante l’evento, il presidente di Ab, Niccolò Sacchetti ha infatti esposto al Ministro le cinque tematiche, approfondite successivamente nel documento di lavoro e dagli altri presidenti, riguardanti le questioni cruciali per la sopravvivenza del settore agricolo-faunistico, come:

  • La qualificazione dell’attività faunistico-venatoria in coerenza con l’ordinamento europeo, attraverso il riconoscimento delle attività faunistico-venatorie al pari delle attività agricole ai fini del mantenimento degli ecosistemi, della fauna e della flora selvatiche e dei servizi offerti con i piani di prelievo autorizzati.
  • La gestione della raccolta dei frutti spontanei (tartufi, funghi ecc) all’interno delle aziende faunistiche, attraverso l’attribuzione ai titolari di queste ultime dei diritti e degli obblighi di gestione, cura e controllo imposti dalla normativa ad un imprenditore agricolo.
  • La creazione di una normativa nazionale per la filiera delle carni di selvaggina, al fine di tutelare, sia da un punto di vista commerciale che gastronomico, il ruolo di rilievo e di rappresentatività del forte legame che queste carni hanno con le tradizioni alimentari regionali e nazionali oltre a creare economia e generare lavoro, soprattutto nelle aree interne del Paese.
  • Favorire la fruizione dei servizi offerti dagli istituti faunistici anche attraverso lo sviluppo del turismo in molte regioni italiane.
  • La necessità di predisporre l’automatismo dei rinnovi delle concessioni per i titolari delle aziende del settore al fine di garantire continuità operativa.


«Le aziende faunistiche sono una componente strategica per tutelare la biodiversità dei territori creando al tempo stesso opportunità di sviluppo e di reddito all’interno delle filiere e contribuendo a controllare l’espansione incontrollata della fauna selvatica che tanti danni causa all’ambiente e all’uomo» ha commentato Prandini nel sottolineare che «se nelle città molti abitanti sono costretti a vivere nella paura, nelle campagne la presenza dei cinghiali ha già causato l’abbandono di 800mila ettari di terreni fertili che oggi, oltre a non essere più produttivi, sono esposti all`erosione e al dissesto idrogeologico. Senza dimenticare che è a rischio anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale».

La siccità spinge i cinghiali in città. Arriva il protocollo salva biodiversità

L'invasione dei cinghiali è emergenza nazionale

Utile per generare indotti

«La creazione di una normativa nazionale che armonizzi gli attuali regimi regionali di gestione della filiera delle carni di selvaggina permetterebbe alle aziende venatorie di generare economia e reddito nella piena salvaguardia della salute pubblica, grazie ai sistemi di tracciabilità e i controlli di carattere igienico-sanitari. Fondazione Una sta già sperimentando le possibilità offerte dalla creazione di una filiera riconosciuta e sostenibile per la carne di selvaggina grazie al progetto “Selvatici e Buoni” concretizzatosi in Lombardia e in procinto di estendersi ad altre regioni italiane» ha dichiarato il presidente di Fondazione Una, Maurizio Zipponi sull’opportunità di creazione di una normativa che regoli la filiera della carne di selvaggina, che generi economia ed occupazione nelle aree interne, il quale ha concluso: «Con la nascita di AB finalmente il mondo degli imprenditori degli istituiti faunistico - venatori privati avrà una voce autorevole ed ascoltata».

«Il sistema italiano delle aree protette ha come missione prioritaria la conservazione della natura e la tutela della biodiversità. A tale obiettivo si affianca quello della promozione di modelli di sviluppo sostenibile e i parchi sono stati, soprattutto negli ultimi trenta anni, degli incubatori di sostenibilità. La filiera agroalimentare, insieme a quella del turismo, è sicuramente il comparto più avanzato che fa delle aree protette un avamposto per uno sviluppo compatibile con l’ambiente naturale. Produzioni agricole ed alimentari di qualità costituiscono la nuova frontiera per la valorizzazione delle eccellenze dei parchi e un ulteriore salto in avanti dell’intero comparto» ha commentato il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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