Amarone Opera prima, due giornate presso il Palazzo della Gran Guardia a Verona per festeggiare il millesimo 2018. Christian Marchesini, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella ha aperto la conferenza inaugurale con lo stato dell’arte della denominazione. «Il 2022 chiude con un segno positivo, nella media degli ultimi 5 anni del 7%. Ci sono poi paesi che crescono di più come gli Stati Uniti ed altri come la Germania che perde quota con un -15%. Riparte la Cina nonostante un biennio di pandemia con una crescita. Crediamo nei paesi del sud est asiatico, di recento abbiamo organizzato un evento in Vietnam con grandi soddisfazioni».
Per l'Amarone il 2022 si chiude con un segno positivo
Vigneti sempre più sostenibili
Interessanti anche i dati sulla sostenibilità, iniziato un percorso nel 2010 con un 3% di vigneto certificato, oggi sono arrivati al 35%, 2800 gli ettari certificati di cui 1.500 biologici, su un totale di 8500 ettari. Il Consorzio ha costituito il Gruppo Giovani under 40, un caso unico in Italia, una cinquantina di aziende agricole.
Buona l’annata 2018
L’annata 2018 dal punto di vista climatico è stata normale con un buon apporto idrico, maturazione rapida e l’appassimento si è concluso con un certo anticipo senza particolari problematiche.
La tecnica dell'appassimento delle uve verso l'Unesco
Verso l’Unesco
L’occasione è stata anche quella di comunicare la chiusura della candidatura della tecnica della messa a riposo delle uve della Valpolicella a patrimonio immateriale dell’Unesco. Una tecnica che da oltre 1500 anni fa parte dell’anima di questo territorio. Dal 2003 l’Unesco ha riconosciuto la necessità di salvaguardare anche il patrimonio culturale immateriale. Un percorso lungo che comporta una decina di fasi, di cui siamo solamente alla seconda. Se verrà accettata la candidatura, alla Valpolicella verrà riconosciuto il primato di iscrizione di una pratica di vinificazione negli elenchi tutelati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura.
Sono intervenuti Pier Luigi Petrillo, coordinatore del Comitato scientifico, professore e direttore della cattedra Unesco sui Patrimoni culturali immateriali dell’Università Unitelma Sapienza di Roma; Elisabetta Moro, professore ordinario di Antropologia culturale dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Dieci le pagine redatte dal Comitato scientifico, che sintetizzano il lavoro di studio, analisi, raccolta di documenti e materiale video fotografico anche di archivio. Fulcro del dossier i quattro capisaldi identitari che secondo il Comitato scientifico, composto da enologi, giuristi e antropologi, asseverano l’istanza della Valpolicella. In questo territorio, infatti, la secolare tecnica della messa a riposo delle uve della Valpolicella - pratica che decreta l’unicità dell’Amarone e del Recioto – garantisce, cita il dossier, una “funzione educativa, ambientale, di riscatto sociale e di inclusione” e ovviamente “una funzione enologica”, perché “senza questa tecnica i vini del territorio non esisterebbero”. Tra i punti di forza, individuati anche l’estensione territoriale dell’appassimento praticato da “8mila persone” nei 19 comuni della denominazione.