Dunque la vicenda aranciata sembra chiusa. O almeno si spera. Le prese di posizione dei ministri delle Politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, e delle Politiche europee, Andrea Ronchi, non lascerebbero dubbi. Come non lascia dubbi l'individuazione del responsabile politico di questo colpo di mano che in Senato, complice probabilmente la scarsa attenzione per la routine dell'approvazione quasi obbligata delle direttive Ue, ha fatto inserire con un emendamento l'abrogazione in Senato dell'art.1 della legge n. 286 del 3 aprile 1961, (la cosiddetta legge 'salva vitamina C') e che impedisce che in Italia si possano produrre aranciate senza almeno il 12% di succo d'arancia. Abrogazione avvenuta approvando come detto la legge delega Comunitaria che recepisce le norme europee.
Zaia e Ronchi hanno indicato nel senatore Francesco Casoli (Pdl) il responsabile della presentazione dell'emendamento, senza spiegare però perché questo sia stato fatto. Noi vogliamo sperare che il senatore Casoli sia stato tratto in inganno da qualche funzionario un po' troppo zelante, o corrotto, che gli ha passato un testo senza spiegare l'aggiunta di una semplice 'cancellazione di un articolo”. Poiché la cosa in sè non è banale il senatore Casoli ha il diritto di uscire indenne da una vicenda veramente sconcia (che ha messo a rischio la salute dei consumatori e gli interessi dei produttori di arance). E l'unico modo in cui lo lo può fare è dichiarando pubblicamente chi ha materialmente scritto il suo testo. Se non lo facesse sarebbe un guaio, perché il silenzio potrebbe suonare come un'ammissione di responsabilità di cui qualcuno gli potrebbe chiedere conto.
è evidente che dietro questo colpo di mano ci possono essere interessi miliardari, con magari le multinazionali delle bibite interessate a scardinare il mercato. In tal senso appare forse un po' fuori dalle righe l'osservazione del ministro Zaia che incolpa di fatto ancora una volta l'Europa, come purtroppo avevamo pensato in molti all'inizio della vicenda. Che senso ha dire «a volte Bruxelles fa scelte che poco hanno a che vedere con la produzione di qualità e forse anche con l'agricoltura. Per favorire alcuni settori si dimenticano concetti elementari che un normale cittadino consumatore dà per scontati, come il fatto che l'aranciata si faccia con le arance e che il vino si faccia con l'uva». Condividiamo in pieno l'affermazione, ma forse stavolta il colpevole è solo in Italia.
Per fortuna, in ogni caso, il ministro ha dato immediate istruzioni perché gli uffici del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali facessero pervenire alla Presidenza del Consiglio la richiesta di abrogazione dell'emendamento 16.0.1 in modo che nel passaggio alla Camera dei Deputati il Governo intervenga in merito proponendo l'abrogazione dell'emendamento 21. «La questione interessa non solo il cittadino consumatore ma anche un settore strategico per il comparto ortofrutticolo come l'agrumicoltura. Sono certo - ha concluso Zaia - che il buon senso non si perderà in un bicchiere di aranciata».
Non da meno la posizione del ministro Ronchi. «Assumerò al più presto - ha dichiarato - un'iniziativa per porre rimedio agli effetti dell'emendamento Casoli alla legge Comunitaria, riguardante la commercializzazione di bevande dai nomi di fantasia con colore e aroma d'arancia che il Senato ha approvato a larga maggioranza nonostante il parere contrario del governo. Sarebbe inaccettabile derogare al dovere di informare correttamente i consumatori e tutelarne la salute, oltretutto penalizzando, in un momento di crisi come questo, un settore portante dell'economia agricola nazionale e, in particolare, del Mezzogiorno d'Italia come quello della produzione di agrumi».
Ora la parola passa al senatore Casoli.
a.l.