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Trucchi di cantina sul rosé Coldiretti e Panont contestano l'Europa

 
25 marzo 2009 | 18:55

Trucchi di cantina sul rosé Coldiretti e Panont contestano l'Europa

25 marzo 2009 | 18:55
 

Si allarga la polemica sull'orientamento dell'Unione europea di permettere la produzione di vino rosé semplicemente miscelando vini bianchi e rossi. Uno scandalo per la Coldiretti, che aggiunge il suo No a quello del Consorzio dell'Oltrepò Pavese e di molti produttori francesi

 Compromesso raggiunto a Bruxelles per il vino rosato. Sarà consentito etichettare con il termine "rosato tradizionale" il prodotto ottenuto da vinificazione in rosa di uve rosse, mentre per i blend di vino bianco e rosso si potrà scrivere "rosato da taglio". Entrambe le indicazioni sono opzionali, anche se per i propri prodotti ogni Stato membro potrà renderle obbligatorie. è passato dunque il tentativo di mediazione del commissario Fischer Boel, che ha incassato il sì preventivo di 26 membri su 27 in Comitato di gestione, bypassando così le resistenze della Francia, che si è astenuta. Ora la nuova pratica dovrebbe essere inserita nel regolamento europeo sulle pratiche enologiche e poi in quello dell'etichettatura, entrambi al rush finale per l'approvazione entro agosto. Ricordiamo che il taglio di vino rosso e rosato sarà consentito per i vini da tavola, da sempre esclusi da questo tipo di pratica enologica.

Coldiretti: Scandaloso il via libera alla commercializzazione delle mescele di bianco e rosso
è scandaloso il via libera comunitario alla commercializzazione di vino rosé ottenuto miscelando vini bianco e rosso. è quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla decisione del Comitato di gestione assunta in applicazione dell'ultima riforma di mercato del vino approvata in sede europea ma fortemente contestata. Sarà possibile acquistare nei Paesi dell'Unione europea vino rosé ottenuto semplicemente dalla miscela di vini bianchi e rossi senza alcuna indicazione in etichetta per i consumatori.

Panont: Servono norme più restrittive
E la contestazione non finisce qui. «La proposta del commissario Ue all'Agricoltura Fischer Boel, accolta dai 27 Stati membri, non è sufficiente a difendere la qualità italiana del vino Rosé dalla vigna alla tavola». Il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Carlo Alberto Panont (nella foto), mette in guardia: «Si prevede troppa discrezionalità, si lascia troppo ai singoli Paesi. Non si possono prendere in giro i consumatori e stupisce che si cada nell'errore di fermarsi solo a una menzione in etichetta, per di più facoltativa. Bisogna pensare ai singoli territori del vino, alla difesa della storia delle aree viticole europee. Se da un lato è vero che solo i Rosé originali potranno chiamarsi "vino rosato tradizionale", c'è da aspettarsi che i concorrenti tenteranno certamente un'invasione di mercato con gli stratagemmi più strani. Il consumatore meno esperto rischia di esser tratto in inganno».

Panont, uno dei primi a prendere una posizione netta nei giorni scorsi alla notizia del possibile via libera europeo ai "rosé da laboratorio", invita a un ripensamento, a stabilire norme più restrittive: «La Ue ha sbagliato a prevedere la dicitura facoltativa "rosato da miscelazione" se il vino è frutto di tagli tra bianchi e rossi. Di fatto - sottolinea il direttore del Consorzio oltrepadano - significa ammettere che possa esistere un Rosé di sintesi. Il nostro vino italiano non è un prodotto di laboratorio, lo sappiamo bene noi in Oltrepò Pavese che al Vinitaly porteremo il Cruasé, un marchio collettivo che è identità territoriale. Sarà l'unico spumante rosa italiano, Metodo classico Docg, naturalmente ottenuto dalluva a bacca rossa del nostro Pinot nero. Il Cruasé è qualità certificata e tracciabile dal filare al bicchiere, un patrimonio nazionale. Non può finire sullo scaffale insieme a vini colorati, prodotti chissà come».

Carlo Alberto PanontPer parte sua la Coldiretti parla di una  decisione che abbassa il livello qualitativo dell'offerta vitivinicola europea aprendo di fatto la strada ad una scorciatoia che inganna i cittadini europei e danneggia i produttori di vero rosè che si ottiene vinificando in bianco le uve rosse, Il fatto che le imprese che sceglieranno la via naturale per la produzione di rosè potranno volontariamente indicarlo in etichetta con la scritta "vino rosè tradizionale", non è sufficiente - sostiene la Coldiretti - a tutelare il mercato dalla concorrenza sleale. La possibilità accordata agli Stati membri interessati di introdurre un'etichetta obbligatoria per la loro specifica produzione non impedisce peraltro - precisa la Coldiretti - l'arrivo sul mercato nazionale di "falsi rosè" di produzione comunitaria.

La scelta dell'Ue - denuncia Coldiretti - segue l'autorizzazione della pratica dello zuccheraggio, la possibilità di chiamare vino anche quello ottenuto dalla fermentazione di frutti diversi dall'uva ed è una diretta conseguenza della riforma di mercato europeo del vino, la possibilità di eliminare parte dell'alcol naturalmente contenuto nel vino e di utilizzare i trucioli per invecchiare il vino senza alcuna indicazione in etichetta. Una riforma che favorisce la concorrenza sleale a danno del vino italiano, che è già il più "taroccato" all'estero dove sono molto diffuse imitazioni che mettono a rischio l'immagine del prodotto e le opportunità di penetrazione dei mercati.

Con una vendemmia nazionale attorno ai 45 milioni di ettolitri (+5%) si è verificato nel 2008 - continua la Coldiretti - uno storico sorpasso quantitativo dell'Italia sulla Francia dove la raccolta dell'uva è stata stimata in calo del 5% per un quantitativo di 44 milioni di ettolitri. Un risultato che - precisa la Coldiretti - è il frutto anche di una crescita qualitativa della produzione Made in Italy con circa il 60% dei raccolti destinati alla produzione di vini Docg, Doc e Igt. Sono 477 i vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (316 vini Doc, 41 Docg e 120 Igt). Il 2008 - conclude la Coldiretti - si è chiuso con le esportazioni di vino italiano nel mondo che hanno raggiunto per la prima volta, secondo dati Istat, un valore di circa 3,5 miliardi di euro (+2%) grazie soprattutto alla domanda di Stati Uniti e Germania che sono i principali acquirenti, anche se la distribuzione del vino Made in Italy è in crescita soprattutto nei nuovi Paesi emergenti.

Riguardo agli inganni sul vino permessi dall'Europa - sempre secondo la Coldiretti - diventa possibile produrre vino rosé semplicemente mescolando vino bianco e rosso invece di produrlo secondo il metodo naturale tradizionale con la vinificazione in bianco delle uve rosse. E riguardo al vino allo zucchero, è una pratica utilizzata nei paesi del Nord Europa, che permette di aumentare la gradazione del vino attraverso l'aggiunta di zucchero. Lo zuccheraggio è sempre stato vietato nei paesi del Mediterraneo e in Italia, che ha combattuto una battaglia per impedire un "trucco di cantina" e per affermare definitivamente la definizione di vino quale prodotto interamente ottenuto dall'uva.

Il vino dealcolato
Viene permesso di eliminare parte dell'alcol naturalmente contenuto nel vino attraverso determinate pratiche enologiche.

Il vino ai trucioli
Nel 2007 è stato dato il via libera all'invecchiamento artificiale del vino con segatura di legno (i cosiddetti trucioli) al posto delle tradizionali botti senza che cio' debba essere indicato chiaramente in etichetta.

Il vino alla frutta
La riforma ha dato il via libera al vino "senza uva" ovvero ottenuto dalla fermentazione di frutta, dai lamponi al ribes. Una pratica enologica che altera la natura stesso del vino che storicamente e tradizionalmente è solo quello interamente ottenuto dall'uva.

Fonte: Agi


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