Spiragli in vista, ma non del tutto positivi, per la contestata questione del Rosé che l'Europa comunitaria vorrebbe permettere come frutto di taglio fra bianco e rosso per tenere conto di ciò che fanno altri Paesi. Per chi usa solo uve rosse si metterebbe in etichetta "rosato tradizionale"
L'alternativa sembra peggio della prima soluzione. Ma questa è l'Europa del vino...
Dopo le proteste scatenatesi in Francia e in Italia per la proposta della Commissione europea di autorizzare la pratica del taglio dei vini da tavola bianchi e rossi per l'ottenimento dei rosati, Bruxelles e Parigi (pare che l'Italia non si sia finora mossa...) stanno cercando di arrivare a un compromesso almeno sull'etichettatura. Per i vini rosati frutto di vinificazione in rosa di uve rosse sarebbe consentito scrivere in etichetta "vino rosato tradizionale", prerogativa invece esclusa per tutti gli altri.
Il nodo della questione è come chiamare "gli altri", e su questo termine si sta cercando una difficile soluzione. Forte sostenitore della pratica del taglio è il Ceev, Comité européen des entreprises vins, il quale sostiene che la pratica, ammessa dall'Oiv, consente da una parte di migliorare i vini dal punto di vista della stabilità e dall'altra che una tale pratica consentirebbe ai produttori europei di competere ad armi pari su mercati chiave, dove i produttori dei Paesi del su sono presenti con vini rosato frutto di taglio. n Italia, come ha anticipato 'Italia a Tavola” è stato il Consorzio dell'Oltrepò Pavese, che sta puntando moltissimo sul Pinot nero spumante in rosa, il Cruasé, a contestare duramente la pratica del taglio: «Così si distrugge una cultura», aveva commentato il direttore Carlo Alberto Panont.
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