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L'uva resiste a caldo a siccità, ma pesano i costi di produzione e logistica per il caro energia

Le previsioni dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini promettono una quantità di uva in linea con la media delle ultime annate, nonostante le difficoltà climatiche. A fronte di una qualità di vini molto alta, preoccupa l'aumento dei costi, in media del 35%

di S. Balduzzi e M. Morosi
14 settembre 2022 | 12:41
L'uva resiste a caldo a siccità, ma pesano i costi di produzione e logistica per il caro energia
L'uva resiste a caldo a siccità, ma pesano i costi di produzione e logistica per il caro energia

L'uva resiste a caldo a siccità, ma pesano i costi di produzione e logistica per il caro energia

Le previsioni dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini promettono una quantità di uva in linea con la media delle ultime annate, nonostante le difficoltà climatiche. A fronte di una qualità di vini molto alta, preoccupa l'aumento dei costi, in media del 35%

di S. Balduzzi e M. Morosi
14 settembre 2022 | 12:41
 

Un’annata soddisfacente per quantità e sorprendente per qualità. Secondo le previsioni vendemmiali dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) e Unione italiana vini, presentate al Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali), la siccità e il caldo record di quest’anno non hanno compromesso il vigneto Italia che, all’avvio della campagna vendemmiale, promette uve di qualità dal buono all’ottimo, con una quantità in linea con la media delle ultime annate. A garantire la tenuta del prodotto finale, oltre alle provvidenziali piogge di agosto, il lavoro straordinario di ricerca e applicazione dei produttori su una vite sempre più resiliente alle avversità climatiche e metereologiche. Secondo i dati presentati oggi alla presenza, tra gli altri, del ministro e del sottosegretario alle Politiche agricole, Stefano Patuanelli e Gian Marco Centinaio, la produzione 2022 dovrebbe infatti attestarsi intorno ai 50,27 milioni di ettolitri di vino, la stessa quantità dello scorso anno (50,23 milioni di ettolitri di vino il dato Agea 2021) e a +3% rispetto alla media del quinquennio 2017-2021, anche se rimane cruciale l’andamento meteorologico delle prossime settimane. Condizioni climatiche favorevoli alla maturazione delle uve potrebbero infatti far virare le previsioni in segno positivo, mentre un clima inadatto per le varietà tardive influirebbe negativamente sul prodotto vendemmiale.

Uno scenario ancora incerto

Secondo Fabio Del Bravo, responsabile Direzione servizi per lo sviluppo rurale Ismea: «In termini di mercati l’Italia ha chiuso la campagna 21/22 con rialzi dei listini soprattutto nei vini al vertice della piramide qualitativa. Le prime battute della nuova campagna delineano uno scenario ancora incerto dove a pesare sono le molte incognite legate anche alle tensioni sui costi e alla logistica, che già lo sorso anno avevano creato preoccupazioni agli operatori ma che ora sono ancora più pressanti. I buoni risultati produttivi stimati, a dispetto dei timori estivi sulla siccità, fanno sì che ci sarà disponibilità di prodotto di qualità anche in questa campagna e, mentre sul fronte estero la domanda sembra tenere seppur non con i brillanti risultati del 2021, su quella interna si evidenzia qualche segnale di cedimento negli acquisti presso la distribuzione moderna anche se si deve considerare il recupero del fuori casa».

 Ad agosto le piogge non hanno procurato danni

«La vendemmia in corso ci sta consegnando una qualità delle uve che va da buona a ottima - ha dichiarato Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi - Molto dipende dalle aree di riferimento, mai come in questa stagione il giudizio quanti-qualitativo è totalmente a macchia di leopardo e questo è dovuto essenzialmente a un clima estremo che ha pesantemente condizionato, in particolare, i mesi di maggio, giugno e soprattutto luglio con punte di calore che hanno superato i 40 gradi e una siccità tanto prolungata. Fortunatamente, in agosto, su gran parte del Paese - tranne che per qualche eccezione - sono arrivate delle piogge ‘intelligenti’ e cioè che non hanno procurato danni, così da permettere alla vite la sua ripresa vegetativa e di portare a maturazione le uve senza particolari stress. Ma a contenere gli effetti negativi dei cambiamenti climatici è stato anche l’approccio scientifico che noi enologi abbiamo messo in campo a sostegno dei vigneti. Oggi più che mai sono fondamentali scienza e ricerca nella viticoltura e in cantina, spazio ad apprendisti stregoni del vino non c’è più, se mai ci fosse stato in passato. Da qui alla fine di settembre confidiamo in un tempo soleggiato, caldo il giusto e magari accompagnato da una leggera brezza, così che le uve ancora da raccogliere possano arrivare alla perfetta maturazione così da andare a produrre vini capaci di imporsi ancora una volta sugli scenari enologici nazionali e internazionali».

 

La partita non termina con la vendemmia

Per il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi: "La vigna si è rivelata ancora una volta il pivot della filiera, dimostrando come anche con caldo e siccità si possa fare vini di alta qualità e volumi soddisfacenti. Un plauso va poi a imprese e produttori, che una volta di più hanno aiutato le piante a fronteggiare nel migliore dei modi le avversità del clima. Ma la partita non termina con la vendemmia, perché specie in una fase congiunturale così delicata emerge sempre più la consapevolezza che si possa e si debba fare meglio sul fronte del valore del nostro vino. Il tanto declamato record produttivo non è infatti una condizione sufficiente per generare ricchezza: le “rese valoriali” del vigneto Italia – secondo un’analisi realizzata dall’Osservatorio Uiv – registrano performance nettamente inferiori rispetto a quelle francesi, che segna una redditività tripla per ogni ettaro coltivato (16,6mila euro vs 6 mila) e per ogni ettolitro prodotto (294 vs 82 euro). Serve fare ancora strada per garantire una remuneratività direttamente proporzionale alla qualità prodotta, con un percorso che parta da un governo del settore più razionale in materia di denominazioni di origine fino al vino comune. Dobbiamo ambire a scrivere – o riscrivere – una vera carta vocazionale dei nostri territori, ancorata a indicatori reali, con poche regole ma chiare per tutti i soggetti coinvolti, dai produttori agli enti di controllo per finire al trade e ai consumatori”.

Andamento climatico e vegetativo

Con un -46% di precipitazione cumulata da inizio anno a fine luglio rispetto alla media degli ultimi 30 anni, il 2022 si è distinto come l’anno più siccitoso dal 1800 ad oggi, aggravato anche dalle temperature più calde delle ultime cinque decadi. Una congiuntura climatica eccezionale, mitigata dalle piogge di agosto, che non ha danneggiato il vigneto Italia dove, pur mantenendo alta la soglia di attenzione al meteo delle prossime settimane, si attende un’annata più che buona con uve caratterizzate da gradazioni potenziali medio alte. Particolare attenzione è rivolta ai tenori polifenolici delle uve a bacca rossa che determinano potenziali aspettative di eccellenza per i vini da invecchiamento. Dal punto di vista fitosanitario, la situazione del vigneto italiano appare generalmente ottima, con rarissimi attacchi di patogeni.

Geografia del vigneto Italia e Europa 2022

Resta stabile anche la classifica delle Regioni italiane, capeggiata dal Veneto che, con 11,5 milioni di ettolitri, produce da solo oltre 1/5 del vino italiano. Seguono Puglia ed Emilia-Romagna, con rispettivamente 10,6 e 7,4 milioni di ettolitri, per un prodotto complessivo delle tre Regioni pari al 59% dell’intero vigneto italiano. Sul fronte degli andamenti, la peculiarità della stagione non consente di formulare previsioni omogenee neanche nello stesso areale. Nel Nord Ovest si assiste alla importante flessione della Lombardia (-20%), seguita da quella più moderata del Piemonte (-9%) e della Liguria (-5%) mentre si stima in crescita la Valle d’Aosta (+10%). A Nord-Est segnalate in recupero rispetto allo scorso anno sia Trentino Alto Adige (+10%) che Emilia Romagna (+4%) mentre perdite di lieve entità potrebbero esserci in Veneto (-3%), con il Friuli Venezia Giulia sostanzialmente stabile. Meno variabile la situazione al Centro, dove si assiste al deciso rialzo dei volumi per Umbria (+10%) e Toscana (+12%), seguito da un più moderato aumento nelle Marche e nel Lazio (entrambe a +5%). Al Sud il lieve incremento della Puglia (+3%) si contrappone alla leggera flessione della Sicilia (-5%); si prevede una produzione stabile per l’Abruzzo, il Molise e la Calabria. In crescita anche Campania (+4%), Sardegna (+15%) e Basilicata (10%). Per quanto riguarda la qualità, in linea generale si aspettano vini eccellenti in Trentino Alto Adige e Sicilia, mentre puntano l’asticella sull’“ottimo” Piemonte, Val d’Aosta, Friuli Venezia-Giulia, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia e Sardegna, con Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Campania, Basilicata e Calabria più caute su previsioni “buone/ottime”. “Buone” invece le attese per le etichette lombarde e venete. Secondo le stime produttive rilevate oggi dal segretario generale dell’associazione degli imprenditori europei Ceev, Ignacio Sánchez Recarte, anche nel Vecchio Continente si registra un’alta variabilità delle produzioni dovuta al clima. Nel complesso il vigneto Europa ha tenuto, con una crescita della Francia sulla media del quinquennio (+3,5%, a 44 mln di hl), mentre scala la Spagna, dove è prevista una contrazione sul periodo del 16%. Stabili i livelli produttivi in Germania e Portogallo.

Il mercato, il primo semestre dell’export tricolore

Con la vendemmia 2022 l’Italia del vino mantiene il primato produttivo mentre quello del fatturato rimane in casa francese. Sul fronte del mercato, secondo le ultime elaborazioni su base Istat, l’Italia ha chiuso il primo semestre con il record in valore di 3,8 miliardi di euro (+13,5% sul pari periodo 2021) mentre è piatto il trend dei volumi esportati: +0,4%. I fermi e frizzanti imbottigliati segnano un +10,3% in valore ma cedono in volume l’1,2%. Inarrestabile la performance del comparto spumanti, che nella prima parte dell’anno sfiorano il miliardo di euro in valore (+25,5%), con i volumi a +10,6%. In netta crescita - soprattutto per effetto dell’inflazione - il prezzo medio che sale del 13,1% e addirittura di quasi il 18% negli Stati Uniti, il cui mercato è tenuto in piedi anche dal dollaro forte. Nel primo buyer al mondo la crescita tricolore in valore è infatti del 13,3%, con i volumi in contrazione del 3,8%.

Investire nell'innovazione 

«È importante essere i primi produttori del mondo ma quello che veramente conta è aumentare il valore dei nostri vini - ha sottolineato Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole - Bisogna investire nelll'innovazione per migliorare la qualità del nostro vino ed è altrettanto importante saperlo comunicare e promuovere. Necessario anche sostenere economicamente il settore soprattutto alla luce delle ultime difficoltà dovute alla crisi energetica e ai costi maggiorati che deve affrontare la filiera. Può capitare che una bottiglia costi più del vino che contiene. Non possiamo più permettere di essere primi al mondo per volumi senza esserlo anche per valore. Inoltre, in campo comunitario, ci batteremo con tutte le forze contro contro la stretta anti-alcol e contro il messaggio del Nord Europa che ha un problema oggettivo del bere per lo sballo. Noi portiamo avanti politiche sul bere consapevole, moderato e conviviale. Se il legislatore Ue continua il suo approccio politico dello sballo si dovrà scontrare con quello che fa questo ministero». 

Stefano Patuanelli L'uva resiste a caldo a siccità, ma pesano i costi di produzione e logistica per il caro energia

Stefano Patuanelli

Materie prime e italian sounding 

«Avevamo chiuso nel 2021 con un'annata importante che ci aveva visto ottimisti su qualità ed export, ma già all'inizio di quest'anno ci sono stati problemi seri per l'aumento delle materie prime dovute alle vicende internazionali con l'aumento dei prezzi delle materie prime e la crisi energetica - ha aggiunto Gian Marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche agricole - Mancavano il vetro il cartone e persino i pancali e diventava un costo tale che non era più conveniente esportare per un produttore. Poi c'è stato il colpo di grazia della siccità ma per fortuna in agosto abbiamo recuperato con le piogge ed ora abbiamo confermato il primato di maggiori produttori mondiali. Ma non basta, dobbiamo continuare a promuovere il nostro vino: proprio perchè  leader siamo sotto attacco (vedi prosek e non solo). Per questo abbiamo creato una task force contro l'italian sounding ma dobbiamo agire sul fronte interno, sull'informazione e la comunicazione.Sembra infatti che il 20% degli italiani credono che Prosek sia solo la traduzione di Prosecco. Ma i risultati ci stanno confermando che siamo nella giusta direzione».

Gian Marco Centinaio  L'uva resiste a caldo a siccità, ma pesano i costi di produzione e logistica per il caro energia

Gian Marco Centinaio

Per Coldiretti è allarme costi su energia e materie prime 

A frenare la corsa del vino italiano è soprattutto la crescita esponenziale dei costi con un +35% in media a causa delle tensioni su energia e materie prime generate dalla guerra in Ucraina con aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare le previsioni di vendemmia dell’Ismea. Assoenologi e Unione Italiana Vini che con la svolta climatica dell’ultimo mese fa stimare una sostanziale stabilità rispetto ai 50,2 milioni di ettolitri conteggiati da Agea sulla base delle dichiarazioni di produzione del 2021. «Una previsione che fa conquistare all’Italia il tetto del mondo in termini di quantità prodotte mentre al secondo posto si piazza la Francia che rispetto allo scorso anno vede aumentare la produzione del 16% sfiorando i 44 milioni di ettolitri e al terzo la Spagna che – sottolinea la Coldiretti – è fra i paesi che hanno subito di più i danni causati dalla siccità con la produzione di vino crollata a 35-37 milioni di ettolitri».

Nei vigneti rincari che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio

A pesare sulla prima voce dell’export agroalimentare nazionale, che quest’anno secondo la Coldiretti potrebbe raggiungere gli 8 miliardi, sono però gli aumenti dei costi di produzione diretti o indiretti a causa del caro energia. Nei vigneti si registrano infatti rincari che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio. «Una bottiglia di vetro – spiega la Coldiretti - costa fino al 50% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi. Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge – continua la Coldiretti – la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%».

L'uva resiste a caldo a siccità, ma pesano i costi di produzione e logistica per il caro energia

Da difendere c’è anche un patrimonio unico di biodiversità 

«Una situazione che mette a rischio un sistema che a partire dalla vendemmia attiva un sistema che offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio - spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro. Da difendere c’è anche un patrimonio unico di biodiversità con la produzione tricolore che può contare su 607 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi, con le bottiglie Made in Italy destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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