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Siad
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Tempo di pizza in Corea purché sia italiana

 
17 marzo 2009 | 03:37

Tempo di pizza in Corea purché sia italiana

17 marzo 2009 | 03:37
 

Dopo dieci anni di tentativi falliti, finalmente i nordcoreani possono mangiare la pizza. A dicembre è stato inaugurato a Pyongyang il primo "autentico" ristorante italiano. La pizzeria è l'ultimo capriccio del dittatore Kim Jong-il, che secondo il quotidiano giapponese filonordcoreano Choson Sinbo (e in Italia rilancato da Corriere.it) avrebbe un debole per la cucina del Belpaese. Il successore di Kim Il Sung, noto buongustaio e amante della bella vita (più volte i giornali internazionali hanno documentato le sue spese folli per acquistare cognac d'annata o caviale pregiato) lo scorso anno ha spedito diversi chef a Napoli e a Roma affinché apprendessero i segreti della cucina italiana. Al loro ritorno il dittatore ha potuto constatare direttamente i progressi fatti dai novelli pizzaioli e ha autorizzato l'apertura del locale.

 Gli chef del ristorante, per non tradire il gusto dei piatti italiani, importano dal nostro Paese farina di grano tenero, burro e formaggio. La pizzeria, nonostante la Corea del Nord sia uno dei Paesi più poveri al mondo, nei primi tre mesi di vita ha ottenuto un discreto successo. «Il generale pensa che a tutto il popolo coreano dovrebbe essere consentito l'accesso ai piatti più famosi del mondo - ha detto al quotidiano nipponico Kim Sang-Soon, manager del ristorante -. è stato lui a volere fortemente l'apertura di questa pizzeria». Anche i clienti intervistati dal giornale asiatico sembrano apprezzare i piatti offerti dal ristorante: «Grazie alla tv e ai libri ho imparato che la pizza e gli spaghetti sono tra i piatti più famosi del mondo, ma questa è la prima volta che posso gustarli - ha detto la 42enne Jung Un-Suk -. Hanno davvero dei sapori unici».

Già nel 1997 Kim Jong-il aveva tentato, con scarso successo, di introdurre la cucina del Belpaese in Corea del Nord. Il dittatore aveva invitato alcuni chef italiani nella capitale affinché insegnassero ai cuochi nordcoreani i segreti della cucina nostrana, ma i risultati erano stati deludenti e gli chef asiatici non sono diventati bravi pizzaioli. Tra gli chef italiani ospiti in Corea del Nord c'era anche Ermanno Furlanis, "mastro pizzaiolo" di Codroipo (Udine) e docente in un istituto professionale. Ad agosto del 2004 la Bbc ha intervistato Furlanis e ha messo in onda il radiodramma «I made Pizza for Kim Jong-il» in cui lo chef raccontava la sua singolare esperienza alla corte del dittatore: «Mentre io cucinavo, gli assistenti che mi erano stati assegnati, armati di penna e taccuino prendeva nota di ogni minimo dettaglio - racconta Furlanis -. Il resto dello staff guardava attentamente le mie azioni in un assordante silenzio». Più tardi Furlanis ha avuto l'onore di preparare la pizza per il dittatore che si era presentato nel luogo dove il "mastro pizzaiolo" insieme allo chef Antonio Macchia teneva le lezioni di cucina: «Non sono certo che fosse lui, ma uno dei cuochi militari, che non aveva alcuna ragione di mentire, restò per qualche minuto senza parole. Più tardi egli disse che si sentiva come se avesse visto Dio e io ancora provo invidia per questa sua esperienza».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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