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Il futuro incerto dei parchi divertimento: “Senza fondi, investimenti a rischio”

Il settore, che coinvolge 230 imprese per 25mila posti di lavoro, ancora attende l'erogazione dei 20 milioni previsti nel decreto Sostegni Ter, mai arrivati a destinazione

 
04 agosto 2022 | 17:28

Il futuro incerto dei parchi divertimento: “Senza fondi, investimenti a rischio”

Il settore, che coinvolge 230 imprese per 25mila posti di lavoro, ancora attende l'erogazione dei 20 milioni previsti nel decreto Sostegni Ter, mai arrivati a destinazione

04 agosto 2022 | 17:28
 

L’Associazione Parchi Permanenti Italiani, aderente a Confindustria, esprime preoccupazione per il futuro del settore che coinvolge oltre 230 imprese per un totale di 25.000 posti di lavoro diretti, e lancia un appello al Governo affinché intervenga garantendo l’erogazione dei 20 milioni di euro previsti nel decreto legge 4 del 27 gennaio 2022 (Sostegni Ter). 

Il futuro incerto dei parchi divertimento: “Senza fondi, investimenti a rischio”

Serve un intervento immediato 

Luciano Pareschi, presidente Associazione Parchi Permanenti Italiani, dichiara: «Chiediamo al Governo un intervento immediato. Gli inspiegabili ritardi che si sono accumulati in questi mesi hanno generato una vera e propria emergenza: superato il limite del 30 giugno 2022, la misura tecnicamente non sarà più gestita attraverso le previsioni del Temporary Framework, bensì con il regime “de minimis”, che impone un tetto massimo di 200 mila euro complessivo per poter beneficiare degli aiuti senza violare le regole comunitarie, un importo esiguo se commisurato alle perdite subite a causa delle chiusure durante la pandemia. In mancanza di un correttivo, il provvedimento da 20 milioni dedicato al comparto sarà, di fatto, vanificato e molte imprese che si sono sobbarcate ingenti costi fissi tenendo chiuse le strutture nei momenti peggiori della pandemia, non potranno ricevere i sostegni a cui hanno diritto, con inevitabili conseguenze». 

Luciano Pareschi  Il futuro incerto dei parchi divertimento: “Senza fondi, investimenti a rischio”

Luciano Pareschi

Un biennio terribile 

La mancata erogazione dei sostegni si inserisce in un contesto piuttosto complesso per le aziende del settore, ancora alle prese con le perdite del biennio 20/21: in media, rispetto al 2019 i parchi divertimento hanno perso il 75% nel 2020 e il 50% nel 2021. Ad essere più colpiti sono stati i parchi a tema, a causa dei prolungati periodi di chiusura e dei provvedimenti restrittivi per evitare assembramenti, mentre parchi faunistici ed acquatici, seppur colpiti dalla crisi e dal calo ingressi, hanno potuto contare su stagioni di durata più simile a quelle pre-covid. Quest’anno la rimozione delle restrizioni ha permesso di registrare un netto incremento di ospiti all’interno dei parchi rispetto al 2021, pari a circa il 30% in più, con punte che superano il 40% nel caso dei parchi acquatici. Gli investimenti attesi per i prossimi anni superano i 100 milioni di euro in infrastrutture, cui si accompagna un incremento stimato del 20% nell’impiego di forza lavoro.

Troppe incognite 

Maurizio Crisanti, segretario nazionale Associazione Parchi Permanenti Italiani tuttavia precisa: «I progetti non mancano e porteranno innegabili vantaggi per il turismo, l’economia e l’occupazione sul territorio, ma sulla continuità e sulle prospettive di crescita del settore pesano diverse incognite, a cominciare dall’aumento esponenziale dei costi fissi. Il costo dell’energia è raddoppiato, ci sono parchi che spendevano un milione di euro e adesso ne spenderanno due, ma anche i costi delle attrazioni realizzate in metallo scontano la carenza di materie prime, che si traduce in prezzi più elevati e date di consegna differite rispetto al passato. Aggiungo anche la necessità di prevedere incentivi economici per sostenere le assunzioni, a causa delle difficoltà a reperire il personale». 

Tutto ciò senza poter contare su un’adeguata compensazione dei ricavi: gli aumenti dei biglietti di ingresso, infatti, quest’anno sono stati molto contenuti, inferiori al 5%.

«In generale – conclude Crisanti – i parchi divertimento non possono incrementare eccessivamente i prezzi dei biglietti, perché entrano subito in competizione con altre forme di intrattenimento e anche perché hanno una funzione sociale: offrono allegria e divertimento, contribuendo al benessere fisico e psicologico della collettività, per questo devono essere accessibili alla maggior parte delle persone». 

Il quadro del settore 

Il comparto dei Parchi Permanenti Italiani è composto da circa 230 aziende tra parchi tematici, faunistici, avventura e acquatici, e nel 2019 ha generato un giro d’affari di 450 milioni di euro riferiti alla biglietteria, cifra che sale a 1 miliardo con l’indotto interno ai parchi, come la ristorazione e il merchandising, e a 2 miliardi considerando l’indotto esterno, relativo ad esempio a centri commerciali, hotel e altri servizi in prossimità dei parchi. A livello di occupazione, il settore impiega 25.000 persone tra fissi e stagionali, 60.000 con l’indotto. Nel 2019 sono stati 20 milioni i visitatori provenienti dall’Italia, a cui si aggiungono 1,5 milioni di stranieri, per un totale di 1,1 milioni di pernottamenti in hotel. 

 

 

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