L’80% dei consumatori vorrebbe avere maggiori informazioni in termini di Filiera sostenibile, ma le aziende sono pronte? Non abbastanza, pare, dunque, si può e deve fare di più! Ma cosa? È quanto emerge dal primo monitor del settore F&B e Hospitality, dedicato al tema della sostenibilità, prodotto dall’Osservatorio Sonda.
Lo studio, effettuato su un campione di 1.000 persone (479 uomini e 521 donne) riserva qualche sorpresa, ma anche la conferma di un evoluzione in atto nei consumi che si fanno sempre più consapevoli.
La gente è disposta a spendere di più per il cibo sostenibile
Chi sono questi consumatori evoluti? Quanto sono disponibili a spendere in più per prodotti o servizi che rispondano alla loro esigenza di sostenibilità?
Fino all’8% in più per le aziende che per le confezioni scelgono materiali riciclabili o compostabili.
Fino al 20% in più per quei ristoranti che propongono menu sostenibili e stagionali.
Sono questi alcuni degli spunti di riflessione per l’intero settore alimentare, che emergono dall’analisi svolta dall’Osservatorio Sonda innovativa startup che si occupa di ricerca e consulenza del settore dell’F&B e Hospitality per rispondere in modo approfondito alle domande che vengono rivolte alle aziende del settore dalle più grandi società alimentari alle aziende di ristorazione collettiva e commerciale, fino al più piccolo ristorante.
Comprendere quale sia la reale propensione dei consumatori a una vita “sostenibile” è determinante per organizzare la propria offerta di beni e servizi seguendo ciò che il mercato chiede.
Per il 58% dei consumatori, le informazioni sul concetto di filiera sostenibile sono lacunose, mentre per il 23% sono scarse. Mentre l’80% si dice interessato a saperne di più.
Giovani, i più sensibili al tema, ma anche i più diffidenti
Districarsi tra le scelte dei clienti non è facile senza conoscerli, senza sapere quali siano le tendenze di consumo, le aspettative rispetto ai diversi temi di cui sentiamo parlare ogni giorno,
ma senza poterci basare su dati concreti. Non sorprende, leggendo i risultati del monitor condotto con questa interessante prima sonda che comportamenti più o meno virtuosi cambino a seconda della fascia d’età, perché mangiare bene, scegliendo prodotti di qualità, non sempre è sostenibile in termini di prezzo.
Così i più giovani, se da una parte sono più sensibili al tema e si dichiarano diffidenti rispetto alle reali intenzioni di chi produce o li serve al ristorante, dall’altra si vedono costretti a dare meno importanza alla qualità, perché costa di più.
Il concetto di sostenibilità applicato ai prodotti alimentari
Ma cosa significa, dunque, essere sostenibili?
Per quanto riguarda il packaging, questo deve essere riciclabile, compostabile o riutilizzabile, di carta (o cartone) o di vetro e con un impatto sui costi del prodotto finale che non superi l’8%.
Per quanto riguarda le scelte alimentari i consumatori si orientano sempre di più verso piatti semplici, a cui attribuiscono il significato di piatti composti da pochi prodotti, ma di qualità. Per l’88% degli intervistati è importante che i piatti della propria quotidianità siano preparati con pochi ingredienti, ma di qualità.
Per il consumatore, l’alimentazione sostenibile è legata al concetto di un basso impatto0 ambientale dei processi produttivi e comprende anche il concettodi mangiare in modo sostenibile.
La stagionalità dei prodotti sembra rivestire un ruolo importante nelle scelte alimentari quotidiane. In particolare per il 47% delle donne e per il 41% degli uomini. Mentre la percentuale cala per i giovani (31%).
Altro aspetto fondamentale è legato all’italianità dei prodotti. Il 53% dei consumatori vuole mangiare italiano. La volontà degli intervistati è di cercare i prodotti a chilometro zero, anche se finora la reperibilità è stata giudicata scarsa.