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Il futuro dell'enoturismo? Fare cultura in mezzo alla natura

Serve pensare a un enoturismo dedicato ai vigneti più storici e qualitativi d'Italia per accompagnare i wine lovers ad immergersi tra i filari che costituiscono il genius loci dei vini di qualità

di Emanuele Bottiroli
 
17 aprile 2022 | 17:30

Il futuro dell'enoturismo? Fare cultura in mezzo alla natura

Serve pensare a un enoturismo dedicato ai vigneti più storici e qualitativi d'Italia per accompagnare i wine lovers ad immergersi tra i filari che costituiscono il genius loci dei vini di qualità

di Emanuele Bottiroli
17 aprile 2022 | 17:30
 

Perché non pensare a un enoturismo dedicato ai vigneti più storici e qualitativi di tutta Italia? Perché non smettere di pensare solo a visite in cantina standardizzate per invece consentire ai wine lovers d’immergersi tra i filari che costituiscono il genius loci che si ritrova solo nelle bottiglie davvero qualitative? Un primo esperimento era stato lanciato dal Movimento Turismo del Vino della Lombardia con “Vigneti Aperti”, idea di Lucilla Ortani e Carlo Pietrasanta estesa poi a livello nazionale. Ora si potrebbe agire con “metodo agronomico”.

Il futuro è pensare a un enoturismo dedicato ai vigneti più storici Enoturismo, c'è una nuova frontiera su cui investire: quello culturale in natura

Il futuro è pensare a un enoturismo dedicato ai vigneti più storici


È nei vigneti che nascono i grandi vini

Se fino a ieri, infatti, sarebbe stato complicato discernere scientificamente tra vigneti vocati e non, oggi c’è uno strumento da cui partire grazie all’Indice Bigot, che potrebbe oltretutto dar vita a un nuovo enoturismo culturale basato sulla consapevolezza da trasferire ai wine lovers.


«È in vigna che nascono i grandi vini»: l’ha riaffermato con convinzione Giovanni Bigot durante la premiazione dei trentotto vigneti che hanno superato i 90 centesimi secondo l’Indice Bigot. Il metodo di valutazione scientifico del potenziale qualitativo di un vigneto, ideato dall’agronomo friulano supportato dal suo team di Perleuve, che lo scorso anno è stato calcolato in totale su 734 vigneti.


L’Indice, frutto di vent’anni di ricerca sul campo in Italia e a livello internazionale, si basa su nove parametri di valutazione: produzione, chioma, rapporto tra foglie e produzione, sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità e microrganismi, età del vigneto. Ogni parametro considerato va a influire su una precisa caratteristica del vino. La premiazione dei vigneti, che ha riguardato l’annata 2021, si è tenuta domenica 10 aprile durante Vinitaly, nello spazio della Regione Friuli Venezia-Giulia.

 


Visita in vigneto: quale futuro? 

«Un risultato finale – commenta Giovanni Bigot – che è l’apice di un importante percorso di crescita e miglioramento in vigneto, lì dove nasce una grande uva per un grande vino. I vigneti premiati hanno la capacità di aumentare il valore di un territorio in termini di qualità e riconoscimento, diventando identificativi di una zona, donando caratteristiche specifiche ai vini che lì nascono. Non solo, i vini da vigneto singolo rappresentano un trend in forte crescita, ecco quindi che la valutazione del vigneto, attraverso parametri specifici, aumenta il valore del prodotto finale ed esalta l’importanza della qualità della materia prima, l’uva».


Grazie all’eccellenza in questi campi i trentotto vigneti che nel 2021 hanno superato i 90 centesimi sono stati: in Friuli Venezia Giulia il Friulano Hrib, Friulano Dolinca e Hrib Merlotde La Castellada, il Friulano Case 25 di Livio Felluga, Tocai Friulano Centralina e Cabernet Franc Pietra di Russiz Superiore, Oslavje di Radikon, Sauvignon Lonzano Alto di Sgubin Ferruccio, Sauvignon Zegla di Sturm, Sauvignon Rosazzo e Tocai Friulano Buttrio di Le Vigne di Zamò, Ronco Pitotti Sauvignon di Vignai da Duline, Tocai Friulano Braida di La Sclusa, Moscato Vin dal Paron di Ferlat, Friulano Stesa di Il Carpino e Cabernet Sauvignon Narciso di Ronco delle Betulle; in Veneto il vigneto Sant'Anna di Massimago; in Lombardia Chardonnay Calcababio e Sauvignon Calcababio di Monsupello e Pizzarello Pinot Meunier di Castello di Cigognola; in Piemonte Sorì Ginestra di Conterno Fantino e Barolo Sottocastello di Ca’ Viola; in Emilia Romagna Merlot Ronco e Malvasia Morello di La Tosa; in Toscana Poggiata Rinaldidi Tenuta del Cabreo e Anfiteatro alle Rose di Tenuta di Nozzole; in Umbria i vigneti Sagrantino Maria Cantalupo di Di Filippo, Sauvignon Villa Pace di Cantine Blasi, Vigna Chiusaccia e Vigna Renabianca di Terre Margaritelli; in Puglia Lu Piezzu di Masseria Cuturi; inSardegna Ispane Sud Pusceddu, Ispane Tatti/Onali, Murtatí Crobu, Pardoniga Manca, Burdaga Conciadori dell’azienda Bentu Luna. I vigneti premiati in Slovenia sono statiChardonnay Jordano e Sauvignon Jordano di Marjan Simcic; mentre premiato in Francia il vigneto Champan di Domaine R&P Bouley.

Non solo visite in cantina standardizzate Enoturismo, c'è una nuova frontiera su cui investire: quello culturale in natura

Non solo visite in cantina standardizzate


Il vigneto che ha raggiunto il punteggio massimo di 95 punti su 100 è stato il Friulano Hribdell’azienda La Castellada in Friuli Venezia Giulia, mentre l’azienda con il maggior numero di vigneti è stata Bentu Luna in Sardegna, con cinque vigneti premiati.


Enoturismo culturale in natura

Ci sarebbe già una mappa nazionale per iniziare a fare un enoturismo culturale in natura, capace di portare ad apprezzare gli sforzi di generazioni di vitivinicoltori sull’esempio di Lino Maga, indomito spirito contadino di Broni, compianto esempio della narrazione del vigneto-vino-azienda Barbacarlo. Che il suo spirito e che il talento di Giovanni Bigot ispiri l’Italia del vino a fare un nuovo turismo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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