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Intolleranze alimentari: a cosa serve il breath test

È un esame diagnostico non invasivo che si effettua per valutare le intolleranze alimentari, è semplice e non provoca dolore e può contribuire a migliorare la qualità della vita di chi soffre di problemi intestinali

 
24 febbraio 2022 | 07:30

Intolleranze alimentari: a cosa serve il breath test

È un esame diagnostico non invasivo che si effettua per valutare le intolleranze alimentari, è semplice e non provoca dolore e può contribuire a migliorare la qualità della vita di chi soffre di problemi intestinali

24 febbraio 2022 | 07:30
 

Il microbiota è l’insieme dei microorganismi che, all’interno dell’intestino, svolgono importanti funzioni nutrizionali e metaboliche.

«Il microbiota è la popolazione di microbi che abita in “simbiosi” nel nostro corpo, ovvero senza danneggiare struttura e tessuti del nostro organismo. Il microbiota più noto è quello dell’intestino, dove sono presenti quasi 10mila miliardi di batteri che favoriscono la digestione degli alimenti e ci proteggono da numerose malattie. Un sistema perfetto che però a volte si può guastare, rendendo necessario un intervento medico volto a ripristinarne il corretto funzionamento», ha spiegatp Nicola Gaffuri, responsabile di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di Humanitas Gavazzeni, Humanitas Castelli e Humanitas Medical Care di Bergamo in un articolo pubblicato da Humanitas salute, che riportiamo integralmente.

 Intolleranze alimentari: a cosa serve il breath test

Le conseguenze dell’alterazione del microbiota intestinale

I batteri intestinali sono deputati a proteggere l’intestino dai batteri cattivi, attraverso la creazione di una barriera di muco.

Quando, a causa di un’alimentazione scorretta, l’efficacia del microbiota “buono” diminuisce, gli altri batteri aggrediscono la mucosa intestinale, causandone l’infiammazione. Ciò determina una disfunzione a livello intestinale detta disbiosi, che si evidenzia attraverso segnali come una digestione difficoltosa e la presenza di gonfiore addominale.

Disbiosi all’origine di intolleranze alimentari

«La disbiosi può essere anche all’origine di intolleranze alimentari e in questo caso parliamo di “intolleranze alimentari indirette”, perché non dipendono dalla presenza di intolleranze ad alimenti specifici, ma da un’infiammazione dei villi intestinali che impedisce il corretto assorbimento delle sostanze ingerite. Per intervenire su queste intolleranze occorre lavorare sulla loro causa e dunque sull’infiammazione che ne è alla base», prosegue lo specialista.

 

Celiachia e intolleranza al lattosio

La principale intolleranza alimentare è la celiachia, ovvero l’intolleranza al glutine. La celiachia è una malattia cronica che può essere diagnosticata attraverso esami del sangue e, in alcuni casi, con una gastroscopia accompagnata dal prelievo di villi intestinali, che vengono analizzati con lo scopo di verificarne la struttura.

L’unica cura efficace nei celiaci è l’eliminazione totale del glutine dalla dieta del paziente.

Un’altra intolleranza molto diffusa è quella al lattosio, che può essere presente fin dalla nascita o può subentrare nel corso della vita, quando l’azione dell’enzima lattasi viene indebolita da un’infezione intestinale generata da un’alterazione del microbiota.

In caso di intolleranza al lattosio, la cura è finalizzata a ripristinare la flora batterica, in modo da restituire “forza” alla lattasi.

Il breath test per verificare un’intolleranza alimentare

In presenza di segnali d’allarme che potrebbero essere collegati a disturbi gastrointestinali e quindi a possibili intolleranze alimentari – come flatulenza, meteorismo, bruciore di stomaco, diarrea e crampi addominali – gli esami da effettuare sono i cosiddetti breath test:

  • il breath test al glucosio permette di evidenziare la presenza di un’eventuale sovracrescita batterica nell’intestino tenue,
  • il breath test al lattosio verifica l’eventuale intolleranza a questo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati
  • il breath test al lattulosio – zucchero dall’alto potere lassativo – consente di misurare il tempo di transito del cibo dalla bocca all’intestino cieco e l’eventuale eccesso di presenza batterica in questa parte dell’apparato digerente.

«Si tratta di esami semplici e non invasivi, che non sono pericolosi né comportano alcun dolore per chi vi si sottopone, e sono molto importanti perché possono contribuire a migliorare la qualità della vita di chi soffre di problemi intestinali dovuti a intolleranze», conclude il dottor Gaffuri.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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