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La pasta secca Buitoni sopravviverà solo in Germania

Lo storico brand, fondato nel 1827 a Sansepolcro (Ar), non comparirà più sul mercato italiano nella sezione della pasta secca e nei prodotti da forno. Continuerà però ad esserci su tutti gli altri

 
04 gennaio 2022 | 10:33

La pasta secca Buitoni sopravviverà solo in Germania

Lo storico brand, fondato nel 1827 a Sansepolcro (Ar), non comparirà più sul mercato italiano nella sezione della pasta secca e nei prodotti da forno. Continuerà però ad esserci su tutti gli altri

04 gennaio 2022 | 10:33
 

Un’altra realtà storica italiana scompare dal mercato italiano, o quasi. Stavolta tocca a Buitoni, brand nato nel 1827 a Sansepolcro (Arezzo), grazie a Giulia e Giovanbattista Buitoni. Il motivo? Dopo tredici anni, non è stata riconfermata la concessione da parte della multinazionale Nestlé, che detiene il logo, al gruppo Newlat Food Spa - azienda del settore agroalimentare con i marchi Dalverde, Polenghi e Giglio - la quale nel 2008 acquisì lo storico pastificio aretino, dove fino a oggi sono stati prodotti pasta e prodotti da forno. Dopo che la notizia ha fatto il giro del web, Nestlè ha prontamente inviato un comunicato di rettifica per spiegare che Buitoni scomparirà come logo solo dai prodotti di pasta secca e da forno. La fabbrica resta comunque al suo posto, mentre il marchio rimane di proprietà di Nestlè, che per diciotto mesi si impegna a non venderlo.

Uno degli stabilimenti Buitoni Nestlè non concede il marchio a New Lat e Buitoni scompare dal mercato

Uno degli stabilimenti Buitoni

Il comunicato di Nestlè

"Buitoni - si legge nel comunicato di Nestlè - opera e continuerà a operare in Italia e all’estero con i suoi prodotti storici e iconici del made in Italy". Nello stesso comunicato la multinazionale dolciaria precisa che "la notizia della fine del marchio Buitoni diffusa da alcuni organi di stampa quest’oggi è del tutto destituita di fondamento".

L'azienda spiega inoltre che a perdere il marchio della famiglia Buitoni saranno la pasta secca e i tradizionali prodotti da forno, prodotti dalla Newlat nello storico stabilimento di San Sepolcro dal 2008.

Rinnovata soltanto la produzione di pasta secca per il mercato tedesco: per il resto la fabbrica potrà produrre solo con altri loghi, come Delverde, mentre il marchio rimane di proprietà di Nestlè, che per diciotto mesi si impegna a non venderlo e che pertanto parla di una fase di stand by.

Esclusi questi prodotti (lo stabilimento di Sansepolcro ha una capacità produttiva annua di 96mila tonnellate di pasta e 22.400 tonnellate di prodotti da forno), il marchio Buitoni continuerà a campeggiare sulle pizze surgelate prodotte nello stabilimento inaugurato recentemente a Benevento (di proprietà Nestlé) e su paste fresche, paste ripiene, salse fresche, basi gluten free, basi liquide prodotti in altri stabilimenti. 

Un destino segnato

Non certo un colpo di scena il declino perché la licenza appena scaduta rappresentava già la seconda concessione (la prima fu di durata decennale) e da tempo si percepiva che il marchio - passato alla storia anche perché compariva sulle maglie del Napoli di Maradona - non avrebbe avuto vita lunga. Nel momento in cui è approdata in Borsa, nel 2019, la società di proprietà dell’imprenditore Angelo Mastrolia aveva infatti annunciato di essere pronta a rinunciare al brand più noto, che fino a oggi ha originato un fatturato pari a circa il 16% del totale. Secondo quanto riportato già all’epoca da Il Sole 24 Ore Radiocor, nella documentazione per la quotazione, il gruppo dichiarava nero su bianco di non voler rinnovare il contratto con il colosso svizzero: pertanto la fine degli accordi su Buitoni ha seguito la scadenza naturale fissata al 31 dicembre 2020 per i Paesi extra Ue e al 31 dicembre 2021 per i Paesi Ue.

Una scelta economica

Dietro alla motivazione, ovviamente anche una scelta di tipo economico. Linee proprie come Delverde rendono di più e hanno un posizionamento più alto, ma anche dall’elevato costo delle royalties versate a Nestlè: circa 1,7 milioni di euro l’anno (22 milioni di euro investiti in royalties dal 2008), tanto da aver indotto Mastrolia, presidente esecutivo di Newlat e, con la sua famiglia, azionista di controllo della società, a confessare che anche nello scenario peggiore, con perdite dell’80% nella pasta e del 20% nei prodotti da forno, l’impatto sulla redditività aziendale sarebbe stato neutro.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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