Un processo di crescita ininterrotto da mezzo secolo si è bloccato con la pandemia ed ha quasi affossato l’industria turistica. A livello mondiale si è registrata nel 2020 una perdita di 1300 miliardi di dollari, undici volte superiore alla crisi economica del 2009. È potente comunque il desiderio di voltar pagina si da parte dei cittadini sia degli operatori. Queste tematiche sono state approfondite a Milano l’8 luglio nel corso del terzo “Hospitality Forum 2021 – Il sistema Italia” organizzato a Palazzo Mezzanotte da Castello Sgr (uno dei più importanti investitori in questo segmento) e Scenari Immobiliari, Istituto indipendente di studi e ricerche.
La crisi derivante dalla pandemia è costata al settore turistico italiano ventotto miliardi di euro, un punto e mezzo della ricchezza nazionale. Si sono persi circa 90mila posti di lavoro, con una forte componente femminile. Particolarmente penalizzate le città d’arte con cali di presenze fino all’84% di Firenze. La presenza di turisti stranieri è calata di oltre due terzi, con danni soprattutto all’economia del centro Italia.
Gli investimenti previsti nel PNRR permetteranno uno sviluppo importante
Rendere l'offerta più competitiva
«Il settore turistico e il mercato alberghiero italiano – ha ricordato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari– hanno visto ridursi fino al settanta per cento i propri fatturati, dopo anni di crescita costante. Anche il 2021 vede una ripresa debole, soprattutto sul versante degli stranieri. Ma è il momento per migliorare l’offerta e renderla più competitiva. Gli investimenti previsti nel PNRR aumenteranno la rete infrastrutturale e permetteranno uno sviluppo importante nei prossimi anni».
In apertura della giornata Scenari Immobiliari ha presentato il Rapporto 2021 sul mercato immobiliare alberghiero: a livello europeo nel 2020 il mercato ha toccato il minimo del secolo con dodici miliardi di euro transati (meno 68 per cento sull’anno precedente). È in corso una ripresa che dovrebbe portare gli scambi a diciannove miliardi di euro a fine anno. Solo nel 2023 si supererà l’anno record 2019 con oltre quaranta miliari di euro di scambi.
MIlano, Palazzo Mezzanotte, sede del forum
Segnali incoraggianti
Le prospettive del comparto alberghiero e turistico sono state riassunte da Giampiero Schiavo, amministratore delegato di Castello Sgr: «I segnali che si colgono in questi primi mesi del 2021, sostenuti da una crescente domanda interna, sono incoraggianti e mostrano che l’intero settore alberghiero sta ripartendo. Nei prossimi mesi vogliamo consolidare questo trend e, con il passaggio della fase acuta della pandemia, vogliamo puntare sull’ulteriore sviluppo dell’offerta business e leisure».
Giorgio Palmucci
Prospettive positive sul medio-lungo periodo
«La crisi pandemica – ha sottolineato Giorgio Palmucci, presidente di Enit - ha provocato un arresto delle attività turistiche e un colpo durissimo per il settore alberghiero. Dopo anni di crescita costanti il comparto ha subito un fermo pressoché totale vedendo azzerata quasi completamente la domanda in particolare quella straniera con gravi conseguenze in particolare per le città d’arte. Sulla base delle analisi condotte da Enit il più probabile scenario per l’Italia configura un ritorno quasi completo dei flussi tra il 2022 ed il 2023. La crisi Covid ha determinato anche un rallentamento sulle dinamiche degli investimenti nel settore alberghiero, che pure nel 2019 avevano toccato i massimi degli ultimi anni. Nel 2020 il volume totale delle transazioni in Italia ha visto una riduzione ben superiore al 60% rispetto al 2019. Ma la prospettiva di medio-lungo periodo continua a mantenersi positiva e resta alta l’attenzione in particolare sulle top destination con Roma sempre al secondo posto dopo Venezia. Quest’anno, di sostanziale transizione verso un recupero più sostenuto atteso negli anni a seguire, si attendono comunque primi segnali di inversione di tendenza anche per il sommarsi delle trattative sospese lo scorso anno con quelle correnti del 2021 e l’anno potrebbe concludersi con un segno comunque positivo rispetto al precedente. Resta da capire però l’impatto che le misure di sostegno disposte dal Governo potranno avere sul settore, in particolare riguardo al cosiddetto ‘superbonus’ e ai fondi istituiti a supporto del settore la cui operatività non è ancora ben chiara».
«Il Principe di Savoia – ha puntualizzato il direttore generale Ezio Indiani - incomincia a vedere la luce in fondo al tunnel. L’occupazione camere resta in modo significativo al di sotto dei livelli pre-Covid, ma, nelle ultime settimane abbiamo visto dei discreti miglioramenti. La clientela individuale ha parzialmente iniziato a viaggiare. Purtroppo rimane fermo il comparto Mice ovvero meeting, incentivi, congressi e fiere. Visti i tempi di programmazione di questo importante mercato, prevediamo una parziale ripresa nella seconda parte dell’anno prossimo, 2022».
Dopo la pausa dello scorso anno, sono in forte aumento gli investimenti nell’alberghiero italiano. Siamo ai primi posti nelle scelte dei grandi operatori internazionali e anche gli investitori italiani guardano con crescente interesse al settore.
Gli investimenti triplicheranno
«Gli investimenti nell’alberghiero italiano – ha spiegato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – dovrebbero triplicare nel prossimo triennio e toccare i tre miliardi di euro nel 2023. Almeno secondo le intenzioni dei gestori, raccolte con un ampio sondaggio nelle scorse settimane. L’Italia si conferma al secondo posto, dopo la Francia, nelle scelte internazionali per gli alberghi di alta gamma».
L'appeal della fascia alta
Quasi la metà degli investitori infatti punta ad alberghi cinque stelle urbani oppure a resort di lusso in zone marine o di montagna. Secondo i dati di Scenari immobiliari la propensione all’investimento per categoria vede gli alberghi 4 stelle al 33%, seguiti al 28% dai 5 stelle e 5 stelle lusso, al 18% dall’extra alberghiero lusso e al 21% dai tre stelle.
C’è molto potenziale nel nostro mercato. Si cercano gestori qualificati e anche una stagionalità turistica più lunga, soprattutto nelle zone del sud Italia. Le grandi città turistiche rimangono al primo posto nella scelta di investimento, ma cresce l’attenzione verso aree eccellenti del Mezzogiorno, come Lecce e Palermo.