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Qr code per entrare al ristorante? L'Italia (purtroppo) non è ancora pronta

Il virologo Crisanti ha proposto di tracciare l'ingresso in alcuni luoghi come nel Regno Unito. Una proposta avanzata l'anno scorso, ma la tecnologia e la privacy sono un ostacolo tutto italiano

di Federico Biffignandi
 
08 giugno 2021 | 13:06

Qr code per entrare al ristorante? L'Italia (purtroppo) non è ancora pronta

Il virologo Crisanti ha proposto di tracciare l'ingresso in alcuni luoghi come nel Regno Unito. Una proposta avanzata l'anno scorso, ma la tecnologia e la privacy sono un ostacolo tutto italiano

di Federico Biffignandi
08 giugno 2021 | 13:06
 

L’idea di tracciare le persone per tenere sotto controllo la pandemia era sorta al primo sblocco, a maggio 2020. Gli esperti erano d’accordo, in linea generale poteva anche funzionare; e funziona tuttora per quello che è possibile: risalire ai contatti stretti nel momento in cui si rileva un positivo è efficace per placare la diffusione del virus. Eppure le solite infrastrutture italiane - stavolta tecnologiche - avevano fatto flop insieme ad una serie di “orpelli” ideologici che come spesso accade rovinano qualche lampo di genio made in Italy. Ora la proposta viene rilanciata dal virologo Andrea Crisanti: utilizzare un Qr code per accedere ai locali pubblici. Una sorta di "passaporto vaccinale" rivisto in chiave tecnologica che riprende le fila di quanto già proposto da Italia a Tavola a inizio gennaio 2021.

Qr Code all'ingresso del ristorante Qr code per entrare al ristorante? L'Italia (purtroppo) non è pronta

Qr Code all'ingresso del ristorante


In principio era Immuni...

Il Governo aveva provato ad affidarsi ad Immuni, l’app a cui era stato chiesto agli italiani di registrarsi per essere rintracciati nel caso in cui, soprattutto inconsapevolmente, si fosse entrati in contatto con un positivo al Covid. Ma l’app aveva fatto un flop clamoroso anche sotto la spinta di quei difensori strenui della privacy che tanti danni hanno fatto e ancora oggi stanno facendo (si veda la discussione sul green pass). Ideologie che non tengono conto di tutto quello che già accade con pochi battiti di ciglia, come gli smartphone sempre attaccati a noi, pronti a rilevare qualunque cosa noi diciamo oppure i pagamenti elettronici che dicono a tutti come, dove, quando e cosa abbiamo acquistato. Magari anche perché se riescono a intrecciare le informazioni provenienti dai profili social degli stessi acquirenti.

Registrare alcuni spostamenti, un'idea attuabile

Eppure in gioco c’era il tentativo di placare il diffondersi del coronavirus subito, di mettersi alle spalle quei due mesi nerissimi di lockdown vero e di guardare avanti con fiducia. Ma, niente di fatto. Mentre cinesi e coreani, si parla di miliardi di persone, in pochi giorni si erano attrezzati con delle app che attraverso modalità svelte consentivano di monitorare la salute dei cittadini e di rilevarne i principali spostamenti. Noi, no per la privacy, la sicurezza, l’inadeguatezza delle piattaforme.

Ma come Italia a Tavola siamo sempre stati ardui sostenitori della tesi per cui tracciare era necessario e nemmeno troppo difficile. Bastava farlo, ad esempio, all’ingresso di bar e ristoranti così da non seguire passo a passo ogni cittadino, ma di farlo solo nei luoghi chiusi, quelli più circoscritti, quelli già comunque sottoposti a regole ferree per il controllo dei contagi.

Crisanti: Qr code per cinema, stadi, ristoranti

E ora, a oltre un anno di distanza, c’è chi torna a riproporre questa modalità - mai messa in atto - alle porte dell’estate, caratterizzata come l’anno scorso da un drastico allentamento delle misure. È il virologo Andrea Crisanti, che propone anche per l'Italia il «giusto compromesso che è stato trovato in Inghilterra: ogni volta che una persona entra in un cinema, in uno stadio, in un ristorante, insomma in un luogo pubblico, scannerizza un codice QR e immediatamente si sa che è stata lì».

Quindi, ha proseguito Crisanti ad “Agorà'”, su Rai 3 «non una geolocalizzazione continua, in ogni singolo istante» bensì appunto «un compromesso» che «non mi pare - sottolinea - una grande deroga al diritto di privacy».

Poi l’affondo di Crisanti che dà un po’ di respiro a quel ginepraio che è la burocrazia, che tutti a parole condannano ma che nessuno davvero riesce (o vuole…) sfoltire. «Nel momento in cui uno paga con la carta di credito, o con App o con qualsiasi altro strumento - dice Crisanti - è chiaro che in quel momento già delega tutti i suoi diritti di privacy. Noi siamo continuamente tracciati per fini commerciali, la privacy è il recinto legislativo attraverso il quale le grandi compagnie gestiscono il loro business. Sarei dell'idea di scardinare questa cosa, di abolire la privacy, perché è il solo modo per rompere questi monopoli».

Poche speranze, viste le ultime decisioni

Niente di più semplice, chiaro, incisivo, potenzialmente efficace. Ma a giudicare dallo scetticismo e dalla lentezza con cui si sta discutendo di introdurre il green pass per entrare nelle discoteche (ad ora chiuse e senza una data di riapertura) sembra proprio che questo salto di qualità culturale sia ancora lontanissimo dall’essere compiuto.

Il bollettino dell'8 giugno

Sono 1.896 i nuovi casi di coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore. I decessi odierni sono 102. Per quanto riguarda i tamponi, il totale di quelli effettuati tocca quota 220.917 per un tasso di positività dello 0,9%.


© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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