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In alto i calici, parte il Giro d'Italia. Alla scoperta dei vini protagonisti

Sabato 8 maggio parte da Torino la 104ª edizione del Giro d'Italia. Noi di Italia a Tavola lo seguiremo con la rubrica Giro di Vino: ogni tappa l'analisi dei vini simbolo dei territorio attraversati

di Federico Biffignandi
 
07 maggio 2021 | 19:12

In alto i calici, parte il Giro d'Italia. Alla scoperta dei vini protagonisti

Sabato 8 maggio parte da Torino la 104ª edizione del Giro d'Italia. Noi di Italia a Tavola lo seguiremo con la rubrica Giro di Vino: ogni tappa l'analisi dei vini simbolo dei territorio attraversati

di Federico Biffignandi
07 maggio 2021 | 19:12
 

Hanno la faccia dei bambini che partono per la prima gita con la scuola della loro vita, hanno quella luce negli occhi che si accende solo a chi intraprende un viaggio, hanno il coraggio di fare fatica per scoprire qualcosa, hanno il brivido dell’incognito, la scorza per stare sulla strada, il cuore per condividere ed emozionare, emozionarsi e sacrificarsi. Sono i corridori del Giro d’Italia che ogni anno dal 1909 si affacciano alla partenza della prima tappa sempre avvolti dal fascino di una corsa che è un viaggio, una festa, un rito, un costume, un avvenimento, un tripudio, un colore tutto italiano.

Il percorso di quest'anno In alto i calici, parte il Giro d'Italia Alla scoperta dei vini protagonisti

Il percorso di quest'anno

Il nostro Giro del Vino

Quest’anno la Corsa Rosa è giunta alla sua edizione numero 104 e torna di maggio dopo l’eccezione dell’anno scorso quando, per effetto della pandemia, slittò ad ottobre. Il Giro torna nel mese che gli appartiene, quello delle fioriture e del primo caldo, dell’ultima neve e dei pollini, della rinascita e dell’attesa dell’estate. Il Giro che come il ciclismo è attesa, allenamento, costanza, perseveranza, rettitudine, ordine, fantasia, sintesi di dettagli, armonia di istinti, frutto di intuizioni, prolungamento di tradizioni. Il Giro che in tutto questo è come il vino ed ecco perché noi di Italia a Tavola quest’anno ci mettiamo in sella e seguiamo la corsa raccontando l’Italia del vino con la rubrica Giro del Vino. Lo faremo scegliendo alcune etichette simbolo dell’enologia italiana, simbolo di una sapienza che ci invidiano in tutto il mondo, vini figli di vigneti curati come si cura una preparazione per essere al top alla partenza del Giro, risultati di procedimenti che prevedono cambi di marcia, scatti in avanti, resistenza alle difficoltà, pazienza.

Una tappa dedicata al Brunello di Montalcino

Non è un caso che negli ultimi anni il Giro d’Italia abbia individuato tappe che si identificano con il vino e che nel nome stesso della tappa portano la denominazione di un’area, di un Consorzio di un’etichetta. Quest’anno quella tappa sarà la numero 11, la Perugia-Montalcino che con sé porta l’aggiunta di Brunello di Montalcino Wine Stage. C’è bisogno di presentare il Brunello di Montalcino? No, anche per i meno esperti il nome evoca gusto, storia, tradizione, sostanza, passione. Sarà una tappa che riunirà tutto questo perché i corridori torneranno indietro a quando le strade erano polvere, si correrà sulle “strade bianche” senesi delimitate da niente di artificioso, ma da vigneti, vigneti e ancora vigneti. Che i corridori non vedranno, ma che i corridori assaporeranno e il pubblico ammirerà, dal vivo o da casa.

I vini protagonisti

Perché il Giro d’Italia è un treno rosa che parte e per tre settimane senza sosta prende per mano gli appassionati e li porta a spasso per il nostro Belpaese. Da Torino, sede di partenza, a Foggia il punto più a sud di questa edizione passando per l’Emilia Romagna terra di Sangiovese, per le Marche e il Pecorino, la Puglia col Manduria, il Brunello come detto, ma anche il Moscadello della stessa zona e poi si risale verso le terre venete dell’Amarone e del Bardolino per poi salire e arrampicarsi sulle montagne dove si incontrano Tocai, Ribolla, Teroldego, Marzemino, Bramaterra, Prunent. Prima del gran finale di Milano, dove si chiuderà come da tradizione la corsa.

Il percorso

La corsa che si farà sulle montagna come sempre. Il tappone dolomitico è la Sacile-Cortina d’Ampezzo (16ª tappa) con Fedaia, Pordoi e Giau. Due giorni prima ci si contorcerà sul Monte Zoncolan che introdurrà nell’ultima e decisiva terza settimana, quella che per tradizione decide chi arriverà in trionfo ai piedi del Duomo. Il Giro di quest’anno pecca forse in altimetrie e in celebrità delle salite così come pecca per parco partenti, ma non importa: il Giro è quella cosa che non si discute, si ama. È una mamma, una certezza, un battito di cuore, un atto di fedeltà, un legame, una culla.

I favoriti

L’Italia farà il tifo per l’unico corridore che può ambire a vincere una corsa a tappe, quel Vincenzo Nibali che il Giro l’ha vinto già due volte e che ha vinto pure Tour de France e Vuelta. Arriva al Giro dopo essersi fratturato il polso sul più bello per cui non sapremo cosa potrà dare in termini di classifica. Tutti i fari sono puntati sul colombiano Egan Bernal, vincitore del Tour 2019 ma anche sul giovanissimo Remco Evanepoel, il belga che qualcuno già ha designato come erede di Eddy Merckx. Tra gli altri Joao Almeida che l’anno scorso ha assaporato la vittoria finale. Senza dimenticarsi di Simon Yates, di Jai Hindley secondo sul podio l’anno scorso, di Mikel Landa e Romain Bardet.

Il tempo delle chiacchiere però è finito, sabato si parte con una cronometro e da quel momento l’orologio sarà il miglior amico dei corridori oppure l’ombra peggiore per chi non riuscirà a tenere il passo dei primi.


© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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