La prospettiva è di quelle che fanno gola. In tutti i sensi. L’Umbria potrebbe essere la prima delle Regioni a ripartire con un allentamento delle misure di sicurezza attuate per contrastare il Covid. Il territorio, infatti, rispetto alla situazione nazionale e al Dpcm in vigore che prevede solo zone rosse o arancio, registrata dati da zona gialla e, a tendere, vede una riduzione che potrebbe garantire la zona bianca. Situazioni cromatiche che rappresenterebbero la tanto attesa boccata di ossigeno per i ristoranti che potrebbero almeno tornare ad aprire a pranzo.
In attesa della possibile riapertura, i ristoranti accelerano i preparativi
La situazione nella Regione
«Con il principio di massima
cautela che ho sempre rispettato, perché quando è stato necessario ho fatto le mie ordinanze restrittive credo che in certe realtà sia giusto
dare l'occasione di riaprire ristoranti e bar, che si sono adoperati per poter svolgere la propria attività in sicurezza», aveva detto
Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria poco prima della conferenza Stato-Regioni di giovedì 8 aprile. In quell’occasione il tema era il Recovery Plan, ma come confermato dalla successiva c
onferenza stampa del presidente del Consiglio Mario Draghi, si è parlato anche di riaperture.
Saltata la data ipotizzata del 20 aprile, il premier ha ricordato che ogni discorso sulle riaperture deve essere legato ai
dati della pandemia e all’avanzamento della campagna vaccinale. Al momento, tra
vaccinati e prenotati, l’Umbria ha coperto l’82% dei fragili e il 78% degli over 80, stando ai dati forniti dal commissario regionale all’emergenza Covid,
Massimo D’Angelo.
Inoltre, se l’
Rt attuale pari a 0,7 fosse confermato per i prossimi 14 giorni, la Regione potrebbe ambire alla
zona bianca (ossia, meno di 50 casi ogni 100mila abitanti). Situazione che, sulla carta, potrebbe addirittura far sperare nel ritorno dei commensali alla sera nei ristoranti. Per la gioia di cuochi, sommelier e camerieri che così tornerebbero – finalmente – al lavoro.
Piazza IV Novembre a Perugia
Marco Gubbiotti: la situazione economica rischia di ridurre i clienti
Fra chi aspetta con ansia buone notizie c’è
Marco Gubbiotti, chef del ristorante
Cucinaa aperto nel 2011 e
delegato regionale di Euro-Toques Italia: «Il nostro è un locale polivalente, con molte sfaccettature. Aspetto che ci ha aiutato durante il periodo di chiusura permettendoci di proporre il servizio da asporto e delivery durante tutto l’arco della giornata. Ma sicuramente la riapertura sarebbe tutta un’altra cosa. E potremmo inaugurare il nostro
dehors appena ristrutturato». Sempre a patto che ci siano i
clienti da servire: «La situazione economica non è delle migliori, alcune persone faticano ad arrivare a fine mese e questo potrebbe ridurre il nostro bacino di utenti. Speriamo che la voglia di uscire, quando si potrà, sia superiore ai
timori. In ogni caso, la diversificazione del business credo sia un nostro punto di forza, bisogna essere
agili e pronti a mimetizzarsi a seconda della situazione. La vita è cambiata, il cliente è cambiato ed è giusto che anche noi ristoratori facciamo qualche passo avanti».
Simone Ciccotti: affronteremo la stagione zoppicando
Chi non vede l’ora di tornare alla normalità,
dismettendo delivery e
take away, per tornare a parlare di menu, portate e materie prime è
Simone Ciccotti, chef dell’
Antica Trattoria San Lorenzo. E il motivo è duplice: da un lato, riprendere quell’abitudine al
lavoro, al servizio in sala che ha depauperato alcune competenze; dall’altro, ritornare a fare
cassa dopo un 2020 in cui su un fatturato di 300mila euro Ciccotti ne ha persi come minimo la metà. «Affronteremo la
stagione un po’ zoppicando ma son sicuro che lavoreremo. La gente ormai si è stufata di stare in casa ed è pronta a rinunciare a un maglione in più di fronte alla possibilità di un pranzo fuori. Mi aspetto quindi un grande boom, anche se non siamo ancora pronti a livello
organizzativo per assorbirlo». Il tutto sempre con grande cautela: «Nonostante
nel comparto ristorativo e turistico non si siano rilevati focolai, grazie ai protocolli che da sempre applichiamo nelle nostre strutture, un po’ di paura rimane; almeno finché le vaccinazioni non procederanno in modo spedito», conclude Ciccotti.
Diego Mercuri: sì alle riaperture, ma che siano durature
«Spero vivamente di poter riaprire presto perché qui in Umbria siamo sempre stati zona arancione. Da dopo Natale non abbiamo mai aperto a
pranzo e con il solo asporto è dura. Soprattutto perché il nostro tipo di cucina non rende per questa modalità di consumo», racconta
Diego Mercuri, chef di
Umami. A dirlo sono anche i numeri: «Perdiamo in media duemila euro al mese, mentre le spese rimangono invariate e i clienti diminuiscono anche a causa di un perdurante smart working», spiega Mercuri. La
prospettiva di riaprire, quindi, si lega a doppio filo alla
continuità del servizio: «Solo se non ci saranno ulteriori
stop&go sarà possibile celebrare queste riaperture come una vera ripartenza, altrimenti saremo punto e a capo con in più
problemi di personale e approvvigionamenti da risolvere. Per rimettere in moto il mio ristorante, infatti, servono come minimo due o tre giorni di preparazione un investimento di qualche migliaio di euro per i
rifornimenti così da mantenere inalterato quel menu per cui la gente ci conosce».