Che le mascherine fossero utile per prevenire il contagio da virus e batteri era da tempo noto (altrimenti perché usarle in sala operatoria?) ma ora è stato accertato che hanno anche il potere di ridurre sensibilmente il rischio di sperimentare la forma grave di COVID-19, in caso di contagio. Di fatto sono l’arma migliore da usare e l’Italia, sull’esempio dei cinesi, ha fatto bene a imporne l’uso fra i primi in Europa.
L’efficacia della mascherina deriva dal fatto che forma una barriera fisica bloccando un'ampia percentuale di goccioline respiratorie grandi (droplet) e piccole (aerosol) espulse mentre si tossisce, si starnutisce, si parla e si respira, riducendo così sia il rischio di infezione che quello di diffusione nel virus se si fosse positivi e asintomatici. Ma ora un team di ricerca del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases (NIDDK), centro che fa parte degli Istituti Nazionali di Sanità (NIH) degli Stati Uniti, ha dimostrato che l'aria inspirata mentre si indossano le mascherine ha un livello elevato di umidità, un fattore che può aiutarci a proteggerci dall'infezione severa.
L’efficacia della mascherina deriva dal fatto che forma una barriera fisica
Respirare nelle mascherine serve a "idratare" le vie respiratorieLa ragione sta nel fatto che il periodo in cui è più facile ammalarsi con un'infezione respiratoria (come la comune influenza o una sindrome parainfluenzale) è quello freddo
dell'autunno-
inverno, quando
l'umidità è generalmente più bassa. Una elevata
umidità dell'aria, del resto,
idrata le alte
vie respiratorie, e una maggiore idratazione può proteggerci per diverse ragioni. Innanzitutto favorisce la cosiddetta clearance mucociliare (MCC), un meccanismo di difesa che intrappola virus e altri patogeni nel muco, riducendo il rischio che essi possano raggiungere i polmoni.
Importante l'umidificazione dell'ariaIn secondo luogo, concentrazioni più elevate di umidità possono spingere il
sistema immunitario a produrre
proteine protettive – chiamate interferoni – in grado di combattere i virus. Non è un caso che un gruppo di esperti di malattie infettive abbia lanciato una petizione da sottoporre all'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per
umidificare i
locali pubblici. Secondo i promotori dell'iniziativa, la protezione ideale si otterrebbe impostando un
umidificatore tra il 40 e il 60 per cento (senza esagerare, dato che c'è il rischio di
muffe e potenziali problemi di salute).
Gli scienziati americani hanno coinvolto alcuni
volontari chiedendo loro di respirare in un contenitore di acciaio, prima senza mascherina e poi indossando quattro differenti tipologie di mascherine: un filtratore professionale N95 (equivalente alla nostra FFP2); una mascherina chirurgica usa e getta a tre strati; una mascherina di comunità di cotone-poliestere a due strati e una mascherina di cotone pesante. Nel primo caso, senza indossare la mascherina, il contenitore di acciaio si è riempito rapidamente di vapore acqueo, mentre l'accumulo di umidità si è ridotto in modo significativo indossando un qualunque tipo di dispositivo. Ciò stava a significare che
l'aria umidificata continuava a circolare tra la mascherina e lo strato di tessuto, venendo continuamente inspirata ed espirata dall'utente. Questo meccanismo di idratazione delle vie respiratorie, come indicato, spiegherebbe il motivo per cui le persone che indossano le mascherine se infettate presentano un rischio minore di COVID-19 grave.