Per la disobbedienza di pochi gestori di bar e ristoranti, pagano tutti, alla fine nei Dpcm quando ormai non c’è più tempo per far cambiare idea alle istituzioni. C’è un’alternativa? Sì: primo, che tutti rispettassero le regole su orari e modalità di servizio. Secondo: che le Forze dell’Ordine effettuassero controlli più frequenti e più severi in modo che non si arrivi all’apice delle situazioni che poi porta a un innalzamento dei contagi, ad una restrizione delle misure e ad un altro schiaffo all’immagine dei pubblici esercizi.
Navigli sotto accusa
Più libertà esige anche più controlliCome spesso accade al primo weekend di
zona gialla circolano le immagini di assembramenti e di affollamento per le strade della città, soprattutto in quelle della movida e nei centri storici. La
polemica a tratti è stucchevole perché se i colori cambiano per via di dati più incoraggianti non ci si può aspettare di vedere lo stesso flusso di quando invece l’
allerta è massima. Insomma: se in zona rossa tutti hanno il dovere di restare in casa il più possibile, in quella gialla c’è una libertà decisamente maggiore altrimenti cadrebbe il senso dei colori.
Più frequentemente invece la polemica è corretta perché non va a colpire chi si gode un
weekend di libertà, ma in primis i
controlli che mancano e poi anche quei gestori di bar e ristoranti che giocano con le norme per vendere qualche
drink in più. Chiaro che anche da parte loro ci sia la disperata necessità di conquistare qualche
scontrino in più, ma i furbetti stanno diventando sempre di più.
Il problema riguarda soprattutto l'asportoSoprattutto nei bar che in zona gialla possono servire al
tavolo fino alle 18 e poi solo con l’asporto, ma se dispongono delle necessarie precauzioni anti contagio. E invece ci si ritrova sempre allo stesso punto: scattate le 18 i
giovani clienti si alzano (forse) dai tavoli per spostarsi appena fuori dal locale e continuare la conversazione e la
consumazione come se niente fosse, creando assembramenti tra di loro e “ingorghi” con chi passeggia.
A finire nel mirino sono anche questa volta i
Navigli milanesi, troppo spesso fuori controllo sin dal primo sblocco della scorsa primavera. I residenti che abitano attorno ci provano sempre a farsi sentire soprattutto con chi dovrebbe effettuare i controlli, ma ricevono sempre picche. Ma sono gli stessi gestori a richiedere controlli: «Invochiamo controlli più duri: le voci tra di noi girano e nessuno racconta di aver preso multe. Per questo molti accettano il rischio - dice al
Corriere della Sera Michele Berteramo, che oltre a gestire il Movida sul naviglio Pavese, è il referente di Epam della zona - molti fanno asporto senza averne la licenza e questo non è successo solo nel weekend, ma accadeva anche nelle ultime
settimane in zona arancione».
La proposta: prolungare l'orario di aperturaIl problema ovviamente non è solo dei Navigli, ma accade in tante città d’Italia. E allora, che cosa si potrebbe fare? Ad esempio prolungare gli orari di apertura fino a sera, come richiesto da
Fipe e Fiepet e come parzialmente consentito dal Cts.
L’idea però non piace al ministro alla Salute,
Roberto Speranza. Eppure i gestori dei
locali ci credono sostenendo che tenere aperti i locali garantirebbe anche un maggior ordine tra la clientela e non darebbe occasione ai locali di farsi beffe delle norme.
Anche perché il tema controlli è bollente quando emerge. I
gestori chiedono che siano le Forze dell’Ordine ad occuparsene appena fuori dall’interno del locale. Le istituzioni invece hanno sempre rimbalzato questa
responsabilità ai gestori che, oltre a tutte le spese per mettere a norma il locale, dovrebbero anche assumere della vigilanza o destinare parte del personale al monitoraggio della situazione esterna, dovendosi affidare ai suoi poteri pari a zero per convincere i giovani
assembrati ad allontanarsi. Con un aggiunta: gli orari per poter consumare i cocktail sono diventati sempre meno serali e sempre più pomeridiani ad orari in cui gli
aperitivi in cui poter stuzzicare qualcosa per riempire lo stomaco non sono poi così graditi. A quel punto l’
alcol a stomaco vuoto scorre più rapidamente e accresce il proprio poter di alzare i toni. Non un pericolo da poco.
Anche a Venezia polemiche sugli assembramenti
Ma come detto non è solo Milano ad essere entrata nel mirino delle polemiche perchè anche a Venezia il primo weekend "giallo" non è stato dei più tranquilli. Sul fronte lagunare a farsi sentire è stato il presidente dell'Associazione veneziana albergatori, Vittorio Bonacini: «Ad ora il lavoro delle strutture alberghiere è inesistente - ha detto - ma ancor più inquietante è il degrado con cui si stanno muovendo le persone, basta vedere cosa non è successo sabato nel centro storico. Se queste sono le premesse transitare fuori dall'emergenza Covid sarà impossibile, figuriamoci pianificare la ripartenza degli alberghi. Anche Bonacini invoca l'aiuto della Prefettura e del Sindaco che è il primo responsabile della sicurezza sanitaria dei cittadini. Uno sfogo in un periodo di crisi prolungata: «Oscillare tra picchi occupazionali e vuoti improvvisi ammazza la categoria», ha concluso.