Metodo Classico sulle pendici dell’Etna; non solo vini fermi bianchi, rossi e rosati. La ricchezza e l’eterogeneità della viticoltura che si conduce in quest’area sono in grado di svelarsi anche attraverso l’affascinante universo rappresentato dagli spumanti prodotti con la seconda fermentazione in bottiglia.
Sono 16 i produttori che imbottigliano e commercializzano lo spumante Etna Doc
Il Disciplinare di produzione Etna Doc consente la produzione della tipologia “Spumante” nelle versioni “
vinificato in bianco” e “
rosato”, con una permanenza sui lieviti di almeno 18 mesi. «Durante l’ultimo incontro del Consorzio, l’assemblea ha approvato la possibilità di produrre lo spumante solo con
metodo Classico, a conferma della volontà di voler continuare a perseguire senza indugio la strada della qualità – spiega
Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio di Tutela Vini Etna Doc - Tra le modifiche approvate dai soci del Consorzio, e che prossimamente entrerà definitivamente in vigore, vi è anche l’aumento dal 60% all’80% dell’utilizzo del
Nerello Mascalese, con l’obiettivo di voler legare ancor di più questa tipologia a uno dei vitigni autoctoni più rappresentativi del territorio e che ben si prestano alla spumantizzazione».
Le potenzialità del territorio etneo«La produzione di spumanti metodo Classico nel nostro territorio, sebbene sia stata introdotta nel disciplinare di produzione solo a partire dal 2011, vanta
antiche radici – sottolinea il presidente del Consorzio
Antonio Benanti - Fu infatti il barone Spitaleri, a fine ‘800, a intuire per primo le potenzialità del territorio etneo per la produzione di vini rifermentati in bottiglia. Quei primi esperimenti avevano ovviamente come punto di riferimento i cugini d’oltralpe nella scelta del vitigno da utilizzare. Bisogna aspettare la fine degli anni ’80 del secolo scorso per cominciare a vedere fiorire i primi pioneristici esempi di spumanti autoctoni grazie all’utilizzo del Nerello Mascalese».
Antonio Benanti
Il numero di
produttori che imbottigliano e commercializzano lo spumante
Etna Doc nel corso degli anni è cresciuto e oggi conta
16 realtà per un totale per l’anno in corso di più di
160mila bottiglie, oltre 30% in più rispetto al 2019. Il Consorzio sta inoltre valutando la possibilità di
inserire anche il vitigno Carricante all’interno del
Disciplinare di produzione per questa tipologia, una nobile uva autoctona a bacca bianca del territorio etneo, già utilizzata come base spumante da molti produttori in quanto dotata di caratteristiche ideali per la produzione di spumanti Metodo Classico.
Spumanti eleganti, minerali, in grado di far emergere il territorioMa quali sono le caratteristiche distintive dello spumante Etna Doc? «Prima di tutto bisogna prendere in considerazione le peculiarità del Nerello Mascalese, uva dalla spiccata vocazione a essere utilizzata anche come base spumante - racconta
Michele Scammacca, produttore e pioniere dello
spumante Metodo Classico da Nerello Mascalese - Questo antico vitigno autoctono, che si presume sia originario della Contea di Mascali, è il più diffuso alle pendici dell’Etna e possiede alcune caratteristiche che lo rendono ideale anche per la
spumantizzazione, a partire dalla grande acidità e dalla bassa concentrazione del colore. Sono due doti molto importanti che consentono di ottenere vini spumanti eleganti, minerali, in grado di far emergere il territorio di origine. Inoltre, nelle annate migliori, mostra una notevole vocazione alla
longevità: la prolungata sosta sui lieviti riesce a regalare spumanti di notevole complessità e profondità».
Per informazioni:
www.consorzioetnadoc.com