Alla fine i numeri nsono stati confermati, e la somma finale si è delinata. Parliamo del totale degli aiuti di Stato piovuti per tamponare l'emergenza coronavirus, considerati poco più che delle "mancette" dal mondo della ristorazione, il più colpito dalle restrizioni anti-contagio. Ma di quanto si tratta, cifre alla mano?
Alla data del 7 dicembre 2020 i contributi a fondo perduto e i ristori erogati dall'Agenzia delle entrate ammontano a più di 9 miliardi di euro, mentre la platea dei beneficiari è rappresentata da 2,4 milioni di partite Iva (e tra queste, sappiamo, non sono mancati i tentativi di frode).
Fin qui erogati 1,8 miliardi per il settore della ristorazione
Da questo monte complessivo,
1,8 miliardi hanno raggiunto il settore della
ristorazione (
bar,
ristoranti,
pizzerie, eccetera) più di due miliardi di euro sono stati destinati al
commercio al dettaglio (supermercati, discount, farmacie, edicole), e quello all'ingrosso, più di mezzo miliardo di euro al settore dell'
edilizia. Lo ha comunicato la stessa Agenzia delle entrate.
I quattro decreti ristori in tutto fanno 2,3 miliardiDi fatto sono stati completati i pagamenti di tutti i
contributi automatici previsti dai
quattro decreti Ristori, per un importo complessivo che supera i
2,3 miliardi di euro, cui si aggiungono
6,6 miliardi di euro erogati dall’Agenzia relativi al Decreto Rilancio.
Partiti anche i primi contributi per i centri storiciSono partiti inoltre i primi 28mila contributi a fondo perduto
per gli esercizi aperti al pubblico nei centri storici delle città italiane più turistiche che hanno fatto domanda all’Agenzia.
Ok la velocità, è però la quantità il problema...Pare sia stata mantenuta anche la promessa di rapidità nelle operazioni di
accredito: per i contributi del decreto rilancio, dalla presentazione della domanda all’erogazione del contributo, l’Agenzia ha impiegato un paio di settimane, mentre i
pagamenti automatici del primo decreto ristori sono stati completati dopo nove giornidall’entrata in vigore della norma, sei giorni prima rispetto alla data indicata dal governo per chiudere i pagamenti, cioè il 15 novembre. Il problema però, più che quanto in fretta siano arrivati, è quanto siano sufficienti a coprire le perdite.