Purtroppo non tutti apprendono dalle vicissitudini negative della vita o dai propri errori... “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. Ricaduti in piena emergenza sanitaria, dopo i bagordi estivi e le movide cittadine, la vecchia locuzione latina calza a pennello, così pure il ricordo della passata pubblicità di Carosello. Siamo stati un po’ tutti superficiali, e sordi alle raccomandazioni delle autorità sanitarie e dei comitati scientifici in fatto di prevenzione per il Covid-19. È mancato il buon senso e soprattutto il rispetto civico verso tutti, compresi noi stessi. Adesso ci piangiamo addosso e imprechiamo verso le autorità, ritenendole responsabili di questa nuova ondata di epidemia, le accusiamo di incapacità di gestire l’intero stato di cose. Le opposte fazioni politiche litigano, come sempre del resto, facendosi portavoce del malessere generale di tutti gli italiani, e di intere categorie di lavoratori che sono allo stremo economico.
Il solito teatrino all'italiana, anche in questa seconda ondata
Intanto in tutto questo scenario di tragico
teatrino all’italiana, c’è chi pure (tra politici e amministratori pubblici) accetta di buon cuore e senza ritegno gli aumenti salariali piovuti dal cielo, oppure altri che si rivolgono ai tribunali per la decurtazione (promossa dai grillini) dei loro eminenti stipendi e benefit economici.
La gente comune di tutta Italia è esausta: aver già affrontato un lockdown ha messo a dura prova gli animi e l’indole ottimistica tipica del nostro Belpaese; questo nuovo “scenario”, con un
ritorno alle serrate, non aiuta certo ad avere atteggiamenti fiduciosi verso il futuro prossimo - ne tanto meno verso chi queste limitazioni ce le impone.
Il nostro Ente, la
Federazione Italiana Cuochi, raffigura con i suoi tesserati uno degli indotti lavorativi più colpiti da questa emergenza epidemica; ma non accusa nessuno, e non incita scellerate manifestazioni di piazza con lo scopo di fomentare solo disordine e violenza gratuita.
La Fic da sempre esprime le proprie opinioni nelle opportune sedi, manifesta anche nelle strade i leciti dissensi, sempre però nel rispetto dei ruoli e in maniera democratica, elementi necessari per un confronto costruttivo.
Come più volte ribadito, anche in questa rubrica editoriale, siamo tutti nella stessa barca: se affonda, naufraghiamo tutti, e non solo l’Italia.
Indistintamente ogni Nazione al mondo sta attraversando, in questo preciso momento storico, un concatenamento di dinamiche “non controllabili” e non imputabili a dirette responsabilità oggettive, portando i sistemi economici e produttivi di molti Paesi ai margini del tracollo. Difatti l’intero pianeta sta affrontando congiuntamente una gravissima
emergenza sanitaria, i postumi (ancora in atto) di una crisi economica mondiale delle maggiori potenze e stati industriali, e per ultimo, ma non meno grave, il
problema ambientale (
cambiamenti climatici e sostenibilità), giunto ad un punto di allarme e di urgenza tali da far presagire, se non affrontato concretamente, scenari apocalittici per il genere umano nel giro di pochi decenni d’anni.
Lasciamo le sterili polemiche e le diatribe politiche e di fazione, mettiamoci attorno ad un tavolo, dove ognuno deve contribuire con equilibrio, saggezza e determinazione, investendo indistintamente in strategie comuni, che servano a provvedere (purtroppo non in tempi brevi) all’uscita del tunnel, per tutti. Collaboriamo e soffriamo “insieme”, consapevoli che spesso dai nostri errori si può - e si dovrebbe - imparare e migliorare.