S’intitola “Turismo del Vino in Italia - Storia, normativa e buone pratiche” ed è il libro di Dario Stefàno, già relatore della legge sull’enoturismo in Italia, e di Donatella Cinelli Colombini, madrina del Movimento Turismo del Vino e di Cantine Aperte, appena pubblicato da Edagricole.
Il turismo del vino conta oltre 3 milioni di turisti l’anno
L’Italia ha un
giacimento vitivinicolo unico al mondo e una varietà ampelografica di indiscusso valore paesaggistico, naturalistico e anche economico-produttivo. Accanto alla
produzione enologica, sempre più improntata alla qualità, si è fatta strada negli anni una forma di turismo che oggi rappresenta un asset strategico per lo sviluppo della
vitivinicoltura italiana. La recente approvazione del decreto del 12 marzo 2019 che
disciplina il
settore permetterà di esprimere al meglio le potenzialità espressive delle risorse vitivinicole italiane.
Tutto quello che c’è da sapere sull’enoturismoNella prima parte del volume, scritto da Donatella Cinelli Colombini e Dario Stefàno, si affronta
l’inquadramento normativo e concettuale
dell’enoturismo descrivendone la storia e seguendo l’iter che ha portato alla normativa nazionale oggi in vigore e che dovrebbe portare il settore a sviluppare al meglio le sue eccellenze territoriali.
Nella seconda parte gli
imprenditori troveranno tutti i
consigli per collocare la loro cantina tra le wine destination più frequentate e per organizzare l’attività secondo i criteri più efficaci. La
preparazione del
personale,
l’organizzazione della struttura e, in genere, un quadro preciso di riferimento professionale sono imprescindibili per sfruttare al meglio le
opportunità del settore come del resto le indicazioni gestionali adeguate agli sviluppi del mercato. Nel testo si affrontano brevemente anche le nuove esigenze determinate dall’emergenza Covid.
Indice: Il turismo nel mondo e in Italia – La vigna, il vino e il mercato del vino italiano – La legislazione italiana sul turismo del vino – Il “turismo”: storia di un fenomeno ancora giovane – I territori del turismo del vino in Italia – “Cantine aperte” e il Movimento Turismo del vino – Le “Strade del vino” – I turisti del vino – Quali cantine possono diventare una wine destination – Accoglienza turistica in cantina e offerte accessorie – Comunicazione e marketing per la cantina turistica – Il vino non basta: l’enoturista vuole di più.
Ma cos’è l’enoturismo?L’enoturismo è una forma di
turismo tematico che pone al centro dell’attenzione il vino e la sua produzione. L’enoturista è infatti colui che, per comprendere al meglio le caratteristiche peculiari del vino degustato, ne studia a fondo il territorio di provenienza attraverso l’esplorazione dei sapori e dei profumi, delle tradizioni e dei costumi propri dei luoghi di produzione.
È un fenomeno che
nasce in
Italia circa 27 anni fa grazie soprattutto al lavoro di promozione svolto da alcune associazioni, in particolare da:
- Città del vino (1987)
- Movimento del Turismo del Vino (1993)
che diedero inizio alle più conosciute manifestazioni come:
- Cantine Aperte
- Calici sotto le stelle
- Benvenuta Vendemmia
Queste ultime, insieme ad altre iniziative private, possono essere considerate un punto di svolta che ha consentito agli amanti del vino di entrare in
cantina, stringere
rapporti diretti ed esclusivi con i
produttori, trasformando in esperienza personale e autentica la conoscenza di un prodotto dalle mille sfaccettature come il vino.
L’enoturismo è un’esperienza personale di esplorazione e scoperta, oltre che di degustazione
Il
prodotto tipico diventa occasione per conoscere e valorizzare un territorio e favorirne lo sviluppo, in un panorama contemporaneo in cui il turista non richiede più soltanto di
degustare il prodotto, ma desidera anche
entrare in
contatto con il luogo dove questo viene realizzato, per scoprire la sua storia e le sue origini più genuine.
Viaggiare oggi è tornato al suo significato storico di scoperta
L’attuale modo di concepire il
viaggio ed il
cibo ha certamente favorito il successo di questo fenomeno: negli ultimi anni è diventato infatti un vero e proprio modo di fare
vacanza. Oggi il
viaggio è generalmente più breve che in passato, avviene in ogni momento dell’anno ed è finalizzato, più che al riposo e al recupero delle energie, alla
scoperta di nuovi luoghi attraverso esperienze particolari che rimangano nella memoria e nel cuore.
Turismo del Vino in Italia - Storia, normativa e buone pratiche” di Dario Stefàno e Donatella Cinelli Colombini
Ma chi è l’enoturista del giorno d’oggi?
Il turismo del vino conta oltre 3 milioni di turisti l’anno ed un giro d’affari di oltre 4,5 milioni. Tra le località predilette, per chi decide di intraprendere questo tipo di turismo, è presente la
Toscana ed il
Chianti in particolare.
L’enoturista ha generalmente tra i 30 e i 50 anni e ama “evadere” dalla città per rifugiarsi in un tipo di esperienza differente. Secondo gli studi, il mese prediletto è maggio e la somma che i turisti si concedono è di circa 150 euro al giorno.
Enoturisti italiani e stranieri: le differenze?
L’enoturista italiano ha un diverso modo di concepire il viaggio rispetto
all’enoturista straniero; l’italiano preferisce
organizzarsi da sé l’itinerario dedicando ad esso un solo giorno o al massimo due.
L’enoturista straniero, invece, preferisce
affidarsi a
tour operator specializzati e concedere a questo tipo di esperienza almeno 3-4 giorni. I paesi stranieri maggiormente interessati al turismo del vino sono Germania e Stati Uniti, ma anche Brasile, Australia e Cina. Una recente indagine ha inoltre evidenziato come il turista del vino oggi si definisca prevalentemente “amante” o “curioso” del vino. (Dati percepiti da
rivistadiagraria.com).
Tra vini cult, visite in cantina e abbinamenti
L’attività
cult dell’enoturismo è sicuramente la
degustazione dei
vini classici spesso preceduta dalla visita della cantina in cui avvengono tutti i processi volti a ottenere il vino che poi si andrà a degustare (
vendemmia,
appassimento dell’uva,
imbottigliamento). Non meno importante risulta essere inoltre la visita e l’esplorazione dei
vigneti e l’assaggio dei prodotti tipici in abbinamento, magari anche al tavolo di qualche
ristorante tradizionale della zona.
Ormai l’enoturismo non è più solo un “diversivo” quanto piuttosto un ramo d’azienda per riuscire a vendere a valore attraverso i propri valori: sono sempre di più le realtà vitivinicole che organizzano veri e propri pacchetti esperienziali da proporre a chi viaggia per amore della storia e dell’identità di ogni terroir.