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Chiusure, l'ira dei ristoratori: «Basta scaricare le colpe su di noi»

La Fipe si schiera contro l'ipotesi sui limiti alle aperture che sta ventilando nelle ultime ore. Al centro del dibattito, la necessità dei ristoratori di lavorare per evitare che la crisi peggiori ulteriormente.

 
05 ottobre 2020 | 11:24

Chiusure, l'ira dei ristoratori: «Basta scaricare le colpe su di noi»

La Fipe si schiera contro l'ipotesi sui limiti alle aperture che sta ventilando nelle ultime ore. Al centro del dibattito, la necessità dei ristoratori di lavorare per evitare che la crisi peggiori ulteriormente.

05 ottobre 2020 | 11:24
 

La possibilità che a bar e ristoranti venga imposta la chiusura entro le 23 (qualcuno ipotizza addirittura le 22) sta già facendo discutere. Non c’è ancora nulla di ufficiale, ma già le polemiche sono divampate nel mondo della ristorazione che si ritrova punto e a capo: alzare la voce per chiedere, quasi implorare, che venga tutelato il settore. Poco è cambiato rispetto al solito con i titoli che vengono dedicati tutti a questa decisione, divisa soltanto dall’obbligo delle mascherine.

Ira dei ristoratori sulle limitazioni - L'ira dei ristoratori contro i limiti: Basta scaricare su di noi le colpe

Ira dei ristoratori sulle limitazioni

Il quesito, anzi i questi, sono sempre i soliti: tutelare l’economia o la salute? E quale è la logica per cui chiudere ad un certo orario? E chi si occupa poi della sicurezza? Aldo Cursano, vicepresidente della Federazione italiana pubblici esercizi, proprio non ci sta: «La gente e soprattutto i giovani - ha detto in un’intervista a La Nazione - non andranno comunque a casa alle 11 di sera. Staranno fuori dai locali, lontani da ogni tipo di forma di attenzione, prevenzione e controllo che sono attivati nei nostri bar e ristoranti, dove siamo rigorosi con igienizzazione, distanziamento, gestione dei tavoli e dei menu».

Cursano insiste con determinazione sulla tutela dei locali pubblici ricordando quanti sforzi, economici e non, i ristoratori hanno dovuto fare per mettersi in regola con le restrizioni. Il punto poi è che se anche i ristoranti dovessero fare l’ennesimo miracolo sopravvivendo a questa ennesima restrizione, crollerebbero definitivamente quelle attività del divertimento e dello svago che iniziano le loro attività dopo le 23, come le discoteche.

Aldo Cursano - L'ira dei ristoratori contro i limiti: Basta scaricare su di noi le colpe
Aldo Cursano

Per ogni critica è utile però proporre un’alternativa. «Noi proponiamo il contrario di ciò a cui si sta pensando - spiega Cursano - ovvero lasciare aperte le attività e pretendere che siano attrezzate per il rispetto delle regole, fare i controlli e punire chi non rispetta le disposizioni. Sfido a trovare in Europa un altro Paese che ha messo in piedi un modello come il nostro. Se si chiudono i locali si rischia di lasciare tutto all’improvvisazione e la gente andrà a bere nei club e nei circoli privati. Far chiudere vuol dire rinunciare a governare, lavarsene le mani».

Quale sarà ora il ruolo della Fipe, cosa chiederà al Governo? «Di smetterla di spostare i problemi sulle attività del pubblico esercizio. Vorremmo solo ricordare alcuni dati: il 50% della nostra forza lavoro è ancora in cassa integrazione o comunque a casa. Sono già più di 50mila le imprese che hanno chiuso i battenti. Secondo i dati Istat i nostri fatturati sono scesi del 64% rispetto allo stesso periodo. Troppo facile richiudere tutto».

Ma lotta non è solo “operaia” perché riguarda da vicino anche i ristoranti stellati che hanno voluto far sentire la propria voce. «Non siamo in Norvegia - ha detto Cristina Bowerman - chiudere prima significa di fatto farci chiudere. Sarebbe un vero e proprio lockdown anche se indiretto. Come faccio a smettere alle 22 o anche alle 23 se la gente viene a cena non prima delle 20.30-21? Significa che chi viene deve essere seduto a tavola e aver ordinato massimo alle 20. E per una città come Roma è praticamente impossibile. Ripeto: significa che mi stai facendo chiudere».

La pensa così anche lo chef Angelo Troiani. Il suo ristorante "Convivio Troiani", 1 stella Michelin, è in pieno centro a Roma, a un passo da piazza Navona e come Bowerman è molto critico nei confronti della possibile chiusura anticipata. «Cosa penso di questa misura se dovesse essere concretizzata? Che non c'è un minino di razionalità, di costruzione mentale che abbia davvero un senso. Che differenza c'è in quel lasso di tempo che va dalle 9 alle 11 di sera? Cosa accade? Il virus alle 21 dorme e alle 22 si sveglia? Ricordo quando c'era stata la polemica sugli orari di chiusura dei supermercati: il fatto di anticiparli non era stata una scelta giusta perché si erano creati maggiori assembramenti».

Contrariato anche anche Luca Marchini, ristorante "L'erba del Re", 1 stella Michelin, nel centro storico di Modena. «La chiusura alle 22 per i ristoranti vuol dire una sola cosa: deresponsabilizzare il pubblico e affibbiare tutte le responsabilità ai privati imprenditori. I ristoratori hanno già dimostrato le loro capacità e la volontà nel rispettare le normative di distanziamento e le regole messe in atto per il controllo del numero presente e dell'eventuale assembramento dentro il locale. Occorre prima di tutto far sì che le normative vengano applicati e ci siano più controlli al di fuori dei ristoranti, con multe effettive e non solo annunciate».

«Non si può ricominciare sempre tutto da capo. In caso di chiusura anticipata dovremmo ripensare la ristorazione, il nostro lavoro, la nostra cultura, un'altra volta. Prima con il lockdown il delivery, poi l'asporto, quindi il distanziamento dei tavoli, ora altri limiti». Le parole sono di uno sconsolato Errico Recanati, chef del "Ristorante Andreina", 1 stella Michelin, a Loreto (An), ha un tono di voce sconsolato.

«Le voci che stanno circolando in queste ore sulle ulteriori restrizioni da imporre sull’intero territorio nazionale destano enorme preoccupazione - ha detto Paolo Capurro, presidente di Anbc, Associazione nazionale banqueting e catering - a quanto pare, a meno che i nuovi contagi di oggi e domani non scendano sotto quota duemila il prossimo Dpcm dovrebbe confermare il tetto massimo di partecipanti per ogni tipo di evento e cerimonia. Ribadiamo con forza che un numero chiuso stabilito a prescindere dalle circostanze specifiche non ha nessun senso, mentre è molto più logico che il numero dei presenti sia calcolato in relazione allo spazio a disposizione in modo da poter assicurare il distanziamento sociale. Un suggerimento sensato che tuttavia non è stato colto dalle Istituzioni, che in tutta risposta, decidono di imporre la stretta indiscriminatamente su tutto il territorio nazionale». Questo il duro commento di Paolo Capurro , alle indiscrezioni di queste ore sul prossimo Dpcm. Chiediamo solo di lavorare nel rispetto delle regole. Chiediamo maggiori controlli, quelli che sono mancati fino ad ora, vanno colpiti i fuorilegge, non l’intero comparto, quante volte ancora dovremo dirlo? Se l’obiettivo è quello di far fallire 2.000 imprese e lasciare a casa 100mila dipendenti, forse ci stiamo avvicinando».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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