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Le discoteche ricorrono al Tar «Siamo solo un capro espiatorio»

Da oggi chiusi tutti i locali da ballo, per effetto dell'ordinanza del ministro della Salute. Ma il sindacato non ci sta; deciso nel tardo pomeriggio il ricorso d'urgenza al Tar del Lazio . «La discoteca è come sempre un grandioso capro espiatorio», ha affermato il presidente del Silb-Sindacato dei locali da ballo.

di Sergio Cotti
 
17 agosto 2020 | 10:35

Le discoteche ricorrono al Tar «Siamo solo un capro espiatorio»

Da oggi chiusi tutti i locali da ballo, per effetto dell'ordinanza del ministro della Salute. Ma il sindacato non ci sta; deciso nel tardo pomeriggio il ricorso d'urgenza al Tar del Lazio . «La discoteca è come sempre un grandioso capro espiatorio», ha affermato il presidente del Silb-Sindacato dei locali da ballo.

di Sergio Cotti
17 agosto 2020 | 10:35
 

La stretta del Governo sulle discoteche, annunciata da giorni e arrivata solo dopo Ferragosto, ha scatenato, com’era prevedibile, una dura reazione da parte dei gestori dei locali da ballo, che nel tardo pomeriggio di oggi, 17 ottobre, hanno deciso di ricorrere d'urgenza al tar del Lazio. Non sono bastate le parole del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, che ha assicurato aiuti economici alle imprese costrette di nuovo alla chiusura dopo appena poche settimane di attività. Il Sindacato dei locali da ballo sta valutando ora un ricorso al Tar per invalidare l’ordinanza firmata ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza, che spegne la musica nei locali da oggi fino al 7 settembre (salvo proroghe), e far riaprire da subito le porte delle discoteche.

Discoteche chiuse fino al 7 settembre - I gestori pensano a un ricorso al Tar dopo la chiusura delle discoteche

Discoteche chiuse fino al 7 settembre

Insomma, intorno alla movida, sviluppatasi perlopiù nelle località di villeggiatura, regna ancora il caos. Da una parte il Governo si è deciso - dopo giorni di tentennamenti - a mettere la parola fine alle serate in discoteca per le prossime tre settimane, visto il riacutizzarsi del numero dei casi di contagio da Covid-19, dall’altra i gestori dei locali, che si sentono il capro espiatorio e che ora parlano di un’ulteriore perdita per il settore (che conta 2.500 imprese in Italia e dà lavoro a 50mila persone) di ulteriori 4 miliardi di euro. Nel pomeriggio la giunta di presidenza e il direttivo del Silb, il sindacato dei locali da ballo, hanno deciso presentare ricorso d'urgenza al Tar del Lazio per ripristinare lo stato delle cose, antecedente all'ordinanza di ieri.



Per ora quel che conta è il contenuto dell’ordinanza del ministro Speranza che oltre allo stop alle “attività del ballo, all’aperto e al chiuso, che abbiano luogo in discoteche e in ogni altro spazio aperto al pubblico”, prevede anche “l’obbligo di mascherina anche all’aperto dalle 18 alle 6 nei luoghi dove c’è rischio di assembramento”. «I numeri del contagio in Italia, anche se tra i più bassi in Europa, sono in crescita - ha sottolineato Speranza dopo la firma del provvedimento - Non possiamo vanificare i sacrifici fatti nei mesi passati. La nostra priorità deve essere riaprire le scuole a settembre in piena sicurezza». Ieri, prima della firma dell’ordinanza, c'era stata una nuova riunione tra Governo e Regioni, queste ultime (a parte la Calabria) da sempre reticenti alla chiusura totale dei locali. Le amministrazioni locali non avranno più alcun potere decisionale in merito all’attività delle discoteche, non potendo intervenire sull’ordinanza del Governo, se non con norme ancora più restrittive.

Roberto Speranza e Stefano Patuanelli - I gestori pensano a un ricorso al Tar dopo la chiusura delle discoteche
Roberto Speranza e Stefano Patuanelli

Alcuni Governatori hanno tuttavia sollevato delle obiezioni. Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia) ha avanzato una proposta di mediazione: discoteche aperte, ma con obbligo di mascherina in pista. Non è passata e Fedriga ha criticato «le contraddizioni di un'ordinanza di difficile applicazione, che colpisce duramente uno specifico settore senza avere evidenze statistiche di una correlazione tra il ballo e i casi di Coronavirus». Giovanni Toti (Liguria) ha puntualizzato che «i locali da ballo con bar e ristoranti potranno continuare a svolgere queste attività, servire pasti e preparare drink». D'accordo con il Governo il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: «le discoteche, i cui gestori nessuno vuole criminalizzare, sono luoghi dove i rischi sono maggiori per ragioni oggettive».

E mentre si aspettano i dettagli sugli aiuti promessi dal ministro Patuanelli, che ha assicurato il massimo impegno «per dare un sostegno economico alle attività che avranno delle perdite, trovando delle poste di ristoro specifiche anche nel dl agosto», per il Silb, il Sindacato dei locali da ballo, si è espresso il presidente nazionale Maurizio Pasca: «Le nostre attività - ha detto - hanno lavorato al pari di altri settori della società: la gente vive a contatto e spesso si assembra in ogni dove da due mesi a questa parte. In spiaggia, al bar, per strada, ovunque e nonostante ciò tutte le attività restano aperte, ma la discoteca è come sempre un grandioso capro espiatorio. Un capro espiatorio di piaghe sociali come l’alcol, la droga, la violenza, che secondo le statistiche trovano sfogo al di fuori di essa e non dentro. E ora, capro espiatorio di un virus che ci risulta di carica virale bassissima».

Maurizio Pasca - I gestori pensano a un ricorso al Tar dopo la chiusura delle discoteche
Maurizio Pasca

Una posizione più cauta, nel Governo, è quella del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, che in un’intervista al Fatto Quotidiano ha detto: «Si poteva aspettare qualche giorno prima di chiudere le discoteche, magari rafforzando i controlli. È stata fatta una scelta che risponde al principio di massima precauzione, perché è ovvio che in quegli ambienti rispettare le regole è quasi impossibile. Ce li vede i giovani a ballare a due metri di distanza o con la mascherina addosso?». Secondo Sileri il rialzo dei contagi non deve preoccupare, poiché «rispetto ad altri Paesi abbiamo numeri del tutto accettabili. I ricoverati in terapia intensiva sono pochi, i decessi contenuti. E la spiegazione è una: siamo stati più bravi. Abbiamo tenuto chiuso più a lungo, abbiamo aperto in modo graduale e prudente, e ne raccogliamo i frutti. Non bisogna abbassare la guardia, però, perché i prossimi mesi saranno decisivi».

Improbabili, secondo Sileri, nuovi possibili lockdown a livello nazionale: «Abbiamo imparato a igienizzare le mani, a usare le mascherine, a stare distanti - ha detto - piccole abitudini che fanno la differenza. Per entrare in un ospedale o in una residenza per anziani, adesso, serve un tampone: siamo al sicuro dai focolai nelle strutture sanitarie, il vero male della prima ondata. I nuovi positivi sono più giovani, meno fragili, meno inclini a sviluppare sintomi gravi».

A spezzare una lancia a favore dei giovani, dopo quella del capo della Polizia, Franco Gabrielli, ci ha pensato questa mattina Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, che intervenendo alla trasmissione Agorà Estate, ha detto: «Si sta facendo una colpevolizzazione eccessiva dei giovani. Le ordinanze vanno bene nel momento quando sono paritetiche. Sicuramente le discoteche sono state un luogo dove le ordinanze sono state poco rispettate, ma ci sono molte altre situazioni altrettanto pericolose che non sono state oggetto di ordinanza, come sagre di paese, mercatini rionali o banalmente passeggiate fronte mare dove vedo assembramenti ben peggiori di quelli delle discoteche».

Un problema, quello delle sagre (che pure sono più che dimezzate rispetto all’anno scorso), sul quale da tempo anche noi di Italia a Tavola abbiamo posto l’accento, ma che finora non è stato mai davvero preso in considerazione dal Governo che, al contrario, ha sempre demandato alle Regioni la possibilità di fisare delle regole in merito al loro svolgimento.

Bassetti si è anche detto «perplesso per la norma di usare la mascherina dalle 18 alle 6 del mattino, come se nel resto della giornata tutto andasse per il meglio. La mascherina non è la panacea a tutti i mali - ha aggiunto - non è come se mi mettessi addosso uno scafandro. Non dimentichiamo tutti gli altri presidi importanti, soprattutto in estate quando siamo portati a toccarci la faccia più spesso. Non vedo gente che si lava le mani, ma ricordiamoci che lavare le mani, il distanziamento e lo stare a casa se si hanno sintomi respiratori sono ben più importanti della mascherina».

Sul tema è intervenuto oggi anche Paolo Capurro, Presidente di ANBC, Associazione Nazionale Banqueting e Catering federata a Fipe, secondo cui «l’aumento dei contagi è giustamente una preoccupazione che deve vedere coinvolti tutti, governanti, cittadini, operatori economici. Ma la “medicina” non piò essere quella di demonizzare il ballo o altre forme di incontro e intrattenimento. Le regole ci sono, bisogna farle rispettare, per salvaguardare la salute di tutti ma anche la sopravvivenza delle attività economiche».

«Le chiusure di questi mesi – ha aggiunto Capurro - stanno mettendo in ginocchio l’economia del nostro Paese, alcuni settori come quello che rappresento ma anche tanti altri, sono allo stremo. Finalmente, le regole stabilite per le riaperture hanno consentito di guardare con relativo ottimismo al futuro. Ora l’annuncio di nuove chiusure si abbatte come un macigno su quelle sparute speranze. La ripresa dei contagi ha dei responsabili precisi: persone – imprenditori e cittadini – che non rispettano le regole: che si colpiscano quelli, non tutti gli altri – la maggioranza – che si comportano in maniera corretta».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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